Puntata 56 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: “Le donne “risibili” nel primo e nel secondo Novecento”

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56 – Le donne “risibili” nel primo e nel secondo Novecento

Tra i tanti “versanti in ombra” nella letteratura moderna, quello delle donne letterate del Novecento è il più ricco di sorprese, soprattutto se tra loro cerchiamo scrittrici che siano anche capaci di ridere, “risibili” come diceva Dante.
Durante il nostro viaggio alla ricerca della narrativa italiana “smarrita”, vi ho segnalato la presenza di donne scrittrici in dialogo e in amicizia con i contemporanei letterati uomini, che sono però presentati nel racconto sulla letteratura così come viene trasmesso a scuola, come fossero i soli protagonisti del loro tempo. Ho limitato la mia indagine all’area culturale del Nord Est dove la Repubblica di San Marco, dalla fine del Cinquecento e per tre secoli fino alla sua fine nel primo Ottocento, fu in grado di garantire pace sociale e benessere diffuso ciò che permetteva di dedicare una particolare attenzione alla istruzione delle donne di ogni classe sociale, affidata in genere ad ordini religiosi.
Questo corrispondeva, dal Settecento in poi, ad una necessità connessa alla industria della editoria, in particolare dei periodici, stampati in massima parte a Venezia e a Milano. Una economia che esigeva personale di cultura e competenze differenziate: lo si nota nel numero crescente di scrittrici, giornaliste, e traduttrici attive per tutto l’Ottocento, un esercito di donne che emigrerà poi in giro per l’Italia quando la raggiunta unità nazionale impose una scuola obbligatoria ai tanti nuovi lettori che esigevano nuovi scrittori e nuovi libri. L’educazione obbligatoria primaria, di stato, resterà a lungo affidata ad educatrici donne, mentre i licei e le università continuarono ad essere un mondo prevalentemente maschile. Vi segnalo una lettura utile per la comprensione proprio di quel mondo umano e culturale del quale ci occupiamo, Le donne del Nord Est di Tiziana Agostini (Pordenone, 2007), ma se volete inserirlo in un quadro più grande vi suggerisco di Giancarla Codrignani L’Odissea attorno al telaio, (ed. Thema, 1990).
Di fatto tra Ottocento e Novecento l’intera società italiana visse una profonda trasformazione, ma la narrativa, romanzi o novelle, seppe riflettere solo debolmente le crescenti tensioni sociali, che si erano presentate quando la necessità di sostituire gli uomini impegnati nelle guerre, combattute per più di un secolo specialmente nel Nord del paese, spinse le donne ad occuparsi anche di tecnica, di scienza, di economia. Allora nella narrativa di massa, accanto al profilo tradizionale della donna-madre o dell’amante sedotta e abbandonata, inizia a comparire la maestra o la donna operaia o l’impiegata, o la donna infermiera o medico, insomma la donna che lavora fuori casa, percepita però come un potenziale rischio per la pace famigliare.

Laura Schram Pighi – (continua)

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