Pariani Alberto

… a cura di Giancarlo Volpato

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Alberto Pariani

Militare, bibliofilo, amministratore, nacque a Milano il 27 novembre 1876. Figlio di una famiglia benestante, frequentò la scuola di guerra di Modena e intraprese la carriera militare nel corpo degli alpini. Affrontò da combattente la prima guerra mondiale guadagnandosi una medaglia d’argento al valor militare sugli altipiani veneti e terminò il conflitto con il grado di comandante generale del 6° Corpo Alpini. Grazie alle sue qualità di militare e di buon diplomatico fu ministro plenipotenziario tra i delegati italiani che a Villa Giusti di Padova (fra 30 ottobre e 3 novembre 1918) sottomisero ai rappresentanti austriaci le condizioni per l’armistizio; l’anno successivo guidò la delegazione militare italiana alla conferenza di pace di Parigi. Successivamente ebbe l’incarico di definire con l’Austria i nuovi confini dell’Italia e comandò i lavori per tutta la zona altoatesina: di questo importantissimo lavoro che l’impegnò per parecchio tempo abbiamo testimonianza in un suo resoconto manoscritto. Dal 1920 al 1924 fu capo di Stato maggiore di due corpi d’armata e vice capo di Stato maggiore della sesta Armata; scalò tutti i gradini della gerarchia; dal 1928 al 1933 fu capo della missione militare in Albania.
Pervenuto al massimo grado nel 1933, l’anno successivo comandò l’11ª Divisione Brennero divenendo, contemporaneamente, vice capo di Stato Maggiore generale: carica che mantenne fino al 1936 quando assunse quella di Capo di Stato Maggiore e sottosegretario di stato per la guerra (in pratica, fece il Ministro della guerra) sino al 1939. In tale periodo e grazie al potere che gli era concesso riformò l’esercito inventando la “divisione binaria” (che passò sotto il suo nome) la quale consisteva nel mettere insieme, con due comandi diversi ma con i medesimi scopi, due divisioni di fanteria al posto della divisione ternaria che aveva caratterizzato sino ad allora l’esercito italiano; alle due divisioni andavano accorpate un’altra motorizzata e i servizi. Il maresciallo Pietro Badoglio adottò tale riforma che molti imputarono come responsabile della sconfitta nella seconda guerra mondiale. Nei diari privati e militari di Pariani (recentemente recuperati presso l’Archivio di stato di Venezia e in parte secretati), il generale scrisse molto su questa importante novità ch’egli riteneva fondamentale per l’ammodernamento militare: proprio su quest’ultimo nacquero i diverbi con Mussolini giacché egli reputava inadeguata la preparazione dei soldati e dei comandanti e soprattutto non riteneva l’esercito sufficientemente pronto per affrontare un’eventuale discesa in guerra.
Il generale, nonostante i tempi costringessero a poche ideologie – com’egli affermò sempre – e invece più a obbedire (come tutti i militari), non si lasciò mai distrarre da vane utopie prestando sempre attenzione al bene della patria più che ai suoi comandanti, spesso oggetto delle sue ire e delle sue reprimende. Così, dopo avere concepito il piano per l’occupazione dell’Albania nella primavera del 1939 – dov’egli era stato a lungo stringendo buoni rapporti con re Zog e con la popolazione – cessò da tutte le cariche; non rinunciò, tuttavia, al mandato parlamentare nella XXX legislatura del Regno d’Italia presso la Camera dei fasci e delle corporazioni ( dal 23 marzo 1939 al 2 agosto 1943).
Agli errori del fascismo – quelli che a lui parvero tali – il generale dedicò grandi riflessioni messe sul suo diario e trapelate in mezzo ai suoi manoscritti. Non si può negare, tuttavia, ch’egli abbia concepito la sua vita come un servizio alla patria, ma non si distaccò dal regime: egli era un militare e la guerra, questo lo possiamo dire poiché l’abbiamo pubblicato altrove, la riteneva cominciata male perché nata su un rapporto sbagliato tra Mussolini e Hitler accusando il primo di chiara sudditanza.
Si ritirò a Malcesine dove, già dal 1904, aveva provveduto a fare costruire una villa a Dosso del Ferro con una splendida visione sul Lago di Garda. Qui egli era venuto sempre, giacché l’aveva costituita sua residenza sin da allora; nella Val dei Sogni passò tutto il tempo che gli era concesso qui fu il luogo della sua esistenza.
Collocato nella riserva per raggiunti limiti di età tre anni dopo (cosa di cui Pariani non si dette pace vista la guerra in atto), venne improvvisamente recuperato grazie alla sua esperienza: dal 1° marzo 1943 al 6 settembre del medesimo anno fu il viceré d’Albania. Nominato, quindi, ambasciatore a Berlino, avrebbe dovuto prendere servizio in Germania due giorni dopo: esattamente il dì dell’armistizio; ma non fu avvertito dell’evento nonostante la precisa conoscenza che di lui aveva il re in persona; anche di questo Pariani non seppe darsene ragione soprattutto perché aveva incontrato Vittorio Emanuele III due giorni prima, cioè al suo ritorno da Tirana. L’8 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi e poi rilasciato. Arrestato dopo la fine della guerra, fu processato in contumacia dall’alta corte di giustizia italiana per “atti rilevanti a favore del regime fascista” e condannato a quindici anni. Fu tradotto nelle carceri di Procida ove rimase sino al gennaio 1947 sinché non venne assolto per non avere commesso i fatti.
Ritornò a Malcesine nella bellissima villa progettata da Veronika Herwegen Manini che, con il fratello Ernest, era stata anche l’autrice dei disegni all’interno. La sua casa diventò un luogo prediletto per incontri culturali: vi passarono i maggiori intellettuali non soltanto veronesi e i grandi attori del teatro italiano. Suoi vicini di casa – e amici carissimi – furono Raffaello Brenzoni, raffinato critico d’arte, e Maria Labia, il grande soprano (v. questo Sito), che aveva cantato nei principali palcoscenici del mondo. Durante la vita – sovente per dovere delle cariche che rivestiva – Pariani pubblicò alcune interessanti relazioni militari, ora diventate storicamente rilevanti. Il suo diario, non ancora aperto alla consultazione, certamente fornirebbe delle notizie altrimenti non possibili di conoscenza.
Nel 1952 fu eletto sindaco di Malcesine, carica che tenne sino alla morte improvvisa avvenuta, dopo una seduta consiliare, il 1° marzo 1955.
Durante il suo mandato amministrativo realizzò il Museo del Castello scaligero quale centro di conservazione e di studio per tutto quanto si riferisse a Malcesine e al Lago di Garda: ad esso legò anche la sua biblioteca privata, la quale – più tardi – prenderà un’altra strada. Deliberò una nuova sistemazione delle scuole locali, da lui direttamente finanziate con lascito personale; fece progettare e mise in funzione la prima parte della funivia Malcesine-Tratto Spino e che venne terminata dopo la sua morte. Fondò l’asilo comunale (che oggi porta il suo nome) che la vedova inaugurò qualche anno più tardi.
Alberto Pariani fu uno straordinario bibliofilo; collezionista appassionato, ma soprattutto competente, era proprietario di una biblioteca di grande valore: lettore abile e intelligente, l’arricchì di moltissime opere ed oggi essa giace presso la Biblioteca civica di Verona poiché fu acquistata nel 1957 dalla Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno che la regalò alla città: costituita da molti libri preziosi, selezionati con cura dal suo possessore, essa fa parte del più grande “Fondo Pariani”, da pochi anni messo a disposizione dei lettori dove – con opere di rara bellezza – fanno bella mostra gli ex-libris impreziositi da ricercate raffigurazioni artistiche di Alberto Martini, Duilio Cambellotti, Adolfo De Carolis e dei maggiori incisori moderni che lavorarono con la calcografia e la xilografia; non mancano opere grafiche ed è diventata celebre la sua collezione di libri erotici, preziosi e bellissimi, con dei paratesti di singolare ricchezza. Vi è allocato, pure, un bel ritratto ad olio del 1938 di Giselda Pariani, la moglie del generale, realizzato di Giacomo Gabbiani. Nella medesima istituzione è depositata pure una grande parte dell’archivio personale del Nostro, mentre tutto quanto attiene a quello squisitamente militare è andato ad arricchire l’Archivio centrale dello Stato dove ancora non appare possibile accedere.
Un suo busto, di mano del bardolinese Albino Loro, fu inaugurato il 16 settembre 1956; esso si conserva nella sala a lui dedicata nel castello scaligero di Malcesine, dov’è pure custodita una piccola parte libraria del generale: quella consacrata al Lago di Garda. La lussuosa villa Pariani, ora di proprietà della Provincia di Verona, sta per essere rimessa a posto con il grande parco. Il comune di Monzambano (MN) gli ha dedicato una via.

Bibliografia: Alberto Pariani, Verona, Istituto editoriale veneto-Malcesine, Comitato del museo scaligero, 1956; Sergio Pelagalli, L’attività politico-militare in Albania tra il 1927 e il 1933 nelle carte del generale Alberto Pariani, “Storia contemporanea: rivista trimestrale di studi storici”, 22, 1991, n. 5, pp. 809-848; Giorgio Maria Cambié, Pariani Alberto, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 612-613; Giancarlo Volpato, Il fondo Pariani presso la Biblioteca civica di Verona, in Belle le contrade della memoria: studi in onore di Maria Gioia Tavoni, a cura di Francesca Rossi e Paolo Tinti, Bologna, Pàtron, 2009, pp. 309-325; Piero Crociani, Pariani, Alberto, in Dizionario Biografico degli Italiani, 81, 2014, in www.treccani/enciclopedia.

Giancarlo Volpato

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