Zanini Nadia

 … a cura di Graziano M.CobelliPoesia
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Nadia Zanini
È nata l’8 marzo 1952 a Bovolone (VR), dove tuttora risiede.
Diplomatasi alla Scuola Magistrale, ha proseguito gli studi nel campo delle Scienze Infermieristiche, conseguendo il diploma di Infermiera Professionale.
Da più di trentasei anni esercita la sua professione nel campo sanitario come infermiera-capo sala presso L’Ospedale di Bovolone.
Appassionata delle materie letterarie fin dalle scuole elementari, ha iniziato a scrivere Poesie e Prose nel 1997, partecipando a vari Concorsi Letterari, sia in lingua sia in dialetto veronese ricevendo molteplici e importanti riconoscimenti in tutto l’ambito nazionale.
Nel Luglio 2008 ha pubblicato la sua prima raccolta di Poesie in dialetto veronese.
Dal 2001 fa parte del Cenacolo di Poesia Dialettale “Berto Barbarani” di Verona.
E’ Presidente del gruppo culturale ”L’Airone“ di Bovolone (VR) dal 2004.
Con il gruppo Airone, dal 2004 al 2009, ha collaborato al “ Progetto Airone”, presso il Centro Diurno per anziani di Villa Panteo sempre a Bovolone, progetto avente l’obiettivo di ricercare, con i non più giovani allievi, ricordi, emozioni, vicende di vita vissuta e aiutarli a esternarli attraverso la scrittura. Incontri svolti periodicamente dall’Autunno alla Primavera successiva che si concludevano con la pubblicazione dei “Quaderni dell’Airone” dove venivano raccolti tutti gli elaborati svolti durante i vari percorsi: ne è risultato un ricco bagaglio culturale riguardante il territorio e le tradizioni della “ Bassa Veronese”.
Sempre con il gruppo organizza serate di poesia, sia a Bovolone sia in altri paesi della provincia di Verona, e non solo, unendo la cultura poetica a quella musicale e delle arti visive in sintonia con altri gruppi culturali della zona.
E’ in dirittura d’arrivo anche la prima antologia del gruppo, una raccolta di poesie in lingua delle varie autrici che uscirà nel prossimo mese di Giugno.
Collabora con il giornale locale “La Rana” curando la rubrica “ L’angolo della poesia”.
Uno dei Presidenti del Cenacolo di Poesia dialettale Berto Barbarani di Verona, così scrisse di lei:
“La nostra carissima amica e Poetessa Nadia, nell’introdurre il suo splendido percorso poetico, abbaglia il nostro spirito osservativo fra gragniuole di “flases” illuminanti che ravvivano e stemperano i colori armonizzando i suoni nei toni vocalici, sfumano le immagini dentro il ritmo fluente del verso, fra anafore, assonanze, enjambementes, costruendo così nell’ascoltatore e nel lettore la magia armoniosamente cantabile delle parole in veri minuetti d’ombra. Nadia approda alla sensibilità, al sentiero del vissuto, del suo diario d’immenso equilibrio esistenziale, toccando con la Poesia le forme della serenità e della bellezza. La casa della Poetessa è sempre piena di natura, disseminata di fiori, di luci, di penombre, di luna, di profumi, di dolcezza, le sue stanze si popolano di ricordi, di memorie, di oggettivazioni rivolte a lenire il dolore con la speranza, le iatture della vita con la cometa della comprensione, della persuasione dell’arte che lei compenetra e svela nell’armonia dell’infinito. In Nadia è assoluta la capacità della Poesia di stemperare dentro l’immaginario, il sogno, l’invenzione in tante unicità ispirative che toccano l’acme dell’espressiva, fantastica, creatività artistica”.

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La Butina

Quando i fiori, a boca verta,
i speta sediè
le ultime goze del tramonto,
se spalanca ancora i oci
da la finestra de la sera
par vardar na tera
che parla con la oze fonda
de radise conossue,
na tera che reciama
respiri de memorie
a soràr le nostalgie del cor.

E, nel silenzio fondo
de orti e prà incocolìi, la tera la conta…

La conta
de i oci grandi de na butina
che se alzava in ponta de pie’
par spejarse drento el pozo
’ndo pingolava la barca
del primo quarto de luna.

Na butina che se cunava
scondendo le treze
fra le pieghe smarìe
de la cotola de la mama
’ndo se missiava careze e fantasie
a le paure de la note.

L’era la butina che zugava
co i bissinei del vento
par sfojar pagine nove
e incolar parole zòene
nel zugo intorcolà de i sogni.

LA BAMBINA: Quando i fiori a bocca aperta/aspettano assetati/le ultime gocce del tramonto/si spalancano nuovamente gli occhi/dalla finestra della sera/per guardare una terra che parla/con la voce profonda/di radici conosciute/una terra che richiama/respiri di memorie/a ristorare le nostalgie del cuore//.E nel silenzio profondo/di orti e prati assonnati/la terra racconta…//Racconta/degli occhi grandi di una bambina/che si alzava in punta di piedi/per specchiarsi nel pozzo/dove penzolava la barca/del primo quarto di luna.//Una bambina che si cullava/nascondendo le trecce/tra le pieghe stinte/della gonna della mamma/dove si mescolavano/carezze e fantasie/alle paure della notte.//Era la bambina che giocava/con i vortici del vento/per sfogliare pagine nuove/e incollare parole giovani/nel gioco attorcigliato dei sogni.

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Aironi

Graffiano,
i passi del tempo,
le umili zolle arate
dove trasuda, dolce,
il sapore della terra.

Incerta, tra le nebbie,
è la ricerca d’illusioni
e s’ingarbugliano
tra i pioppi
i sospiri arruffati
dell’anima.

Refoli di vento
soffiano sui canneti,
mentre s’annidano tra
echi di tempi perduti
i grovigli dei silenzi.

Ed io,
con l’infinito nel cuore,
m’aggrappo
ad un volo lontano
d’aironi
per sfumare
nel sorriso del cielo
il ricordo
dell’ ultimo sole.

***

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