Etimologia 47 (Postuma) – (Espressioni dialettali)

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Etimologia 47 (Postuma) – (Espressioni dialettali)

Ne “L’Arena” di domenica 20 novembre («Lettere al direttore») il dott. Luigi Franchi si intrattiene sull’etimologia della parola meàl, «soglia», riportata in precedenza da Dino Coltro.
Se permette, vorrei dire la mia in proposito. Il termine meàl (nella fascia orientale del Veronese meàle) non può essere disgiunto da un altro termine, che mi risultava presente nella Bassa una quindicina d’anni fa [ora una cinquantina, n.d.r.] tra gli anziani, lumedài, anch’esso significante «soglia».

Abbiamo qui una voce assai antica, un tempo diffusa in tutta la Val Padana: il Rew (al n. 5052) dà infatti le varianti umdal nel ferrarese, limedal nell’antico genovese, limeal nell’antico pavese, lameal e meal nell’antico bergamasco, midal nel friulano.
La voce ha un perfetto equivalente nel toscano limitare, che accenna chiaramente anche all’etimologia: la soglia è il «limite» oltre il quale si passa, quindi è una «pietra di limite, pietra limitare». La sillaba iniziale è caduta qua e là perché confusa con l’articolo el.

Quanto all’italiano meta [considerato da Franchi participio passato di “meare”, n.d.r.] non c’entra minimamente col verbo dantesco meare. Entrambe queste voci erano presenti nella stessa, identica forma in latino, e in nessun modo il participio passato meata avrebbe potuto divenire meta in latino. In realtà, meta risale all’indoeuropeo met-, «palo, palo di confine, colonna» (cfr. J. Pokorny, Indogermanisches etymologisches Wörterbuch, 709), mentre meare è di origine oscura, ma certo non è imparentato con meta.

Giovanni Rapelli

Lettera a “L’Arena” pubblicata il 24 dicembre 1988.

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