Puntata 55.1 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: “Trieste e la sua cultura”

…a cura di Laura Schram PighiPoesiaPer le tue domande, opinioni o suggerimenti
scrivi a >>> lauraschrampighi@gmail.com

55.1 – Trieste e la sua cultura

Altri scrittori della stessa area culturale (Slataper, Stuparich e una folla di pittori e di musicisti) presentano tratti distintivi che permettono di riconoscerli nel panorama nazionale delle lettere, ma Italo Svevo ha più di altri una immaginazione e uno speciale umorismo che gli venivano dalla propria tradizione ebraica come si nota specialmente nei suoi racconti brevi. Eccone un esempio che precede il romanzo più noto di Svevo: Senilità (1898). Si tratta di un racconto-parabola, La tribù, pubblicato dalla Critica sociale di Filippo Turati. Nel 1897 il racconto, come osserva il Meier nella sua Introduzione, attesta il “perdurare del interesse “politico” largamente presente nella ideologia e nell’opera di Svevo (…) in funzione del fondamentale problema del conseguimento della “felicità”.
Svevo racconta che un giorno il capo di una tribù nomade di arabi si oppose al giovane Achmed Alì che voleva partire per il mondo, per il quale la felicità significava solo interesse personale e allora il vecchio saggio decise di mandare Alì in Europa per imparare l’uso della giustizia e portare così tutto il suo popolo alla felicità. Felicità che nella ottica di Alì, ritornato dopo anni alla sua tribù, significava macchine, fabbriche, e ricchezza, ma di uno solo, liberazione dalla fatica di molti ma a prezzo della loro libertà: e per questo venne cacciato via dalla comunità. Tutto il problema sociale che si stava presentando allora in Italia, viene impostato nell’apologo dello scrittore di frontiera che avvertiva pienamente la modernità già in atto in Europa e ne prevedeva i possibili pericoli e sviluppi.
Svevo ritorna sul tema del rapporto tra borghesia e socialismo anche in due favole piene di ironico paradosso, dove racconta che un giorno “Il Signore Iddio si fece socialista. Abolì l’inferno e il purgatorio e pose tutti in posizione uguale in paradiso”. Peccato che nemmeno a Lui riuscì di realizzare la giustizia sociale: si tratta dello stesso Signore Iddio che comparirà nei cieli di Palazzeschi, nel Codice di Perelà (1913) e in altre sue opere, come frammento poetico dell’utopia polverizzata.

Laura Schram Pighi – (continua)

↓