Puntata 15 – Ridere

…a cura di Laura Schram PighiPoesia

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Puntata 15 – Ridere

   Seguiremo ora le vicende dell’arte di raccontare in prosa, dunque della narrativa, dal secondo Cinquecento a metà Settecento (questo sarà il periodo del nostro prossimo percorso) come dire nel tempo della Controriforma fino al primo illuminismo. Non sarà facile districarsi tra ciò che ci dice la tradizionale storia della letteratura, e ciò che essa ci nasconde, anche se capire il perché della rimozione di interi generi letterari, di scrittori, e di artisti in fondo non è difficile: perché è sempre uguale in ogni tempo (censura politica e religiosa, ideologie al potere ecc.) ma al momento diamo tutto questo per scontato.

   Il difficile sarà capire dove cercare il tesoro nascosto, per ritrovare tutta la ricchezza della letteratura  rimossa, dimenticata.  Per questo, come sempre in questi casi, c’è bisogno di una mappa e sarà l’Utopia di Thomas More.

   Ritorniamo al titolo: si trattava come vi dicevo, di un Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus, e ci racconterà come è governata la  nova insula Utopia: dunque ci sarà un  viaggio per mare verso una isola nuova, sconosciuta, e il racconto sarà “allegro”. Questa idea manca nella traduzione italiana del titolo dove la Storia deve essere non meno vera che necessaria. Una storia vera: anche se parla di un luogo e di un tempo che non ci sono?

   Il racconto di un viaggio era comune nell’ ambiente mercantile toscano e tra i marinai veneziani, e non mancava in essi l’elemento comico, né quello fantastico: eredità di una grande tradizione greca e latina e poi cristiana. Travestimenti, verità/menzogna, angeli/diavoli: e se la verità si trovasse nel contrario di ciò che ci viene raccontato? Ma le storie, tutte le verissime storie del passato, saranno poi sempre tutte vere?

   Circolava in Europa, tradotta in latino già a fine Quattrocento, una opera di uno scrittore della tarda grecità, Luciano da Samosata (120-190 d. C.), la Storia vera, che Thomas More ed Erasmo da Rotterdam avevano tradotta in latino e pubblicata a Lovanio nel 1506 e che comparve nella versione in italiano, e non a caso, presso lo stesso editore veneziano, nel 1548 in parallelo con l’Utopia. Tutte le storie sono vere dunque, quanto lo è l’Utopia?

   Insinuare e diffondere nella narrativa di massa il problema del vero, al tempo dell’Index, poteva creare problemi, così l’editoria veneziana di consumo, preferì dedicarsi alla narrativa di avventure solo fantastiche, o a quelli di viaggio ma nella natura, mentre l’umorismo era lasciato ai buffoni di corte. Il successo immenso dell’Orlando furioso e della Gerusalemme Liberata tenevano già occupati abbastanza i torchi delle stamperie veneziane e in queste opere non manca certo la fantasia. Ma quelli erano grandi poemi in versi, scritti per esaltare la classe che gestiva il potere e che non accettava certo le novità. Una classe di lettori che, in una repubblica come Venezia, conviveva pacificamente con l’altro livello sociale, quello del popolo e dei mercanti tra i quali le donne e la gioventù, i lettori più fedeli, quelli che sognavano soprattutto il nuovo. Si forma nel Seicento, un doppio livello di letterarietà: una protagonista che tutti conosciamo e una antagonista, della quale si sa molto poco a livello d’informazione generale: e sarà quella che andremo a scoprire.

   Lo stesso fenomeno avviene nell’arte figurativa: accanto alla perfezione formale di Raffaello nascerà il realismo del Caravaggio, e l’Arcimboldi farà la parodia della perfezione con  i suoi ritratti da capovolgere, fatti di verdure e di oggetti.

   Il Seicento che si apre tragicamente sul fumo del rogo di Giordano Bruno (1600), e si chiuderà con la grande epidemia di peste ricordata dal Manzoni, vedrà la moltiplicazione dell’arte del raccontare in prosa, nata col Decamerone, arricchita dalla Utopia di Thomas More, e dalla Storia vera di Luciano e vedrà l’inizio di una nuova arte di raccontare che si chiamerà più tardi romanzo.
Vorrei darvi solo alcuni suggerimenti di lettura: non troverete facilmente i testi suggeriti ma questo non ci impedirà di continuare insieme la nostra ricerca della narrativa che non c’è.

Laura Schram Pighi

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