Puntata 56.1 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: “Le donne “risibili” nel primo e nel secondo Novecento”

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56.1 – Le donne “risibili” nel primo e nel secondo Novecento

Ma non tutte le scrittrici di fine Ottocento erano convinte che il regno delle donne fosse solo il focolare domestico, basta ricordare l’opera della Marchesa Colombi (1840-1920). I primi segnali di dubbio vengono anche da letterate della ricca borghesia ebraica integrata da secoli in quella veneziana e veneta, dove ricopriva ruoli rilevanti nella società e nella economia. Giancarlo Volpato (www.ilcondominionews.it 27-luglio-2018) ricorda ampiamente una delle prime e più significative donne “nuove” e scrive il ritratto di una donna veronese, di famiglia ebrea, oggi del tutto dimenticata, Virginia Tedeschi Treves (Verona 1849 – Milano 1916) “scrittrice e di imprenditrice, attenta all’educazione dei bambini e al riscatto sociale delle donne”.
A lei come imprenditrice dobbiamo lo straordinario ruolo nella cultura italiana della casa editrice Treves, e anche di aver scritto, con lo pseudonimo di Cordelia, un romanzo Il regno della donna conforme al modello tradizionale. Lei stessa più tardi se ne pentì e per prima avvertì la rapida trasformazione del ruolo della donna nella società, tanto da mutare la logica e lo stile nei suoi libri che documentano così il passaggio da un vecchio ad un nuovo modello di donna.
Ci fu anche qualcuno che avvertì con anticipo come dietro al perbenismo conservatore, fosse iniziata la trasformazione del mondo femminile, e quindi della famiglia, e di conseguenza della società, e ne previde gli effetti futuri studiandoli da un punto di vista giuridico e sociale. Discusse il problema con notevole lungimiranza fin dalle prime sedute del parlamento italiano (1867) una singolare figura di deputato Salvatore Morelli (Salerno 1824-1884) autore di un precedente studio su La donna e la scienza, considerate come i soli mezzi per risolvere il problema dell’avvenire (1861). Morelli riuscì più tardi (nel dicembre 1877) a far approvare dal Parlamento una sua legge sul diritto civile delle donne, legge che tra altre cose, permetteva loro l’accesso ai primi due anni del Ginnasio, cosa che in seguito aprì per tutte le porte dell’università. Morelli continuò per tutta la vita a svolgere un intenso lavoro parlamentare a favore delle donne. Mi pare doveroso perciò ricordarlo con gratitudine per la modernità delle sue idee espresse in una lingua chiarissima, appassionata e priva di retorica. La sua non è narrativa, ma un esempio di quella prosa morale, civile, la prosa di idee, che la critica letteraria in genere non cura. È superfluo dire quanto e come Morelli fosse boicottato nella sua crociata sui diritti delle donne dalla derisione di tutta la classe politica e della stampa italiana. Ma non dalle comunità ebraiche e dalle sue donne.

Laura Schram Pighi – (continua)

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