Puntata 11 – Viaggi e viaggiatori e i loro racconti

…a cura di Laura Schram PighiPoesia

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Puntata 11 – Viaggi e viaggiatori e i loro racconti

   La rapidissima fortuna della stampa a Venezia, avvicina la vita alla letteratura, e vita nel grande porto, significava viaggi verso oriente, arsenale, navigazione, cartografia. Anche diari di viaggi, rapporti diplomatici o commerciali, non sempre narrativa.

   Marco Polo col suo Milione, doveva rendere conto alle autorità di una spedizione commerciale, e così facevano gli ambasciatori e i diplomatici al servizio della Repubblica. Come per esempio Giovanni Battista Ramusio (1485-1557), umanista e geografo, amico e collaboratore di Aldo Manuzio, ma non viaggiatore, che scrisse Navigazioni e viaggi un’opera di fondamentale importanza per il suo tempo, edita in tre volumi tra il 1550 e il ’60 considerata ancora oggi il primo trattato moderno di geografia .

   Altro ancora è il rapporto tra viaggio e scrittura intesa come informazione ad un vasto pubblico. Antonio Pigafetta (1492-1531) vicentino, partecipò come giornalista, si direbbe oggi, alla prima circumnavigazione del globo assieme a Magellano e scrisse nel 1524-25 la sua Relazione del primo viaggio intorno al mondo, un diario di bordo pensato per essere letto da tutti, ancora oggi di piacevolissima lettura. E poi sulla falsariga dei viaggi veri, fiorirono quelli palesemente fantastici, pieni di mostri e prodigi, editi in collane che durarono decine e decine di anni, per la fortuna economica delle case editrici veneziane.      

   L’epoca delle grandi scoperte era stata aperta a fine Quattrocento da Cristoforo Colombo (     ) genovese, al servizio della Spagna e poi da Amerigo Vespucci (1454-1512) fiorentino, al servizio del Portogallo, mentre i grandi navigatori inglesi e olandesi stavano costruendo un impero economico per i loro paesi, sulle rotte dell’Oriente, sostituendosi alle basi commerciali veneziane.

   Esiste a Moncalieri vicino a Torino un fiorentissimo centro internazionale di studi sulla letteratura di viaggio, il CIRVI, che vi consiglio di visitare su Internet, per rendervi conto della vastità e della ricchezza di questo particolare filone letterario comune a tutta la letteratura europea, compresa la   nostra fino ad oggi: pensate solo al ruolo che ha il viaggio in scrittori come Claudio Magris.

   Il primato di Venezia nella editoria di viaggi, era tale solo rispetto al resto delle altre aree culturali italiane come Firenze, Roma, o Napoli, ma non rispetto al resto d’Europa. Infatti Venezia si era inserita con notevole ritardo in quella trasmissione della cultura che la stampa, partita dalla Germania a fine Quattrocento, aveva resa possibile. Chi attraversato l’Atlantico arrivava dal Nuovo Mondo, trovava ad Anversa nelle Fiandre il primo porto di approdo sul continente europeo, e lì c’erano pronte ad accoglierli, le grandi banche, gestite da mercanti lucchesi o lombardi, e le numerose case editrici nate in Germania, tutte collegate in una fitta rete di succursali europee.

   Questo spiega perché a Venezia si pubblichi per la prima volta solo nel 1548, dunque con cinquant’anni di ritardo rispetto al resto d’Europa, la traduzione italiana di un singolare libretto scritto in latino nel 1516, che aveva già conosciuto otto edizioni in meno di quattro anni  in sei diverse città europee, il primo best seller moderno.

   E si pubblicò grazie ad un “frate sfratato e tipografo fallito, quell’estroso spirito di Anton Francesco Doni (1513-1575”, uno dei tanti diversi approdati a Venezia, che si servì di un ottimo traduttore, non meno singolare di lui, il milanese Ortensio Lando (1508-1553) “monaco agostiniano sfratato anche lui, medico, soldato, cortigiano e letterato, ingegno bizzarro, irrequieto e vagabondo”. I due, legati da sincera amicizia e da un comune spirito di rivolta verso la corruzione portata da Francia e Spagna che dominavano in Italia, pubblicarono l’opera di Thomas More (1478-1535), cancelliere inglese, umanista, amico fraterno di Erasmo da Rotterdam (1469-1536), scritta in latino dal titolo “Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus, de optimo reipubblicae statu deque nova insula Utopia” che tradotto in italiano suona “La repubblica nuovamente ritrovata del governo dell’isola di Eutopia, nella quale si vede nuovi modi di governare stati, reggier popoli, dar leggi ai senatori con molta profondità di sapienza. Storia non meno vera che necessaria”.

Laura Schram Pighi

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