Puntata 48.1 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: Ridere con la ragione: Galileo Galilei (1564-1642) scrittore e la sua ironia”.

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48.1 – Ridere con la ragione: Galileo Galilei (1564-1642) scrittore e la sua ironia.

Non dimentichiamo che quello di Galilei è il tempo di massima fioritura della commedia dell’arte e del teatro popolare. Ma i comici usavano parole, voce e mimica per fare la satira o la parodia dei “potenti” che fossero mercanti ricchi e avari, oppure professori pieni di boria, o soldati violenti, ignoranti e smargiassi. Galilei invece ha come arma solo l’ironia lessicale, una sorta di acuminato aculeo come lo definisce lui stesso, con il quale colpire e seppellire l’avversario sotto il ridicolo.
Molteplici e piacevolissimi sono gli esempi testuali riportati dal Battistini che conclude affermando che “Galilei sa comunque sfruttare in modo inimitabile tutte le risorse espressive (…) della lingua ricorrendo spesso a forme alterate”. Come tra l’altro i diminutivi: un po’ perché il nuovo codice scientifico non si era ancora istituzionalizzato, ma anche perché il diminutivo è equivalente ad una riduzione ironica che si contrappone alla sicumera del Sarsi, il suo avversario. Per esempio Galilei scrive di andare “promovendo alcuni dubbietti” per opporsi al “copiosissimo apparato d’esperienza” del Sarsi e che intanto egli stesso cerca di dimostrare “…una cosuccia da essere anco ritrovata da’ fanciulli” mentre si tratta delle massime scoperte astronomiche.
Naturalmente Galileo non manca di usare numerose metafore animalesche che sono una costante nella retorica della parodia ma egli vi fa ricorso scegliendo animali che per le loro caratteristiche appartengono al codice canonico della satira: c’è la formica vestita di pelle d’agnello, la scimmia che si vanta della sua fortuna letteraria, e ogni tipo di paragone è abilmente utilizzato per demolire col ridicolo tutti gli argomenti dell’avversario. Galilei riesce a distruggere credenze dogmatiche fossilizzate nel tempo, ponendosi da una ottica “diversa”, “capovolta” “carnevalesca”: il linguaggio dell’ironia e il genere della satira restano sempre gli strumenti più adeguati per smascherare la stupidità dei luoghi comuni.

“Gli ‘aculei’ e le facezie squalificano le tesi dell’avversario con la sanzione del riso e mettono in guardia contro la frode intellettuale. (…) la serietà è unilaterale; l’ironia al contrario impedisce al pensiero di assolutizzarsi” conclude il Battistini, e questo è valido sempre fino ad oggi come abbiamo visto ogni volta che si incontrava la potenza terribile del ridere.
La quantità impressionante di citazioni testuali riportate dal Battistini per documentare la funzione dell’umorismo nelle opere di Galilei, fa di quello che potrebbe sembrare un cumulo di riferimenti testuali e bibliografici una lettura piacevolissima e appassionante che dimostra come il metodo filologico più severo possa suscitare entusiasmo e ammirazione quando chi lo applica non perde di vista la ricerca della verità così come ci ha insegnato Galilei.

 Laura Schram Pighi

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