Etimologia 49 (Postuma) – (Espressioni dialettali)

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Etimologia 49 (Postuma) – (Espressioni dialettali)

No ’l ghe mete mia tante scale de seda… È una frase tipica, che come si sa significa «lui non fa tanti complimenti, non perde tempo con tanti particolari, va dritto allo scopo». Ma cosa c’entrano le scale di seta?
Tentiamo un’ipotesi. Nel 1812, Gioacchino Rossini componeva l’opera musicale La scala di seta, su libretto di G. Foppa. La prima rappresentazione si ebbe a Venezia, nel maggio dello stesso anno.
La protagonista dell’opera è sposata segretamente con un giovane che la raggiunge tutte le sere salendo fino alla sua camera su una scala di seta. L’origine del modo di dire veronese sembra proprio da ricercare in questa opera. L’idea della scala di seta per salire da una donna deve aver colpito parecchio i nostri antenati, che dapprima avranno preso in giro qualcuno che trattava troppo delicatamente la sua donna dicendogli: “ma usi le scale di seta con lei?”. Col tempo, métarghe le scale de seda significò essere cerimonioso, perdersi in particolari, in convenevoli; con la negazione, invece, si volle qualificare l’agire di una persona spiccia, che va diritta allo scopo.

Te me pari sparapètene! («Mi sembri Sparapètene»). È un modo di dire che parecchi villafranchesi avranno sentito. Lo si rivolge a una persona spettinata, coi capelli in disordine, e il significato del soprannome è semplicemente «risparmia-pettine».
Ma tale soprannome non è tanto immaginario quanto si sarebbe portati a supporre. Nel Medioevo, a Padova, è denominato uno Scivapetene, che va letto Schiva-pètene, e aveva proprio lo stesso significato: «schiva-pettine, persona che evita i pettini».

Giovanni Rapelli

Articolo apparso nella rubrica “L’angolo culturale: storia di parole” in “La voce socialista” n. 2, 30 marzo 1989, pag. 3.

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