Zinetti Marconi Giuseppina

…a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

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Giuseppina Zinetti Marconi

Cantante lirica, mezzosoprano, Giuseppina Marconi nacque a Ferrara il 21 ottobre 1879, in una famiglia di umili origini; il padre, Mauro Cesare, era un operaio e la madre, Giuseppa Travagli, una casalinga. Assai precocemente la giovane adolescente rivelò le doti canore di soprano leggero e cominciò a studiare canto proprio nella sua città. La sua voce fu subito riconosciuta dai melomani che l’ascoltarono mentre la ragazzina si esibiva in uno dei tanti incontri musicali. Furono proprio costoro che suggerirono al padre di portare Giuseppina a Pesaro dove esisteva una celebre scuola musicale, molto conosciuta. Qui si fermerà a studiare privatamente presso un insegnante del “Liceo musicale G. Rossini” il quale le fece cambiare il registro, passando a quello di mezzosoprano: grazie a questo, la giovane Giuseppina Marconi diventerà una fulgida voce sulle scene dell’opera lirica. In quel periodo, ed esattamente tra 1890-1893, in quel liceo pesarese diretto dal maestro veronese Carlo Pedrotti, compositore oltreché direttore d’orchestra, era presente Gaetano Zinetti (v. questo Sito) che aveva voluto completare nella città marchigiana i suoi studi effettuati al Liceo musicale di Milano.
L’incontro non fu certamente casuale poiché tra i due giovani nacque un amore che durerà per tutto il tempo della loro vita e darà, ad entrambi, un fulgore eccelso; il maestro di Sanguinetto sarà il padre delle sue figlie e il mentore accorto della voce della cantante.
La prima presenza pubblica in un’opera lirica, scritturata forse per fare le prime esperienze dal maestro Zinetti che diresse tutta la stagione, avvenne al “Teatro di Società” di Gorizia nella primavera del 1898: qui, poco più che diciottenne, fu la “vecchia Marta” nel Faust di Charles Gounod, dove apparve come mezzosoprano la Marconi.
A Reggio Emilia, dove il maestro si trovava per dirigere, Giuseppina Marconi sposò Gaetano Zinetti: da questi prenderà il cognome che diventerà, per tutto il resto della sua esistenza, il proprio cui – ma non sempre – aggiungerà anche il proprio: era il 4 febbraio 1899. L’8 ottobre del medesimo anno, a Milano, Giuseppina darà alla luce la prima figlia, Fedora (per il mondo del canto Dory Zinetti) che diventerà un ottimo mezzosoprano e il cui nome fu dato in onore del musicista Umberto Giordano presente al battesimo. Tre anni più tardi, a Chieti dove il marito dirigeva I Puritani), la signora Zinetti darà alla luce la seconda figlia con il nome di Lina Margherita Iolanda (nome in omaggio al soprano Lina Cavalieri, madrina della bimba) che diventerà una brillantissima mezzosoprano e, forse, la più nota delle tre donne. Evidentemente, per comprensibili ragioni, Giuseppina – in questo spinta anche dal marito – non avrebbe potuto partecipare a ruoli seppure a lei congeniali sui palchi del mondo dove Gaetano Zinetti veniva costantemente chiamato. Andò con lui e, esibendosi in ruoli minori, si fece conoscere, con un buon successo, al “Teatro del Buen Retiro” a Madrid; era il luglio del 1901 dove cantò nel Mefistofele di A. Boito, nella Carmen e nella Cavalleria rusticana. A Sanguinetto, luogo di residenza degli sposi, il 5 luglio 1904, nascerà la terza figlia che verrà chiamata Tosca, si laureerà in Scienze naturali e scomparirà nel 1938.
Gaetano Zinetti scomparve a Sanguinetto nel 1911, nel momento più grande del suo successo.
Solo dopo la morte del marito, Giuseppina, con tre bambine da mantenere, si trasferì a Milano con il proposito d’intraprendere la carriera di cantante e di vivere della professione che aveva acquisito senza, tuttavia, averla potuta esercitare. All’inizio del 1912 avvenne l’audizione presso lo studio dell’impresario Oreste Poli e alla presenza del maestro Tullio Serafin. Ormai, riconosciuta come “cantante perfetta, con una voce che andava dalle note più cupe del registro basso per salire nitide e precise fino alle più squillanti del soprano, rara sicurezza dell’intonazione, perfezione di fraseggio, plasticità di atteggiamenti e incisività di accentazione”: la carriera era aperta.
Debuttò il 17 aprile 1912 al teatro “Dal Verme” di Milano come la mulatta Bersi nell’Andrea Chénier di Giordano con il nome di Marconi-Zinetti: fu l’ultima volta che usò il proprio cognome che dismise perfettamente presentandosi sempre come Giuseppina Zinetti. Il 25 aprile 1913 fu al “Teatro Massimo” di Palermo nel doppio ruolo di Annina e di Flora ne La Traviata di Verdi. Nel capoluogo siciliano ella ritornerà anni dopo quando sarà la sua fama a chiamarla. Il mese dopo, esattamente il 25 maggio, sarà al “Teatro Colón” di Buenos Aires, esibendosi nel ruolo della Contessa di Ceprano nel Rigoletto con i grandi cantanti, quasi tutti italiani, dell’epoca e ancora ne La Traviata (dove sarà con Tito Schipa e canteranno nei medesimi ruoli nell’autunno di quell’anno al teatro milanese dove la mezzosoprano aveva esordito); sempre a Buenos Aires interpretò Ursula nel Feuersnot (L’incendio) di R. Strauss. Ritornata, sempre a Milano e nel medesimo luogo, affronterà una parte cantata del bozzetto lirico, in un atto, di U. Giordano che aveva messo in musica il libretto di Salvatore Di Giacomo ambientato in un orfanatrofio, Mese Mariano.
Nella capitale argentina e nel medesimo teatro, la Zinetti Marconi canterà ancora: nel Parsifal, l’ultimo dramma musicale di R. Wagner, nell’Oberon di C.M. von Weber e nel Faust di C. Gounod, dove divise la scena con Linda Cannetti (v. questo Sito).
Partecipò alla stagione del carnevale 1914-15, sempre nel teatro milanese, dove interpretò diversi piccoli ruoli quali, tra l’altro, proprio le giornate carnevalesche richiedevano. Continuò a interpretare ruoli secondari ancora per poco: la mezzosoprano, in qualche teatro, si era esibita anche come seconda voce in ruoli maschili. Al “Teatro Costanzi” di Roma, tra dicembre 1915 e aprile 1916, sarà Fëdor II nel Boris Godunov di M. P. Musorgskij, Suzuki in Madame Butterfly, con Aureliano Pertile, oltreché La madre in Louise di G. Charpentier, Emilia in Otello, Pantalis e Marta in Mefistofele con B. Gigli.
Finalmente – era il 28 marzo 1917 – a Giuseppina Zinetti si presentò l’occasione che cambierà la sua vita artistica. Durante una produzione de Il Trovatore al teatro romano, il mezzosoprano preposto e titolare del ruolo di Azucena, si ammalò: la sostituzione avvenne per la Nostra cantante; da allora in poi, proprio per l’accertata bravura nel canto ma anche nelle figure, la vedova del grande maestro di Sanguinetto abbandonerà i ruoli secondari. Dal 1919 in poi la carriera del mezzosoprano rifulgerà di grande imprese, di teatri importanti sparsi quasi in ogni parte del mondo. Nella storia del melodramma ella rimarrà, come fama e bravura interpretativa, la Carmen: l’immortale personaggio di Bizet, probabilmente, non conobbe altra interprete migliore di lei.
Tra l’altro, gli impresari, prima un poco restii ad affidarle ruoli primari, cambiarono immediatamente visti i successi: dal Petruzzelli di Bari – dove interpretò 13 volte la sigaraia Carmen, fu Amneris nell’Aida per 18 rappresentazioni e 9 nella Gioconda; poco prima era stata a Roma per il Trovatore, Lucrezia Borgia, a Barcellona ancora per l’opera di Verdi che l’aveva lanciata. Fu ancora Carmen nel 1920 al “Teatro Donizetti” di Bergamo, a Piacenza al “Bellini” di Catania, al “Comunale” di Reggio Emilia, a Rovigo, a Cremona, a Genova, alla “Fenice” di Venezia.
Non vi fu città italiana dotata di teatri lirici che non abbia avuto il privilegio di avere Giuseppina Zinetti come interprete: in molti ruoli, oltreché quelli quasi consoni, a Budapest, a Vienna, a Mantova il cui giornale locale uscì, più volte, con degli elogi nei quali dava giudizi di questo livello: “Giuseppina Zinetti, insuperabile interprete dello spartito di Bizet, ha giocato di fantasia e di passione creando una Carmen originale”. Anche altre cronache, in verità, mettevano in risalto “una voce che, per ampiezza, sonorità e agilità non conosce rivali”.
Al “Teatro Verdi” di Trieste, nell’interpretazione di Amneris, in quegli anni, farà dimenticare le scarse interpretazioni delle sue colleghe precedenti.
Non abbiamo dimenticato la Verona nella quale era avvenuto, tanti anni prima, l’esordio sullo scranno direttoriale del marito. Oltre a fare la sua comparsa al “Teatro Filarmonico” nel marzo 1915 in compagnia di cantanti di grido, la Zinetti ritornò nella città scaligera il 31 luglio del 1920; nella stagione estiva interpretò Amneris, quando ancora Aida (rappresentata per la seconda volta dopo la prima del 1913) non era, come lo sarà più tardi, la colonna portante delle stagioni liriche veronesi: ottenne applausi in tutte le otto serate. Non ritornerà più nell’“Arena” né verrà chiamata in altri luoghi del territorio. I giornali locali, com’era ovvio, si sperticarono nel commentare la voce e le ammirazioni e la definirono, per la prima volta, “veronese”.
Probabilmente fu questo il periodo migliore per la nostra cantante: sia per la fortuna e sia, soprattutto, per la voce: infatti, le incisioni (circa una trentina) che di lei rimangono, iniziano più o meno in questi tempi per proseguire fino alla metà degli anni Trenta.
A Trieste debuttò nel ruolo di Dalila, nel Sansone e Dalila di C. de Saint-Saëns e, nel 1922, sempre nella città giuliana nel Cavaliere della Rosa di R. Strauss jr. su libretto di H. von Hofmannsthal: sarà con lei Maria Labia (v. questo Sito). La sua Carmen verrà conosciuta in molti altri luoghi. Amplierà il repertorio interpretando Margherita ne La dannazione di Faust di H. Berlioz. A Roma, con la direzione di Pietro Mascagni, sarà ancora Amneris nell’Aida preparata in onore dei reali di Spagna; la rappresentazione, unica, dette modo ai celebri spettatori di ringraziarli – tramite un’interpretazione superba – per le insegne che la Zinetti aveva ricevuto di “Commendatora de la Corona de España” in suo viaggio di lavoro a Madrid (le aveva ricevute anche il marito, molti anni prima). Andò al Cairo, ad Alessandria d’Egitto, in Olanda sempre con i personaggi migliori da lei interpretati. Debuttò al “Teatro alla Scala” di Milano nel 1924, poi a Barcellona nuovamente e a Maiorca, a Madrid oltreché nelle città dell’Andalusia: interpretò, tra le altre, Euridice nell’Orfeo ed Euridice di Gluck; a Valencia raccolse così tanti applausi che ella stessa indicò come la più grande soddisfazione della sua vita.
Fu chiamata a Rio de Janeiro e a San Paolo dove esordì anche nel Lohengrin, in Un ballo in maschera. Non rinunciò alla “Fenice” per cantare, oltreché la sua amata sigaraia Carmen, nell’Italiana in Algeri di Rossini e, come protagonista, nella prima mondiale de La fata Malerba di Vittorio Gui, che subì un fiasco clamoroso per la pochezza dell’opera musicale. Le mancava l’altra parte del mondo: una lunga tournée in Australia, con artisti italiani di grande fama, la portò a Geelong, Melbourne, Sydney, Adelaide e Perth. Si presentò nuovamente a Torino, a Roma, a Salisburgo. Il 29 novembre 1931 cantò per l’EIAR (attuale RAI) nella prima mondiale della Maggiolata veneziana di Rito Selvaggi. I critici e gli storici dell’arte musicale – tra loro Carlo Schmiedl nel suo celebre Dizionario universale dei musicisti – la descrissero così: “Voce, arte, avvenenza, plastica figura, tutto concorse a fare di lei quell’eletta artista che il pubblico festeggiò e predilesse ovunque”.
Il 26 marzo 1936 dette l’addio alle scene interpretando, nello splendido “Teatro Vittorio Emanuele” di Torino, il ruolo della Principessa in Suor Angelica di G. Puccini, a fianco di Magda Olivero.
A Milano, dove aveva quasi sempre vissuto, aprì una “Scuola di canto e scena”. Una sua allieva diventata anch’ella docente alla fine della propria carriera, fu la figlia Lina. Una buona serie di incisioni ricordano al pubblico la bravura del mezzosoprano.
Giuseppina Zinetti si spense a Milano il 31 gennaio 1973. Aveva chiesto di ritornare a Sanguinetto vicino al marito: qui riposano, con i genitori, pure le figlie.

Bibliografia: Giuseppina Zinetti, “Lo Staffile”, XXXV, n. 15, 27.10.1924, p. 1; Alberto Gajoni Berti, Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966), Verona, Bettinelli, 1966, pp. 74-75; Vladimiro Bertazzoni, Gaetano Zinetti 1873-1911: successi e trionfi di un “piccolo grande” direttore d’orchestra. In appendice schede biografiche di Giuseppina, Dory e Lina Zanetti, Sanguinetto, Comune di Sanguinetto, 1988, pp. 202-207; Giovanni Villani, Zinetti Marconi Giuseppina, in Dizionario biografico dei Veronesi (sec. XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 904-905; Pietro Sandro Beato, Le grandi voci: Giuseppina Zinetti mezzosoprano, https://jimdo.free.com, 2017, pp. 8.

Giancarlo Volpato

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Foto da: picclick.it

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