Puntata 10 – La stampa

…a cura di Laura Schram PighiPoesia

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Puntata 10 – La stampa

   L’arrivo della stampa a Venezia a fine Quattrocento poco dopo la sua invenzione in Germania, produsse una trasformazione radicale dell’economia, della società, della cultura paragonabile per diffusione e importanza a quella recente  del computer.
A Venezia si calcola che all’inizio del Cinquecento si fossero insediate 276 tipografie che davano lavoro a centinaia di operai, con l’affermarsi ben presto di una serie di editori che stampavano…di tutto. E tanti erano i lettori e le loro richieste ai librai, da provocare da fuori Venezia un trasferimento massiccio di intellettuali e di chiunque sapesse scrivere, tanta era la richiesta di libri da stampare, vendere, leggere. Esiste naturalmente una storia della stampa e della editoria italiana e in particolare quella dei tipografi, editori e librai a Venezia, vi raccomando per il suo taglio appassionato la leggibilissima e recente Breve storia del libro (a modo mio) di Andrea Kerbaker, (Milano, Ponte alla Grazie 2014) ma è importante misurare l’impatto della stampa anche sulla vita ed economia fuori di Venezia, in centri minori come Vicenza, Padova, Treviso, Verona (vedi Storia della cultura veneta, 1980).

   La grande fortuna di questa nuova arte fu di contare su una figura straordinaria di un grande imprenditore di cultura come Aldo Manuzio (1449-1515) che da umanista qual’era aveva il piano preciso di stampare i codici latini e greci già raccolti a Venezia, per evitarne la dispersione. E unì l’invenzione dei caratteri mobili di stampa alla pratica di stampare libri in formato piccolo, tascabile, economico, al posto dei grandi volumi in folio, pesantissimi.

   Vennero stampati in quegli anni la Divina Commedia di Dante (1502), Le rime del Petrarca e il Decamerone di Boccaccio (1504) tra i rari testi in volgare, oltre alla Bibbia e a tutta una produzione di libri religiosi, storici, filosofici, e medici, mai prima stampati. L’Accademia Aldina, da lui fondata, riunì come consulenti ed autori i maggiori studiosi e umanisti anche europei, estendendo e prolungando la fama dell’editoria veneziana per tutto il secolo: ciò che attirò a Venezia attorno alla casa editrice di Aldo, e dei suoi discendenti, figure come Erasmo da Rotterdam (1466-1536), grande amico di Thomas More (1478-1536). Nomi che meritano ciascuno uno studio (la bibliografia su di loro è ricchissima) e non sono certo sconosciuti a molti di voi, ma ora mi serve ricordarli perché ci offrono alcuni indizi utili al nostro scopo quello di inseguire le tracce della narrativa italiana dopo Boccaccio.

   Sappiamo che essa si era trasferita a Venezia, che si sdoppia da racconto orale (commedia dell’arte, e prediche) a racconto scritto (i narratori, le novelle), e che tramanda un repertorio di modello boccacciano. Ma i racconti sono sempre trasmessi da libri scritti a mano, di lentissima produzione, carissimi, dalla circolazione limitata. L’editoria veneziana quella “esplosa” a Venezia nella prima metà del Cinquecento, immette rapidamente sul mercato libri di formato tascabile, di prezzo accessibile, portando tutta la narrativa sia in volgare che in veneto a contatto con un pubblico di lettori che si moltiplica enormemente estendendosi a categorie prima escluse dalla lettura, come le donne e i giovani. Nasce allora la prima editoria di massa e di divulgazione.

   La possibilità di accedere alla letteratura e in particolare alla narrativa in prosa, può fare di un lettore un possibile scrittore. Gli editori veneziani di metà Cinquecento in cerca di autori per incrementare la loro fiorentissima industria, avevano “in casa” una insospettata riserva di racconti portati dai viaggiatori in paesi lontani, fin dai tempi di Marco Polo: per questo compaiono ben presto sul mercato librario del grande porto veneziano, numerosissime raccolte di viaggi veramente avvenuti, spesso arricchiti da elementi fantastici o che descrivono realtà vere tanto lontane da sembrare immaginate. Nascono numerose collane di cinquanta e più volumi, che si chiameranno per esempio, ancora due secoli dopo, la Biblioteca della villeggiatura: la scoperta australe (di anonimo, 1787). Ma nel 1548 uscì a Venezia anche la traduzione italiana dell’Utopia di Tommaso Moro. E cambiò tutto il repertorio della narrazione.

Laura Schram Pighi

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