Bernardi Enrico Zeno

…a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

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Enrico Zeno Bernardi con la sua invenzione più importante

Scienziato, professore universitario, pioniere del motore a scoppio, Enrico Zeno Bernardi nacque a Verona il 20 maggio 1841. In via San Paolo 4, dove egli vide la luce da Lauro, medico-fisico e da Bianca Carlotti, una lapide commemorativa lo ricorda con l’aggiunta della scritta: In questa casa Enrico Bernardi ideò e sperimentò geniali opere della scienza e della tecnica e nel 1884 realizzò il primo veicolo con motore a benzina della storia. La famiglia era patrizia, ma del titolo di nobile, del quale peraltro godeva, il Nostro non se ne curò assolutamente.
Compì gli studi ginnasiali e il liceo classico “S. Maffei”; durante questo periodo, grazie alla sua straordinaria intelligenza e alla sua creatività, appena dodicenne, aveva già pensato all’autoveicolo e aveva costruito – forse anche con l’aiuto dei compagni – un rilevatore per studiare la differenza delle traiettorie in curva delle ruote esterne ed interne; nel 1856, appena quindicenne, Enrico Bernardi presentò, all’Esposizione Veronese di Agricoltura e Industria, alcuni modelli meccanici da lui realizzati presso le Officine ferroviarie della città: si trattava di un modello di locomotiva e un modello di macchina a vapore fissa. Due anni prima, quand’era tredicenne, aveva già avuto modo di fare vedere, presso l’Accademia di Agricoltura, Commercio e Arti (come si chiamava allora) il suo lavoro. In un documento del 1854 presso l’Archivio dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere si legge: “Bernardi Nob. Enrico di anni 13 per modello di locomotiva con innovazione”; era stato fatto l’elenco di tutti coloro che avevano presentato i loro lavori.
S’iscrisse all’università di Padova dove si laureò, in matematica, nel 1863. Nel quadriennio seguente ricoprì successivamente, ma a volte anche contemporaneamente, gli incarichi di assistente agli insegnamenti di geodesia, idrometria, meccanica razionale e fisica sperimentale. Fu, poi, professore di fisica e di meccanica oltreché preside nell’Istituto Tecnico di Vicenza: qui, nel 1870, compì un interessante studio sull’eclisse solare i cui risultati uscirono nella prima sua opera scritta, Importanza di un’eclisse totale di sole (Vicenza 1870). Cominciò a diventare celebre e l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti lo volle come socio corrispondente facendolo diventare effettivo nel 1878.
Il 1874 fu l’anno in cui la straordinaria capacità di Bernardi arrivò ad aprire le strade che lo resero celebre al mondo. Iniziò gli studi sperimentali approfonditi sul motore a scoppio costruendo un motorino della potenza di appena 1/50 di KW, ma che consumava circa il 20% in meno e con potenza assai maggiore dei contemporanei motori germanici, costruiti da Eugen Langen e da Nikolaus A. Otto. Era un motore a gas illuminante. Nel biennio 1875-76, diresse, a Vicenza, la fonderia e torneria Mori e nel 1878 realizzò un secondo motore a gas illuminante derivato dalla distillazione del litantrace che opportunamente riscaldato diventava carbon coke per l’illuminazione.
Nel 1879 Enrico Bernardi vinse la cattedra di “Macchine idrauliche termiche e agricole” presso l’Università di Padova. Saranno trent’anni d’insegnamento altamente proficuo per gli studenti e per lui diverranno quelli assolutamente più importanti della sua vita di scienziato, di ricercatore, di uomo dedicato, soprattutto ma non solo, alla meccanica che cambierà la storia del mondo dell’automobile, che aprirà strade grandissime per dare, alla vita della gente e soprattutto alla modernità, campi straordinari. Perfettamente cosciente della grandezza del passato, Bernardi approfondì, mettendone a profitto l’originalità, gli studi di Erone alessandrino e di Leonardo da Vinci sugli assi e sui criteri di trasmissione del moto delle macchine: da ricercatore estremamente intelligente egli aveva capito che la storia del mondo e delle sue grandezze datava sempre anche nei tempi del passato.
Nel 1880 inventò una motrice applicandola ad una macchina per cucire ch’egli aveva costruita semplicemente per la figlia: nel 1884, in occasione dell’Esposizione, se ne parlò e fu scritto, pure, un articolo; in questo periodo a lui si devono pure dei prototipi (due per l’esattezza) di applicazione del motore a scoppio ad oggetti domestici; in verità – anche se poco noto per questa attività – Bernardi fu un abile osservatore della realtà della vita anche di quella comune: per questo egli dedicò grande attenzione anche a piccole macchine e oggetti che sarebbero stati comunemente utilizzati all’interno delle case.
Impareggiabilmente attento a quanto stava accadendo nel mondo, egli andò elaborando importanti lavori scientifici ideando i ritrovati più geniali nel campo della locomozione con motori a benzina.
Nel 1882 ottenne il primo brevetto (n. 14.460), con attestato di privativa industriale, tra l’altro, per un “motore a scoppio a gas per le piccole industrie”: tale brevetto fu, in assoluto, il primo per un motore a combustione interna che operava secondo un ciclo atmosferico e ad azione diretta; si trattava, cioè, di un motore monocilindrico orizzontale, alleggerito e perfezionato in molte parti da 200 giri al minuto: una velocità di rotazione molto elevata per quei tempi e per quanto sino ad allora era stato registrato. Questo prototipo brevettato, con un combustibile composto di aria e benzina, aveva, per la prima volta, il carburatore ad evaporazione. Poteva azionare una macchina da cucire, giocattolo della figlia e lo chiamò motrice Pia, che era il nome della figlia.
Il 1884 fu l’anno della vera gloria di Enrico Bernardi il quale, in realtà, era già piuttosto noto nel campo della ricerca specifica dei motori a scoppio. Egli realizzò un veicolo a triciclo, in legno, per il figlio Lauro che aveva, allora, solo cinque anni; tuttavia trovò piuttosto faticosa l’utilizzazione: decise di applicare al giocattolo la sua invenzione e nacque, in questo modo, il primo veicolo a motore a scoppio a benzina. Il genio aveva trionfato. Quel primo veicolo conosciuto – tra lo stupore della gente – il suo bambino Lauro lo utilizzò, scorrazzando nelle strade di Quinzano, frazione di Verona, dove la famiglia abitava durante l’estate.
Il creatore del motore a benzina presentò la sua invenzione, nella sezione della meccanica, alla XVII Esposizione internazionale di Torino, sempre nel 1884: Bernardi venne premiato con la medaglia più importante.
Solo nel 1885, cioè un anno dopo, Karl Benz metterà a punto un analogo triciclo metallico a motore: un modello che avrà più potenza proprio perché ottenuto con metallo. La storia, tuttavia, non poteva non tributare al veronese la primogenitura di un’opera che godrà, quasi subito, di uno sviluppo straordinario con applicazioni sempre più rilevanti; egli stesso continuò a dedicarsi al perfezionamento della prima soluzione.
Nel quadriennio successivo, pure continuando l’insegnamento universitario a Padova, Bernardi concentrò le sue ricerche sull’ideazione e sulla costruzione di un motore a benzina per l’autolocomozione che brevettò nel 1889 con rivendicazioni di varie caratteristiche tecniche originali: cilindro-motore a camera di compressione diretta, con valvola di distribuzione in testa, azionata da un meccanismo a leva a bilanciere; era, inoltre, dotato di un regolatore di velocità, un carburatore di benzina a livello costante con galleggiante, valvola di presa e dispositivo di regolazione a mano, precursore dei moderni carburatori a getto nebulizzato di benzina. Proprio nel biennio 1888-1889, egli progettò e realizzò un motore funzionante secondo un ciclo a quattro tempi, via via perfezionato. Molte delle soluzioni adottate per questo motore furono, in seguito, adottate dalle case automobilistiche: la posizione in testa delle valvole, il carburatore a getto di carburante, il radiatore a tubi d’aria, la distribuzione dell’olio lubrificante, la corretta trasmissione del moto con i cambi di velocità e la regolazione dei freni che, all’inizio, agivano sulla ruota posteriore. Nel campo dell’autotrazione, Bernardi realizzò uno sterzo corretto con soluzione matematica esatta, le tre marce, l’adozione di cuscinetti a sfera, la trasmissione degli assali e tutto quanto, poi, venne sempre più perfezionandosi. Instancabile nella sua attività, il professore veronese ottenne una serie molto alta di brevetti molti dei quali passarono alla storia della meccanica con il nome “Sistema Bernardi” e la specificazione di ciascuno di essi e le ragioni per le quali erano stati ottenuti. Tra le altre sue attività, egli lascerà molti scritti nei quali risultano le specificazioni precise e corrette delle sue invenzioni anche se ciascuno di essi – mai prolissi – erano prettamente indirizzati all’uso corretto delle sue ricerche e soprattutto delle applicazioni di esse.
Dalla minuscola motocicletta azionata con un motore da 1/3 di cavalli vapore e con le grandi invenzioni (ma assai piccole se guardate con gli occhi di pochi decenni dopo) realizzate per il figlioletto Lauro di cinque anni nel 1884, al motoscooter a tre ruote in fila del 1892 e alla vettura automobile a tre ruote, che cominciò a circolare nel 1894, fu un continuo susseguirsi di geniali concezioni innovatrici per la tecnica motoristica. In quest’ultimo anno si costituì, a Padova, la società “Miari e Giusti” per la fabbricazione industriale di motori e di vetture; cinque anni dopo, il 5 maggio 1899, essa cambiava nome in “Società Italiana Bernardi”: aveva, come compiti, quello della costruzione ma soprattutto quello della commercializzazione delle vetture a motore. Intanto, nel 1898 un’auto Bernardi si era aggiudicata un premio di ben tremila lire nella corsa Torino-Asti-Alessandria che aveva vinto percorrendo – ed era l’inizio delle gare che diventeranno uno dei fulcri dello sport italiano – 192 chilometri in 9 ore e 47 minuti.
La società durò assai poco e venne messa in liquidazione nel 1901: come spesso accadde e accade tuttora, ai geni italiani i successi commerciali non portarono quasi mai frutti economici importanti. Tuttavia – e Bernardi lo ammise sempre – la fine dell’attività industriale fu una liberazione: le questioni amministrative non facevano per lui nonostante avesse venduto quasi un centinaio di vetture.
All’inizio del secolo egli entrò in contatto con i dirigenti della Fiat: a Verona incontrò Giovanni Agnelli nel 1902 e s’instaurarono, subito, un’amicizia ed una collaborazione che portarono successo alla maggiore industria di automobili dell’Italia che era nata nel 1899; con loro egli lavorò assiduamente per quasi un ventennio.
Durante l’ultimo decennio di permanenza all’ateneo patavino, Enrico Bernardi si dedicò con passione ad altri campi: si occupò dei problemi della fotografia a colori e all’effetto tridimensionale, riuscendo ad ottenere delle eccellenti “cromonegative”, nonché a studi e sperimentazioni di aerodinamica; compì, pure, una serie di ricerche sull’utilizzazione dell’energia solare.
Egli fu certamente uno dei più grandi e completi scienziati italiani dell’Ottocento, che associò alla ricerca teorica una perfetta conoscenza dell’esperienza tecnica.
Trasferitosi a Torino nel 1917, lo scienziato si spense nella città piemontese il 21 febbraio 1919.
A Padova, nell’Istituto di Macchine dell’università da lui fondato, un “Museo Bernardi” ne custodisce i cimeli (tra i quali, alcuni prototipi), le pubblicazioni, ampia documentazione degli scritti originali oltreché alcuni inediti. Altri cimeli sono conservati ed esposti nelle sale del “Museo dell’Automobile” di Torino, nel “Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia L. da Vinci” di Milano e nel “Museo Nicolis” di Villafranca di Verona; in quello di Porretta Terme è esposta la vettura a tre ruote del 1894 originale, donata dal figlio Lauro che l’aveva utilizzata per primo; altri suoi lavori si trovano in alcuni musei tecnico-scientifici italiani. Molte città gli hanno dedicato una via; Verona gli ha intitolato una piccola piazza e, dal 2014, nei giardini dell’Arsenale, un monumento a lui dedicato in occasione del 130° anniversario della sua costruzione del primo veicolo al mondo azionato da un motore a scoppio alimentato da benzina.

Bibliografia: Assai numerosa appare la bibliografia sulle realizzazioni di Enrico Bernardi, per cui ci limitiamo a fornire alcune indicazioni: Comitato Nazionale per le onoranze ad Enrico Bernardi, Enrico Bernardi: pioniere dell’automobilismo, Padova, Soc. Cooperativa Tipografica, 1927; Mario Medici, Gli albori dell’automobilismo e l’opera geniale di uno scienziato italiano: Enrico Bernardi, in “Auto-Moto-Avio”, maggio 1941, pp. 15-37; Mario Medici, Bernardi, Enrico Zeno, in Dizionario Biografico Italiani, v. 9, Roma, Ist. Enc. It., 1967, pp. 156-157; Mario Medici, Enrico Bernardi e il suo contributo alla creazione dell’automobile, Roma, L’Editrice dell’Automobile, 1969; Centenario della realizzazione del primo motore leggero a benzina della storia ad opera dello scienziato veronese Enrico Bernardi, Verona, Usvardi, 1982; Enrico Bernardi pioniere dell’automobile: 1884-1984: centenario del primo veicolo a benzina, Verona, [s.n.], 1984; Il genio creativo di Enrico Bernardi pioniere dell’automobile e della fotografia: 1884-1984 centenario del veicolo a benzina “Pia”, a cura di Saro Rolandi, Verona, Veteran Car Club “Enrico Bernardi”, 1994; Ettore Curi, Bernardi Enrico Zeno, in Dizionario biografico dei veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 104-105; Paola Zannoner-Paolo D’Altan, Il segreto del futuro, Padova, Università degli Studi-Milano, Carthusia, 2020; Galeazzo Sciarretta, Enrico Bernardi – Inventore motore a scoppio, Verona 1841-Torino 1919, in Veronesi illustri nel panorama culturale e scientifico europeo. Lezioni tenute nel 2019 presso la Società Letteraria di Verona, Verona, Comune di Verona, 2020, pp. 109-117; Alberto Mirandola, Enrico Bernardi e il suo archivio, Padova, Cleup, 2021.

Giancarlo Volpato 

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Foto da: Wikipedia

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