Etimologia 69 (Postuma) – (Voci dialettali)

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Etimologia 69 (Postuma) – (Voci dialettali)

L’area montebaldina presenta caratteri singolari anche dal lato etno-linguistico. Il Baldo è il punto d’incontro tra veronesi e trentini: il confine amministrativo tra le province di Verona e di Trento va da poco a nord di Navene sul lago di Garda alla vetta sovrastante (l’Altissimo di Nago, 2078 m), procedendo quindi a sud lungo il crinale fino alla cima Valdritta (2218 m) e di qui scendendo all’Adige dirimpetto al paesino di Borghetto (che è in territorio trentino).
Praticamente le due province si spartiscono il Baldo a metà, con una linea divisoria fatta quasi come una Z; Verona ha quasi tutto il versante gardesano del Baldo e la parte meridionale della catena montuosa.

I dialetti montebaldini sono di tipo trentino; anche quelli della parte veronese, benché, ovviamente, vi sia qui un certo influsso del veronese. “Avamposti” veronesi sul Baldo sono S. Zeno di Montagna e Caprino; da queste due località in su, si è in ambiente linguistico essenzialmente trentino. La linea di demarcazione a est tra le parlate trentine e quelle veronesi può essere fissata approssimativamente da poco sopra Caprino fino a Dolcè compresa.
Le parlate lungo la riva del Garda, invece, sono tutte vicine al bresciano. Andando verso nord, si ritorna ad avvertire l’influsso trentino da Castelletto di Brenzone in su. Da Pai a nord si trova la tipica ü lombarda; è questo l’unico punto della provincia di Verona in cui si senta tale suono (che non c’è, invece, nelle zone della Bassa influenzate dal dialetto mantovano). Malcesine rappresenta un caso a sé: si tratta di un’enclave bresciana quasi al 100%, forse frutto di particolari contatti avuti per lungo tempo con determinati punti della costa bresciana.
Le parlate della riva orientale del lago di Garda presentano il fenomeno tipicamente bresciano della caduta di -n finale. Sulla sponda veronese del lago, però, tale fenomeno si manifesta con un allungamento della vocale precedente la -n: a Pai, per esempio, si dice el pii per il veronese el pin («il pino»); a Garda si dice gardesàa per il veronese gardesàn, Bardolìi per Bardolìn, el paa per el pan e così via.
D’altra parte, sia nelle zone lacustri che sulla catena montuosa è possibile udire un allungamento di tutte le vocali che portano l’accento. Questa particolarità rende entrambi i tipi di parlate alquanto “cantilenanti”. Così, il veronese arzimo («racimolo») è arzùum sia a Garda che sul Baldo e capèl («cappello») diventa capèel. A Garda, poi, cade la -t finale: si sente dire, quindi, ghe vèe ti? (ver. ghe vèto ti?, «ci vai tu?»), che sul Baldo è ghe vèet ti?, oppure va in lèe! (ver. va in lèto! «va’ in letto»), sul Baldo va in lèet!
Ma sul Baldo si stabilirono anche famiglie cimbre, provenienti dai XIII Comuni. Lo afferma chiaramente il sacerdote don Marco Pezzo, di Valdiporro, in un volumetto pubblicato poco dopo la metà del 1700: «Sono pur molte le Famiglie de’ Cimbri colà (cioè sul Baldo) trasportate, e alla Ferrara da immemorabile spazio di tempo, siccome a’ nostri giorni».
Probabilmente i Cimbri impararono a conoscere il Baldo nel corso dei pellegrinaggi al santuario della Madonna della Corona. Una traccia linguistica di questa gente è rimasta nella parola montebaldina per l’argilla (che ho udito io stesso 3/4 anni fa a Prada), tònaga, sostantivo femminile: a Giazza, ultimo centro cimbro, essa è tònage (sost. femm. anch’esso).
Per concludere, una curiosità. È ben nota ai veronesi la località turistica di Tratto Spino, sul Baldo sopra Malcesine. Ora, sembra che essa non sia che la falsa italianizzazione di un nome locale che voleva dire tutt’altro; il nome originario sarebbe stato: Trédes Pìin, «Tredici Pini»…

Giovanni Rapelli

Articolo apparso in “Il Mattino di Verona”, 5 luglio 1982.

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