Trabucchi Clementi Maria

…a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

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Maria Trabucchi Clementi

Promotrice di opere sociali, filantropa, Maria Trabucchi nacque il 28 febbraio 1909 a Verona. Figlia di Marco e di Maria Zamboni (sorella del filosofo Giuseppe Zamboni: v. questo Sito), era la penultima di cinque figli; i suoi fratelli rispondono al nome molto noto della famiglia Trabucchi: Giuseppe, Emilio, Alberto, Cherubino. Frequentò il liceo e, durante questo periodo, dimostrò già la sua straordinaria capacità di compiere delle missioni a beneficio degli altri. Nel 1925, appena sedicenne, visitò, assieme a Concetta Benciolini, un ricovero per anziani e ne rimase colpita in modo particolare intuendo nel profondo del suo animo che l’attenzione e la cura verso il prossimo avrebbero dovuto essere le linee guida del suo agire.
Nel 1931 andò sposa all’avvocato Aurelio Clementi, dirigente della Cassa di Risparmio; abitò in una casa decorosa di Borgo Trento e mise al mondo sei figli. Rinunciò – come ebbe a dire in un’intervista – a studiare filosofia all’università perché la famiglia fu, sempre, la base fondamentale delle sue attenzioni; fu madre e sposa assai sollecita e generosa; anche tutto questo la legò sempre più alla filantropia con cuore talmente aperto da diventare il fulcro delle sue attività a favore degli altri: dalla famiglia d’origine ebbe esempi reali e precisi di vivo impegno sociale e spirituale. Durante tutta la lunga vita la sua generosità, operosa e ardente, sarà sradicata da qualsiasi ideologia e, invece, sempre praticata con una fervorosa allegrezza che non era lontana dalla sua fede cristiana molto forte: ma, ciò che accadrà di importante, sarà che nelle sue numerose attività caritatevoli e culturali, verranno coinvolti marito e figli. S’iscrisse, subito, al Gruppo di Volontariato Vincenziano.
Nel 1935 si può datare la sua grande apertura verso chiunque ne avesse bisogno. Diventò parte attiva delle visitatrici ospedaliere sia presso il nosocomio di Verona sia – in modo particolare – presso il carcere: luogo dove praticamente nessuno aveva avuto coraggio d’entrare; in questa sua opera sarà aiutata dal ministro Guido Gonella (v. questo Sito).
Durante la seconda guerra, si concretizzarono maggiormente il pensiero e l’azione di Maria Trabucchi e a tale scopo divenne amica fraterna di alcune donne che lavoreranno sempre con lei: Maria Bottagisio, Maria Buffatti (formarono, con la Trabucchi, le tre Marie), Ada De Bosio ed altre. Così, nell’immediato dopoguerra, presero vita molte attività.
Nominata consigliera dell’ECA (Ente Comunale di Assistenza) nel 1946, fondò la sezione veronese del CIF (Centro Italiano Femminile) a favore e con particolare riguardo alle donne di qualsiasi estrazione fossero e che si trovavano nella necessità di essere aiutate. Il Centro, di matrice cattolica, che era nato nell’ottobre 1944 in Italia, aveva lo scopo di rivolgersi a tutte coloro che la guerra aveva dimenticato, che le difficoltà economiche avevano ridotto in situazioni particolarmente difficili; ma – e questa fu la grande e straordinaria bellezza dell’associazione – lo scopo fondamentale era quello di dare alle donne quel ruolo che, da sempre, invece, era stato loro negato dalla supremazia maschile ovunque manifestata: a volte, con una visione diversa dell’UDI (Unione Donne Italiane), di matrice comunista. Ancora oggi l’associazione è attiva con iniziative culturali, formative e di solidarietà.
Nell’estate del medesimo anno aprì una colonia estiva a Càvalo in Valpolicella. Con molte famiglie in difficoltà economiche e tanti bambini rimasti orfani dalla guerra, i campi estivi permisero ai più piccoli non solo di giocare spensieratamente e fare attività fisica, ma anche di ricevere pasti giornalieri assicurati. La colonia venne, poi, spostata a Bussolengo dove diventò permanente sino al 1948, ospitando più di cento bambini orfani o provenienti da famiglie in grave disagio.
E proprio accanto a questa realtà, Maria Trabucchi ne colse subito un’altra: fondò, a Verona, l’ANDE (Associazione Nazionale Donne Elettrici) che portò, alle prime libere elezioni, proprio il sesso femminile che acquistava, così, le medesime possibilità di quello maschile che, per secoli, aveva negato alle madri dei propri figli, una concretezza che oggi nessuno paese civile può negare.
Ritornavano dalla guerra i reduci: spesso in gravi difficoltà non solo economiche; dapprima chiamò le compagne e altri aiuti alla stazione ferroviaria di Verona per accoglierli e fornire loro la prima assistenza in attesa di crearne una migliore: e ciò accadde subito. Assieme a Mamma Silvia, aprì, nella casa di via Provolo, un’accoglienza per tutti i giovani che ne avessero avuto bisogno sia dal punto di vista economico sia spirituale; fu un gesto di altissima umanità del quale molti di loro manifestarono forte gratitudine.
Fece nascere un gruppo di lettura, “Venerabile Maria Cristina” per convogliare persone a riunirsi e colloquiare oltreché essere un centro culturale dedicato a chi – soprattutto in quel periodo – non aveva possibilità di acquistare libri né pensava all’importanza della conoscenza.
In quel dopoguerra, così difficile, Maria Trabucchi dette quanto la sua estrema disponibilità poteva offrire. Nel 1948, con altre due amiche, Irene De Stefani e Marina Bortolami (ma erano in molte a lavorare con lei per le cause di bontà ed amore verso il prossimo), promosse e realizzò la “Casa della Carità”: un centro di accoglienza ed assistenza, gestito con le volontarie della Società San Vincenzo de Paoli, in via Prato Santo, godendo – in questo caso – della cessione di un terreno di proprietà della diocesi veronese, ma pagando personalmente ogni altra cosa. Le Dame della Carità, divenute poi Gruppo di Volontariato Vincenziano, cominciarono a gestire la casa fino a quando le Suore della Carità, d’origine bresciana, si presero l’incarico di portare avanti un’opera che, ancora oggi, risulta quanto mai attiva e assai bene amata da tutte le persone ivi accolte. Nello stesso anno, con l’aiuto del marito, acquistò una casa – diventata “Casa Pax” – per ospitare le ragazze-madri, che Maria Trabucchi Clementi già seguiva singolarmente. Queste giovani venivano allontanate dalle famiglie che ne rifiutavano le maternità; con lo spirito tipico della propria vita quotidianamente vissuta nella propria casa, ella si adoperò per offrire assistenza ed accoglienza in un ambiente protetto, familiare e comunitario sia per i bambini sia per le madri impegnandosi, inoltre, per trovare un futuro attraverso lo studio o un lavoro o, in alcuni, per avviare al matrimonio.
E mentre si dedicava ai ragazzi quale catechista, trovò ancora la forza di fondare, assieme a Maria Bottagisio e a Maria Buffatti (le tre Marie), la casa “Salviamo il fanciullo” ad Arbizzano per accogliere i bambini che erano rimasti orfani; vi arrivarono anche figli di soldati caduti nella guerra, ma vi giunsero tanti piccoli mai cresciuti nell’affetto dei genitori. Nata sull’onda del primo congresso dei maestri cattolici, effettuato a Roma nel 1946, la casa per i bambini di Arbizzano fu aperta nel 1955, crebbe e durò sino alla fine degli anni Sessanta.
Il 20 febbraio 1958, grazie alla promozione di Lina Merlin, fu approvata la legge n. 75 che stabilì la regolamentazione della prostituzione, chiuse le case di tolleranza e introdusse i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Uscirono molte giovani donne sulle quali pesava il lavoro fino ad allora svolto. Ad accoglierle ci pensò, una volta ancora, la nostra Maria che istituì un luogo dove cominciava ad apparire loro un mondo diverso che, probabilmente, molte non avevano mai conosciuto realmente.
Nel 1974 nacque, anche a Verona, la Consulta delle Associazioni Femminili: Maria Trabucchi Clementi fu tra le promotrici. Organismo apartitico, aconfessionale, formato da Gruppi, Movimenti, Organizzazioni e Associazioni femminili, ottenne presto pubblico riconoscimento nell’espletare attività socio-culturali in ambito locale; sono nove gli organismi che si riconoscono in questa consulta e tutti appaiono attivi nell’affrontare i diritti delle donne, sia a livello sociale sia lavorativo favorendo contatti, scambi culturali, forme di collaborazione con qualsiasi ente allo scopo di promuovere, con ottica femminile, incontri, dibattiti e manifestazioni di spiccato interesse per la comunità.
Divenne, pure, responsabile regionale dei gruppi di volontariato vincenziano.
All’inizio degli anni ’90, ricevuta una donazione da due sorelle veronesi perché desse rifugio a chi dormiva per strada, realizzò, attraverso i suoi sacrifici economici, organizzò e diresse un dormitorio con 16 posti letto, in via Villa, a Quinzano presso i Padri Lazzaristi dell’Ente Istituto Ragazzi Nostri che ella aveva già impegnato sin dal 1988. Subito dopo ottenne dal Comune, in comodato, due appartamenti da destinare ad alloggio per persone senza fissa dimora.
Nello stesso periodo – seguendo la medesima idea del fratello Emilio, professore presso l’ateneo milanese – cominciò ad ospitare, in due appartamenti, studenti stranieri, nullatenenti, capaci e meritevoli garantendo loro vitto, alloggio, vita comunitaria e quanto serviva per la frequentazione degli studi universitari: molti furono coloro che, ottenuta la laurea, a lei rivolsero gratitudine.
Nel 1993 supportò con ardore e tutto il suo calore, la nascita del Cesaim (Centro Salute Immigrati) con lo scopo di garantire l’assistenza sanitaria agli immigrati cosiddetti irregolari, perciò privi di copertura da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Voluta dalla Consulta delle Associazioni Femminili e presa in consegna dall’Ospedale “Sacro Cuore” di Negrar, si affermò velocemente ed ancora oggi funziona grazie alla presenza di sanitari, infermieri che si prendono cura in maniera gratuita di una fascia di popolazione assai debole e problematica.
L’Associazione Veronesi nel Mondo l’accolse tra i benemeriti.
Nonostante l’età, gli anni ’90 caratterizzarono Maria Trabucchi perché apparve sempre animata di disponibilità, curiosità, attenzione quotidiana alle esigenze degli altri. Come sempre, finché poté, si recava presso le famiglie allorquando era necessario: lo aveva sempre fatto proponendo a tutti il suo sorriso e la sua disponibilità.
Fu costantemente un punto di riferimento per persone bisognose non solo economicamente; dette i suoi consigli a chiunque si rivolgesse a lei. Il suo operare è stato caratterizzato non solo da una fede religiosa senza incertezze, ma soprattutto da un’assoluta fiducia negli altri, che aiutò senza alcuna riserva.
Nel 2002, dalle mani di Michela Sironi Mariotti, sindaco di Verona, ricevette la Medaglia della Città quale “paladina del volontariato”; al ricevimento del premio affermò, con l’umiltà che la distinse: “Ho sempre avuto una casa piena di ragazzi. E mi vergogno di avere avuto tante fortune quando mi trovo davanti ai poveri”.
Maria Trabucchi Clementi scomparve a Verona il 17 settembre 2005. Nel 2021, anche a lei come ad altre quattro donne importanti veronesi, fu dedicata una rotonda in Corso Milano. Nereo Costantini ne aveva fatto il ritratto.

Bibliografia: non esistono, a tutt’oggi, biografie o scritti sulla sua opera, ma solo qualche nota: Maria Trabucchi, genio matriarcale, in I Veronesi del secolo [a cura di B. Giuliano], Verona, Editrice Verona srl, 1999, pp. 48-49; Si è spenta [Maria Trabucchi Clementi] la signora della Carità, “L’Arena”, 15 sett. 2005, p. 34: ill; Antonio Finardi, Maria Trabucchi Clementi, “Verona fedele”, 9 ott. 2005, p. 2; Valentina Catania, Le donne veronesi tra guerra e ricostruzione, in Eravamo fatte di stoffa buona: donne e Resistenza nel Veneto, a cura di Maria Teresa Sega, Pordenone, Nuova dimensione, 2008, p. 139-156; Maria Trabucchi in Clementi, in “Borgo Trento Verona”, url consultata il 9 novembre 2021; Maria Trabucchi Clementi promotrice di opere sociali 1909-2005, in Donne nella storia di Verona, url consultato il 9 nov. 2021.         

Giancarlo Volpato

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