Maggio Giuseppe
…a cura di Giancarlo Volpato
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Ecclesiastico, musicista, Giuseppe Maggio nacque a Villanova di San Bonifacio (VR) il 18 dicembre 1866. Poco dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì a Soave (VR) che rimase il luogo della permanenza abituale. Dotato di intelligenza pronta e vivace, ma proveniente da famiglia povera, egli fu affidato alle cure di Celestino Molinaroli, un sacerdote che lo istruì sino alla quarta ginnasio per poi farlo entrare in seminario. Qui, con brillanti risultati, concluse gli studi. Fu ordinato presbitero nel 1889.
Intanto egli apprese e andò a scuola di musica: la vera grande passione della sua vita. Ebbe due grandi maestri a Verona, Antonio Bonuzzi per il canto gregoriano e Achille Saglia per armonia, contrappunto e composizione. Il primo, fervido assertore del rinnovamento della musica religiosa, volle tenere a Soave il primo convegno nazionale dell’Associazione italiana per gli Studi Ceciliani nel 1889 e Maggio ne rimase coinvolto: da allora, egli dedicò tutto il suo tempo allo studio della musica sacra per rinnovare il senso profondo della liturgia. Ricostituì la “schola cantorum” nel suo paese (era stata fondata da un grande musicista soavese, don Bartolomeo Perazzini e poi andata spegnendosi), insegnò il gregoriano che fece cantare durante le funzioni religiose.
A Soave rimase undici anni, esercitando il ministero sacerdotale finché, il 12 novembre 1899, fu chiamato all’importante incarico di Maestro di cappella nella cattedrale di Verona, in seguito alla scomparsa di Mons. Sante Aldrighetti. Qui, il suo esordio suscitò interesse e segni contrastanti: abolì l’orchestra affidando all’organo e al coro il compito che nel passato, durante le funzioni religiose, era loro spettato; rimise in auge la polifonia rinascimentale. L’ascesa al soglio pontificio di San Pio X lo colse preparato; papa Sarto emanò il nuovo codice giuridico della musica sacra nel 1903, che apparve la suprema sanzione del magistero della Chiesa alle idee del movimento Ceciliano. Giuseppe Maggio rinnovò profondamente il repertorio del coro della cappella del Duomo di Verona, introducendo scelte armoniche e tecniche di canto nuove e ardite, fece eliminare tutte le orchestre dalle chiese. Nel 1904 fu nominato segretario della Commissione per la musica sacra, predispose testi ed emanò ordini perché fossero bandite dalle cantorie le voci femminili, perché il gregoriano si alternasse al falsobordone.
Compose e pubblicò libretti atti allo scopo, melodie per bande; intanto partecipava a convegni nazionali, teneva l’insegnamento della musica in seminario, diventava segretario nazionale della Società gregoriana. Fondò, a Verona, le associazioni musicali per il canto sacro e per la musica nelle chiese, distribuì libretti per le parrocchie, compose ed eseguì opere che spaziavano dal 1500 a Lorenzo Perosi.
La fama di Giuseppe Maggio cominciò a diffondersi per tutta Italia e il sacerdote iniziò a girare il paese tra convegni, consigli, istituzioni. Diventò un abile organizzatore, dotato di zelo e di pragmatismo; istituì concorsi per giovani musicisti, volle raduni, seminari e associazioni affinché, in tutti i sacerdoti e nei laici preposti, si sviluppasse l’amore per la musica, per la coralità, per la bandistica.
La sua produzione compositiva, molto alta e – a volte – di notevole espressività, entrò in tutte le diocesi mentre, nel contempo, lavorava per la Società Ceciliana nazionale che ebbe, in lui, il suo vero grande rinnovatore. La parte migliore della sua attività musicale, Maggio la diede nella direzione corale: qui brillò il suo valore poiché fornì esecuzioni accuratissime, raffinate, filologicamente inappuntabili. In questo campo, ottenne straordinari successi anche extra-liturgici.
Nel 1915 lasciò la direzione della cappella del duomo a don Giuseppe Turrini, suo fedele discepolo, per assumere le cariche di canonico penitenziere, assistente diocesano della gioventù femminile, presidente della Commissione per il clero.
Nel 1921, per il sesto centenario della morte di Dante Alighieri (il 28 maggio per gli Amici della musica, il giorno dopo per il pubblico), tenne un grandioso concerto dal titolo Trilogia divina, una scelta di 50 salmi di Benedetto Marcello che Giuseppe Maggio concertò e diresse con un successo tale da ripetersi, di lì a poco, in cattedrale. La sua rivisitazione dell’opera del musicista veneziano venne richiesta da Cambridge, Vienna, Padova, Milano e altre città europee. Cinque anni dopo, per il settimo centenario di S. Francesco d’Assisi, presentò la Trinodia serafica, scegliendo sempre dai salmi di Benedetto Marcello ottenendo un lusinghiero successo, ripetuto in più occasioni. Nel 1928, per onorare il Servo di Dio, Nicola Mazza, eseguì un concerto con il coro femminile. Prima della morte, diresse 10 concerti tra i 27 Responsoria Hebdomadae Sanctae di Marc’Antonio Ingegneri.
Le sue messe, i mottetti, i falsobordoni, i cori accademici e vari altri componimenti furono eseguiti dappertutto. Alcuni di essi giacciono ancora inediti.
Se nessuno ha mai disconosciuto il ruolo fondamentale che Maggio svolse nell’ambito del rinnovamento musicale sacro, ad alcuni critici non apparve altrettanto chiara la sua bravura compositiva. Ma tutto va tenuto presente con i tempi nei quali egli operò e nella scarsa inclinazione verso la musica da chiesa che durò sino agli anni ’70 del Novecento. Qualcuno, tuttavia, (e fu la studiosa che gli dedicò la sua tesi di laurea nel 1980) lo considerò il vero apostolo-musicista. Di lui rimane celebre Il tuo spirto, Signor (parole di don Oreste Zampiccinini), divenuto inno ufficiale dell’Associazione Italiana Santa Cecilia.
Morì, dopo una lunga malattia, a Verona il 6 luglio 1930.
Bibliografia: Alberto Gajoni-Berti, Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966), Verona, Acc. Filarmonica, 1966, p. 48; Valentino Donella, Cento anni di musica liturgica a Verona e in Italia, Verona, Novastampa, 1979, pp. 288-291; Remo Camponogara, Mons. Giuseppe Maggio: apostolo della musica sacra (1866-1930), “Bollettino Ceciliano”, Roma, a. 79 (1984), n. 11, pp. 259-262; Giancarlo Volpato, Giuseppe Maggio, in Soave, terra amenissima, villa suavissima, a cura di G. Volpato, Soave, Comune di Soave, 2002, pp. 516-520; Giancarlo Volpato, Maggio Giuseppe, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona, 2006, pp. 496-497; Dario Cervato, Tunica Christi: preti veronesi del Novecento, Verona, Curia diocesana, 2010, pp.146-147.
Giancarlo Volpato