Puntata 19 – Un veneziano europeo, Casanova.

…a cura di Laura Schram PighiPoesia

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   Puntata 19 – Un veneziano europeo, Casanova.

   Sono colta dalla tentazione di raccontarvi la vita di Edoardo ed Elisabetta la coppia di fratello e sorella che per un naufragio finiranno nel Protocosmo, in un mondo all’interno del globo, illuminato da un sole centrale, daranno origine con una unione incestuosa, alla razza dei Giganti, prima che l’ultimo serpente scampato dalla strage della sua specie, inducesse due loro figli, Adamo ed Eva al peccato originale. E allora Dio ci “mise fuori” il che significa che prima “eravamo dentro”, conclude Giacomo Casanova, esperto leguleio, nel suo bel francese di fine Settecento.
Mentre cercate di raccapezzarvi, vi consiglio di chiedere in prestito l‘Icosameron di Giacomo Casanova alla Biblioteca Civica di Verona che ne conserva, per fortuna, il reprint stampato a Spoleto nel 1929. Come vedrete subito, dei cinque bei volumi, il primo contiene una serie di dediche a gente importante del tempo, insomma è scritto per i contemporanei, e poi segue un commento puntiglioso ai primi versetti del Genesi con citazioni in greco, latino ed aramaico.
Un intero volume su cinque, come introduzione: un po’ troppo, perché? E che c’entra la Bibbia?
All’inizio uno non ci fa caso, ma si sa, l’equilibrio e la continenza non erano le virtù maggiori di Casanova, che riesce a costruire il suo racconto dentro una cornice come il Decamerone (i due umani raccontano le loro avventure a dieci lords e ladies inglesi seduti in un parco) senza dimenticare i Viaggi di Gulliver, appena tradotti a Venezia (1788): infatti i Megamicri abitanti del Protocosmo, sono omini di tanti colori, alti un metro e mezzo buoni amici dei Giganti umani.
Casanova accumula una tale quantità di invenzioni da rifornire per secoli gli autori di narrativa di utopia di tutta Europa che infatti lo saccheggeranno a piene mani.
Una delle invenzioni più complesse è la lingua dei Megamicri che ricorda quella cagnesca di Seriman, ma è fatta oltre che da suoni anche da colori, come quella della Città del Sole di Campanella, idea che circolerà a lungo in tutta Europa, ancora oggi alla ricerca di una lingua ideale.
Inoltre le città del Protocosmo sono collegate da un velocissimo sistema ferroviario, e hanno una pianta ordinatissima, l’opposto di Venezia, idea che piacerà ad Italo Calvino per le sue Città invisibili, e c’è anche una esattissima descrizione di una operazione di cataratta, malattia di cui soffrivano i Megamicri, acciecati dal sole centrale, così come lo sarà il vecchio Casanova quando divenne bibliotecario nel castello di Dux in Boemia.
Ma c’è soprattutto la fondazione di una tipografia, che darà lavoro e guadagno a tutti, come a Venezia, e che servirà da modello a quella di Alvisopoli, una città utopistica nel Friuli meridionale, esistente in parte anche oggi, a Latisana, che pubblicherà la prima edizione dell’Icosameron di Casanova e tante splendide edizioni per tutto l’Ottocento.
E il primo dei cinque volumi dell’Icosameron, quello tutto dedicato alla discussione dei primi versetti del Genesi? A partire dal lungo titolo, si nota per tutto il racconto l’insistente precisazione dei tempi, persino quello della morte che arriva ugualmente per tutti i Megamicri quando avranno 48 anni, così come delle misure delle loro case e città. Un ipercorrettismo che sarà imitato da altri narratori dell’epoca, per sottolineare la verità del loro racconto, che è sempre una Storia verissima, come aveva insegnato Luciano, e che crea nella implicita satira e caricatura della razionalità di moda, dei godibilissimi effetti comici.
Per Casanova il tema centrale della sua opera non è tanto quello dei viaggi in paesi immaginari, ma quello del vero e del verosimile, e quindi della verità della storia e della verità del romanzo, dunque anche della storia più vera di tutte, ossia la Bibbia, che può essere letto come un meraviglioso romanzo. La posizione di Casanova è di non poca audacia ai tempi e nell’ambiente veneziano, e lo inserisce in un antico dibattito anticuriale a fianco di Traiano Boccalini, o di Gaspare Gozzi e a Gianmaria Ortes, quello che cercava la formula per misurare i dolori e i piaceri umani e trovare la felicità. Si possono capire ora meglio le disavventure di Casanova imprigionato ai Piombi per blasfemia.
Sotto la maschera del libertino impenitente si nascondeva un intellettuale in grado di dialogare con la cultura europea illuminista che lo conosceva ed ammirava come pochi italiani del suo tempo.

Laura Schram Pighi

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