Puntata 50 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: La prosa scientifica: da Galilei a Italo Calvino (1923-1985)”

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50 – La prosa scientifica: da Galilei a Italo Calvino (1923-1985)

I discepoli di Galilei “scienziato” come sappiamo, formarono una vera scuola che dal Seicento all’Ottocento assicurò all’Italia un ruolo guida in Europa. Gli storici del pensiero scientifico ricordano le scoperte di Redi, Torricelli, Spallanzani, Galvani, Volta, e di altri che applicando il metodo esperimentale del maestro alle diverse scienze, le condussero a notevolissimi sviluppi.
Ma il grande e rapido progresso scientifico dal Settecento in poi, portò anche con sé la necessità di una più diffusa comunicazione su più livelli di letterarietà.
Dopo Galilei, il latino, rimasto la lingua delle accademie scientifiche europee, venne sostituito gradualmente dal francese che permetteva una rapida circolazione delle idee illuministe, ma si deve alla notevolissima diffusione del movimento arcadico in tutta Europa, se l’italiano, divenuto la lingua della poesia pastorale, lo fu anche della prosa di divulgazione della nuova scienza e di una nuova sensibilità verso la natura.
Si può parlare addirittura di una Poesia e scienza nella cultura arcadica (Sarkozy, Letteratura e industria, 1997) che possiamo leggere fin dalle prime annate nel Giornale dei Letterati e per tutto il Settecento. Questo periodico era redatto dai maggiori rappresentanti della “scuola galileiana” per rispondere all’entusiasmo dei lettori per le scienze naturali e per quelle esatte.
L’interesse del pubblico era così diffuso, che per tutto il secolo innumerevoli giornali stranieri di argomento scientifico, soprattutto inglesi e francesi, furono pubblicati anche in versione italiana, in particolare a Venezia e a Milano: ricordiamo tra i più letti, la Gazzetta scientifica redatta a Milano dal Parini, così come il famoso Caffè. “Si tratta di uno scientismo frivolo e salottiero” osserva Sarkozy, ma fece nascere in Italia una ricchissima letteratura georgica-didascalica, con finalità educative, per classi sociali emergenti: ricordiamo per esempio tra le innumerevoli pubblicazioni, La coltivazione del riso di G. B. Spolverini (1758) o le Prose e poesie campestri (1775) di Ippolito Pindemonte, ambedue letterati veronesi.
Tutte opere che assieme ai numerosissimi Almanacchi e ai primi romanzi popolari sempre più diffusi, tra i quali gli innumerevoli racconti di viaggio in paesi sconosciuti, erano diretti ad una nuova classe di lettori, le donne e i ragazzi, e contribuirono a formare una nuova cultura.
Alcuni scienziati però per comunicare le loro scoperte, tra il latino ristretto all’ambito accademico, e l’italiano del genere didascalico, preferirono restare fedeli al modello stilistico di Galileo scrittore, sviluppando entro i canoni di una più ampia prosa di idee, quella che si può chiamare una prosa scientifica, uno strumento più facile di divulgazione scientifica.

Laura Schram Pighi – (continua)

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