RISPOSTE AI LETTORI 23 (espressioni dialettali)

…a cura di Giovanni RapellietPer le tue domande scrivi a >>> info@giovannirapelli.it

     Risposta ai lettori 23 (espressioni dialettali)

Riccardo mi chiede spiegazioni su che cosa fosse di preciso il faméjo. La Treccanina ce ne dà la versione italiana famiglio, precisando che tale voce appartiene all’italiano antico (sopravvivendo oggi solo in formule stereotipate quali i famigli del comune, «uscieri o messi comunali»). Chiaramente è un derivato di famiglia.

Il faméjo era una figura tipica della vita tanto dei montanari che dei contadini della Bassa. In linea generale si trattava di un servo domestico, che poteva venire assunto per lavoretti casalinghi o quale aiutante nella mungitura, nel governo e nella cura del bestiame.

Questa istituzione — in vigore fino a 40-50 anni fa — era vantaggiosa sia per coloro che assumevano il ragazzino, che potevano disporre di una manodopera a poco costo, sia per la famiglia d’origine del nuovo collaboratore. Di solito i ragazzini venivano mandati a fare il faméjo subito dopo le elementari, e in passato anche prima, evitando di far loro frequentare la scuola.

I ragazzini non venivano pagati, ma già soltanto il mantenerli con vitto e alloggio era un aiuto per le famiglie d’origine povere e con troppe bocche da sfamare. Il corrispondente femminile del faméjo era la servéta, che spessissimo faceva solo lavori in casa.

Giovanni Rapelli

↓