Kessler Aldo Ettore
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Giornalista, pittore, Aldo Ettore Kessler nacque a Verona l’11 giugno 1884; egli proveniva da una famiglia tedesca benestante, proprietaria di Corte Vaccaldo a Vigasio con la chiesa settecentesca di Sant’Eurosia. Passò nella contrada la sua giovinezza; si laureò in giurisprudenza a Padova e dedicò, sin da subito, la sua vita al giornalismo coltivando, però, gli interessi artistici che furono l’anima portante della sua esistenza.
Iniziò a lavorare a “Il Secolo” di Milano, allora il più importante giornale italiano – fondato nel 1866 e spentosi nel 1946 – occupandosi soprattutto di cultura. Passò, poi, a “La Gazzetta dello Sport” sempre nel capoluogo lombardo per approdare a “L’Adige” della sua Verona del quale fu, dapprima, redattore e, poi, direttore.
Nel frattempo, Kessler andava occupandosi – quasi in segreto – della sua passione per la pittura: ne seguiva le mostre, conosceva i grandi dell’epoca (che più tardi diventeranno gli amici) ed era molto attento all’evoluzione che l’arte stava godendo.
Alla fine della prima guerra mondiale, passò a “L’Arena” per ritornare, poco dopo, a Milano al “Corriere della Sera”. Egli fu, sempre, di stampo liberal-democratico-radicale. Quindi, dopo la fascistizzazione della stampa, rientrò a “L’Arena”: qui, proprio per il suo orientamento e per le sue posizioni politiche, gli vennero affidati articoli di sport e di critica d’arte: temi che gli erano cari e che, soprattutto, non lo esponevano troppo. D’altro canto, il suo talento per la pittura e per i temi artistici non lo avevano mai allontanato dal suo interesse per gli eventi sportivi.
Fu, infatti, proprio nella sua terra veronese che, pure non giovanissimo, fece i suoi esordi artistici. Se è vero che, appena sedicenne, egli aveva debuttato col dipinto Mulini sull’Adige, i cui canoni stilistici di stampo ottocentesco rivelavano già un carattere impressionistico ed una certa personalità, la sua grande uscita al pubblico avvenne nel 1926: aveva 42 anni. Erano i fantastici anni Venti e, a contatto con artisti come Pigato, Dall’Oca Bianca, Nardini, Farina, Vitturi, (che aveva fatto grande la Verona dell’arte), Kessler ne subì l’influsso, ne recepì la lezione ma filtrò ogni cosa attraverso la sua sensibilità e il suo gusto della misura. Silenzioso e attentissimo osservatore, Kessler non aveva voluto aderire al Partito Nazionale Fascista né al sindacato degli artisti fascisti. Ma il suo esordio fu ugualmente assai felice: IV Esposizione d’arte delle Venezie, Esposizione Nazionale, Accademia di Brera, Accademia di Belle Arti di Verona. A Padova espose una Natura morta: fu quest’opera che lo inserì, grazie alla critica, tra i maestri veronesi. Fu proprio la natura, più che qualche raro ritratto, la fonte della sua pittura. L’Adige, i suoi mulini, la campagna della pianura e della collina furono i campi prediletti.
Per cinque anni, spesso confuso come giovanissimo a causa della misconosenza precedente, Aldo Ettore Kessler espose – con una sequenza sempre positiva – in ogni luogo vicino ai grandi veronesi dell’epoca che avevano, già da tempo, riempito le pagine della critica militante; fu alla “Bevilacqua La Masa” veneziana, alle Biennali internazionali e non mancò mai alle più importanti esposizioni nazionali.
Dopo la caduta di Mussolini del 25 aprile 1943, il giornalista prese chiara posizione contro il fascismo pubblicando un articolo che fece scalpore: Rinascita di un popolo. Gli fu affidata la direzione de “L’Arena”: durò un giorno solo. Con l’instaurazione delle Repubblica Sociale, fu arrestato, condannato a vent’anni di carcere: ma non si piegò. Venne la Liberazione e per Kessler si riaprì un’esistenza ancora più nuova.
Fu il primo sindaco democratico di Vigasio e, per l’anno che svolse il suo mandato, si prodigò tra le comprensibili e fortissime difficoltà susseguenti ad un ventennio contro il quale egli aveva sempre lottato e che non aveva lasciato – soprattutto nei piccoli paesi – tracce positive di interesse per la popolazione. Resse l’amministrazione sino al 24 marzo 1946 e non si ripresentò alle elezioni: ma aveva lasciato tracce, creando aperture alla cultura, iniziando un nuovo percorso di democrazia.
Le sue opere pittoriche dal 1930 sino alla morte, costituiscono un insieme non sempre facilmente definibile a causa della varietà dei soggetti e dello stile mutevole.
La sua profonda modestia – pure legandolo con la ricca e notevole scuola veronese – lo vide sempre piuttosto solitario. Accolse Cézanne nel suo impressionismo, amò Klimt per le sue aperture all’arte innovativa, ma – nella sostanza e secondo il parere dei critici più esperti – pure non rifuggendo del tutto dalle tecniche e dalle novità artistiche, Kessler rimase un punto fermo nella storia della pittura veronese degli anni venti, gli anni lussureggianti. Abbracciò sempre il senso dell’essenzialità amando il colore della natura, anche quella morta, nella sua bellezza più smagliante, quella che a lui, osservatore e artista del pennello, sembrava la più cara tenendo sempre presente l’equilibrio delle forme.
Negli anni Quaranta – forse uno dei momenti nei quali l’artista dette di sé le cose migliori – egli fu l’uomo che, circa vent’anni dopo, portò, con le sue pitture, un tributo (decisamente tardivo se riferito esclusivamente ai tempi) alla grande epoca veronese di Casorati, Trentini, Vitturi, Zamboni, Farina: fu un attento lettore, quasi un degustatore che seppe riproporre, in modo personale, la lunga riflessione artistica nata dalla consuetudine del quotidiano rapporto tra lirismo, poesia e arte.
Nell’ultima parte della sua vita di pittore, Kessler – che aveva scelto il silenzio e quasi la solitudine astenendosi dal mettere se stesso in mostra assieme alle sue opere – fu particolarmente attratto dalle nature morte e dalla bellezza dei paesaggi veronesi; ma non trascurò la luminosità delle terre pugliesi del Salento che s’aggiunsero alle visitazioni del suo lirismo nella costanza umile e quotidiana: quella che fece di lui un personaggio singolare.
Se ne andò da “L’Arena” per ricoprire l’incarico di capo ufficio stampa della Società Autostrade fino al giorno della quiescenza; Verona fu sempre la sua città, come Vigasio fu sempre il centro del suo cuore. Negli anni dopo la seconda guerra, egli partecipò a molte esposizioni scaligere, ma andò anche a Roma, a Napoli, a Sanremo, a Salsomaggiore. Fece qualche sua personale tra cui rimase celebre quella di Malcesine del 1950. Per decenni fu socio dell’Accademia di pittura e scultura “Giambettino Cignaroli”: ne fu anche il reggente. Nel 1944 Antonio Nardi, uno dei grandi veronesi, ne fece un ritratto ad olio: seguiva, di un decennio, quello che il nostro pittore aveva fatto di se stesso. Il suo amore per lo sport lo fece entrare nel Comitato sportivo italiano quale rappresentante dell’Hellas-Verona.
Aldo Ettore Kessler si spense a Verona il 2 gennaio 1974: aveva quasi novant’anni.
Verona e Vigasio gli hanno dedicato una via. Il 25 maggio 2019 gli è stato dedicato un piccolo convegno nel suo paese proprio là dove avevano risieduto la sua famiglia ed egli stesso; ora, la sua corte Vaccaldo e la chiesa di Sant’Eurosia sono state rimesse a posto e il centro fungerà da luogo di cultura grazie, anche, agli accordi tra l’erede Kessler e Legambiente.
Bibliografia: Annuario Comanducci: guida ragionata delle belle arti, Milano, Patuzzi, 1975, ad vocem; Pierluigi Laita-Gilberto Altichieri-Giuseppe Brugnoli, Aldo Ettore Kessler, Verona, s.n., 1975; Claudia Petrucci, Aldo Ettore Kessler, in La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, II, a cura di Pierpaolo Brugnoli, Verona, Banca Popolare di Verona, 1986, pp. 350-352; Francesco Butturini, Aldo Ettore Kessler: 1884-1974: antologica, Verona, Accademia Officina d’Arte, 1997; Omaggio a Aldo Ettore Kessler (1884-1974), 2 v., a cura di Gian Paolo Marchini, Verona, Museo Miniscalchi-Erizzo, 2004; Emanule Luciani-Luciano Rognini, Aldo Ettore Kessler (1884-1974), in Vigasio: vicende di una comunità e di un territorio, a cura di P. Brugnoli-Bruno Chiappa, Vigasio, Comune di Vigasio, 2005, pp. 302-303 e pp. 307-308; Emanuele Luciani-Giorgio Trevisan, Kessler Aldo Ettore, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 464-465; Emanuele Luciani, Aldo Ettore Kessler (1945-1946), in Protagonisti nella comunità di Vigasio, a cura di Ezio Filippi, Vigasio, Comune di Vigasio, 2018, pp. 171-172; Francesco Butturini, Aldo Ettore Kessler, pittore, in Protagonisti nella comunità di Vigasio, cit., pp. 207-214; Un weekend per Aldo Ettore Kessler, “In Cassetta”, 23 maggio 2019, p. 8; Luca Fiorin, Il ricordo di Aldo Kessler tra arte, storia e ambiente, “L’Arena”, 26 maggio 2019, p. 37; Fondo e Corte Vaccaldo: storia, geografia, memoria, a cura di Legambiente, Vigasio, Legambiente, 2019.
Giancarlo Volpato