Puntata 41.5 (continuazione) – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “La città ideale”

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Puntata 41.5 (continuazione) – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “La città ideale”

C’è per fortuna tra i narratori per ragazzi chi sa unire l’umorismo alla fantasia e alle idee come Enrico Novelli-Yambo (1874-1945). Egli riesce a costruire un perfetto controcanto alla retorica del regime: La colonia lunare (storia di una ipotesi) con 120 disegni dell’autore (1932) è una vera e propria città di fondazione. La sua capitale è Selenopoli e viene inaugurata dallo zio Christian. Fin dal primo capitolo, è descritta nei minimi particolari senza dimenticare gli alberi per ombreggiare le strade, giganteschi funghi di una flora lunare, quella stessa che aveva fatto sbocciare i fiori di plastica proposti dai primi futuristi. Ma per “fortuna”, la nuova città di Selenopoli, è governata da un “borgomastro… a vita”.
Nascosto dietro la maschera del feroce polemista, troviamo anche un singolare e geniale scrittore fiorentino, animatore della Età delle riviste, poco noto e dimenticato come narratore simbolista, molto attento all’idea di città: Giovanni Papini (1888-1956). Nel 1931 nella cornice tradizionale del manoscritto ritrovato, inserisce la storia di un personaggio, l’uomo-mostro, incontrato in un manicomio, e lo chiama Gog come la figura biblica di Gog re di Mogol. Si tratta di un essere primitivo che era riuscito a diventare immensamente ricco e quindi “si era impossessato del più pauroso strumento di creazione e distruzione del mondo moderno”. Le premesse per una serie di brevi racconti carichi di angoscia ci sono tutte e infatti quattro di questi sono dedicati al tema della città. Gog ha un unico desiderio, vuole visitare La città abbandonata la più meravigliosa in tutta l’Asia, ma è “disertata dagli uomini, deserta in mezzo al deserto”. Allora compera due o tre quartieri di New York e in quell’immenso spazio vuoto decide di costruire un parco meraviglioso e una nuovissima città tutta e solo per se stesso. Perciò chiede ad un architetto di presentargli una serie di progetti tra i quali scegliere la città futura.
Tra queste città c’è quella senza case “tutta composta di campanili e torri, una selva di fusti orgogliosi in pietre e mattoni”, quella fatta di case senza finestre, oppure quella della Eguaglianza perfetta, oppure la Città variopinta, o quella pensile, o quella cimitero e c’è anche La città invisibile. Gog sceglie proprio questa città, la più dispendiosa di tutte, la commissiona all’architetto, e attende il progetto per l’anno dopo.
E’ difficile in questa bellissima prosa di Papini, non vedere riflessi i disegni delle città di Sant’Elia, o le piazze silenziose e misteriose di De Chirico o le future città invisibili che Italo Calvino, ispirandosi per il titolo a questo testo di Papini, scriverà tanti anni dopo, ma non può sfuggire nemmeno l’allusione satirica verso una realtà socio politica che stava prendendo forma nelle città di fondazione.

Laura Schram  Pighi – (41.5 continua)

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