Etimologia 52 (Postuma) – (Espressioni dialettali)

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Etimologia 52 (Postuma) – (Espressioni dialettali)

Garanfati? – Questa caratteristica espressione può essere tradotta in italiano con «possibile?». La si usa per esprimere l’augurio che non abbia luogo qualcosa di negativo, e ricorre sia isolata sia come introduzione a un commento. Per esempio (dopo un lungo perido di piogge):
I à dito che pioe anca doman… «Hanno detto che pioverà anche domani…»
Garanfati? «Possibile?».
Oppure:
– Garanfati che pioa anca doman?, «Possibile che piova anche domani?» (come a dire: dopo tutta l’acqua che è venuta).
L’espressione ora riportata nel dizionario veronese del Patuzzi e Bolognini (Verona 1990) come gran fati, e questo offre la chiave della sua spiegazione. In origine – nel Cinquecento e nel Seicento – doveva trattarsi di un commento meravigliato pressappoco di questo tipo: gran fati saria (se pioesse ancora)!, «grandi fatti sarebbero (se piovesse ancora)!».
Col tempo, le prime due parole sarebbero state usate isolatamente, diventando una sorta di interiezione: gran fati?, «possibile?». Solo in seguito si sarebbe avuta la formazione di frasi con la congiunzione che, e l’alterazione di gran in garan per enfasi.

Te la vansarè! – Espressione difficilmente traducibile. Corrisponde pressappoco a «Stai fresco! (Se credi che ciò avverrà)», oppure «ne avrai, da aspettare! (Prima che si verifichi quello che tu speri» ecc. È, insomma, un’espressione di scetticismo.
L’origine va probabilmente ricercata nel mondo degli affari. Vansar significa «essere in credito (nei nostri riguardi)»: no gh’è nissun che me vansa, «non devo soldi a nessuno»; Gigi el me vansa un milion, «Gigi è in credito con me di un milione»; sa te vanselo?, «di quanto sei in debito con lui?, Quanto gli devi?».
Letteralmente, quindi, te la vansarè vale «la metterai in credito (la somma)».
In origine l’espressione sarebbe stata usata solo a proposito di pagamenti da riscuotere: «Credi che quello ti paghi? Mettila a credito! (= non aspettarti che ti paghi subito)».
In seguito, per traslato, dall’idea di “mettere a credito” si è passati all’idea di “mettere in aspettativa”, “non farsi troppe illusioni”.

Giovanni Rapelli

Articolo apparso nella rubrica “L’angolo culturale: storia di parole” in “La voce socialista” n. 5, 10 luglio 1989, pag. 3.

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