Puntata 23 – Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808-1871)

…a cura di Laura Schram PighiPoesia

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   Puntata 23 – Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808-1871)

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Da alcuni mesi osservo con più frequenza del solito, come la cronaca che raggiunge tutti noi attraverso giornali e televisione, mi riporti a letture di parecchi anni fa quando scavavo in biblioteche e archivi alla ricerca di chi nei suoi scritti era stato capace di trasmettere la speranza nel futuro. Fu allora che incontrai numerosi autori praticamente scomparsi dalla cultura generale odierna pur avendo avuto una importanza notevolissima al loro tempo.
Una figura spicca tra le tante: si tratta di una donna e scrittrice straordinaria, la più interessante e “moderna” figura femminile del Risorgimento, Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808-1871) di antica nobiltà lombarda e grandissimo censo, famosa per la sua bellezza.
Di lei si è scritto molto nel primo Novecento, per essere più tardi del tutto dimenticata anche da chi si occupa di professione di storia della letteratura o di storia dell’Ottocento. I recenti centenari hanno privilegiato i ben noti Cavour e Garibaldi passando sotto silenzio in particolare le figure femminili soprattutto quelle attive nella costruzione di una Italia futura.
Cristina dimostrò la sua passione politica anche con interventi di tipo militare, ma influì sul suo tempo soprattutto come scrittrice e giornalista di raro talento, durante tutta la sua vita  errabonda tra Italia e Francia, opponendosi all’Austria che la temeva più di un intero esercito. Cristina però si distingue tra gli intellettuali e patrioti italiani del tempo che si ritrovavano nel suo salotto parigino, per il suo particolare interesse alla vita e ai costumi del Medio Oriente: Turchia, Siria, Libano, i Curdi, gli Armeni, quello che a metà ‘800 era ancora l’impero ottomano, un mondo tornato oggi prepotentemente nella cronaca.
E’ vero che dopo la campagna d’Egitto di Napoleone, tutto l’oriente era diventato di moda invadendo tutti i campi dell’arte europea, ma la sua presenza nella letteratura italiana almeno quella che ci viene trasmessa a livello generale, pare molto limitata. E questo perché la critica erudita del Novecento esclude dal suo orizzonte tutta la letteratura di consumo e il vivacissimo giornalismo che diffonde scrittori di enorme successo del tipo del nostro Salgari.
E’ vero che l’esotismo italiano dà i suoi frutti maggiori in musica e pittura: per trovarlo in letteratura si deve ancora oggi superare una barriera costruita da una critica che privilegia la continuità col passato e tramanda la memoria solo di alcuni autori ignorando ogni altro livello di letterarietà.
Per chi volesse saperne di più di Cristina, donna di straordinaria bellezza e intelligenza, e immensa ricchezza personale, vi segnalo subito alcune fonti facilmente accessibili perché credo che oggi valga la pena di conoscere meglio la sua vita eccezionale e soprattutto rileggere i suoi scritti per la loro singolare attualità e per la conoscenza diretta della vita e cultura dell’Islam: un mondo ancora oggi avvolto per molti di noi da una quasi totale mancanza di informazioni serie.
Per colmare queste lacune comincio col segnalarvi un testo raccomandato anche da Umberto Eco, quello di Gabriele Mandel Khan, Islam, Milano Electa 2006: piacevolissima lettura, materiale di prima mano, splendidamente illustrato.
Su Cristina Trivulzio di Belgioioso, oltre che in Internet, potete trovare notizie in Giuliana Morandini, La voce che è in lei. Antologia della narrativa femminile italiana tra ‘800 e ‘900, Milano, tascabili Bompiani 1980, e in Antonio Spinosa, Italiane, Milano, Mondadori, 1994. Tutti testi che si rifanno ai tre volumi di A. Malvezzi del 1936 su La Principessa Cristina di Belgioioso.
Ancora più puntuali sono le introduzioni a due delle molte opere della stessa Trivulzio di Belgioioso, recentemente ristampate, come uno dei suoi romanzi Un principe curdo, Ferrara, Tufani, 1998, e la raccolta dei suoi articoli: Vita intima e vita nomade in Oriente, Como, Ibis, 1993. Opere scritte in francese nello stile epistolare, quello della prosa di idee del grande giornalismo, secondo la tradizione francese dei libri di viaggio a partire dalle Lettres persanes di Montesquieu.
Cristina con la sua attività letteraria fa parte della grande narrativa di viaggio europea nella quale si distingue perché per la prima volta una donna, e per di più italiana si occupa dei diritti umani delle donne. E non solo di sentimenti amorosi. La seconda novità è che i suoi scritti vengono pubblicati dalle più famose riviste dell’epoca come la Revue des deux mondes tra il 1855 e il 1858 o dalla Nuova Antologia: tutti feudi tradizionalmente riservati a penne maschili.
Naturalmente nei reportages di Cristina non aspettatevi di trovare la previsione della realtà di oggi, ma vi troverete certamente la descrizione acuta della mentalità del mondo islamico e del suo immobilismo in nome di un perverso uso della religione. Tutto è reso con vivace e umana partecipazione, come frutto di esperienze vissute da una donna che con un coraggio incredibile riuscì ad entrare persino negli harem, per parlare con le donne là rinchiuse, spacciandosi per maga guaritrice. Cristina da moderna giornalista “impegnata” viaggia in medio oriente non per turismo ma perché vuole combattere ogni forma di offesa alla dignità femminile cogliendo il fenomeno nelle sue manifestazioni estreme, come si verificava nella vita delle donne rinchiuse negli harem.
Non troppo diversa in fondo da quella dei salotti parigini e milanesi che Cristina conosceva molto bene.
Cristina riesce persino a creare una sua fattoria modello a Ciaq-Mag-Oglu, vicino ad Ankara, dove vive per parecchi anni con la giovanissima figlia e poca servitù e di lì si sposta in tutta l’area del Medio Oriente, fino a Gerusalemme. Questo le permette di dar vita ad un esperimento sociale di integrazione tra europei e medio orientali in campo lavorativo ed economico: e così anticipa di secoli le problematiche odierne e sperimentando soluzioni possibili.
Ripeterà questo esperimento che si ispira alle idee di Fourier (asili infantili per i figli dei contadini, camere riscaldate per i lavoratori ecc.) anche nei suoi possedimenti a Locate di Triulzi vicino a Milano quando per la cagionevole salute rientrerà in Italia.
Che io sappia, questo è stato l’unico comune italiano che con la collaborazione del Politecnico di Milano e la facoltà di architettura, ha organizzato nell’ottobre 1997 due giornate di studio su una “sorella” d’Italia, ingiustamente dimenticata. E oggi modernissima.

Laura Schram Pighi

Foto da Wikipedia

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