Zorzi Pierluigi

…a cura di Graziano M. Cobelli

Poesia

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Pierluigi Zorzi

Pierluigi Zorzi è nato a San Martino Buon Albergo (VR) il 17/01/1944. Ha assolto il servizio militare a Varna (BZ) nel corpo degli Alpini. Ragioniere revisore legale, ha lavorato in importanti aziende del veronese per poi svolgere attività professionale in proprio. Ha ricoperto incarichi nel gruppo Alpini e nella Scuola Materna di Cellore e nella Pro Loco. Nel 1991 l’editore Taucias Gareida di Giazza (VR) ha pubblicato il suo primo libro, al quale ne sono seguiti un’altra decina con editori diversi. La sua attività letteraria spazia tra storia locale, romanzo, commedia, racconti, poesia dialettale ed in lingua italiana. Le sue poesie hanno ricevuto riconoscimenti in concorsi di varie città d’Italia. Inoltre si dedica anche alla pittura avendo realizzato una cinquantina fra dipinti ad olio, acquerelli e pastelli.
Dal 1993 al 2006 è stato assessore alla cultura e vicesindaco nel Comune di Illasi (VR). Durante il suo mandato ha portato ad Illasi, per la prima volta, una rassegna di poeti tra i quali l’amico Giampaolo Feriani, famoso poeta dialettale veronese scomparso qualche anno fa. Nel 2009 il Comune di Illasi gli ha conferito il riconoscimento “Per l’impegno ed il risultato ottenuto nell’ambito culturale”.
Il critico letterario Silvia Denti ha scritto della sua poesia: ”Una scrittura etica e immaginaria quella di Pierluigi Zorzi, che ci riporta un pochino alla mente un grande del passato, il poeta Ugo Foscolo. Dal silenzio notturno nascono canzoni armoniose, che al mattino gridano la loro forza e si incidono indelebili nelle pagine di carta”.
Ha presentato i suoi libri in biblioteche, scuole, università della terza età e ambienti privati.
È citato in diversi siti internet dove, oltre che poeta e scrittore, viene considerato come storico, avendo pubblicato tre volumi sulla storia di Illasi e Cellore dalla preistoria fino ai Longobardi.
È stato il primo che, in un libro, ha descritto la storia della nobile famiglia romana dei Sertorius (I° secolo d.C.), il cui monumento funebre è stato rinvenuto il località Cisolino a Cellore di Illasi. Costituisce uno dei reperti più importanti del Museo Maffeiano di Verona. Oltre alla storia delle due splendide ville edificate e appartenute alla famiglia dei Pompei.
Tra il 2011 e il 2012, su invito del Parroco don Roberto Agostini, ha esaminato e catalogato migliaia di antichi documenti giacenti nella chiesa di Cellore che, oggi, formano l’archivio parrocchiale della frazione. Da essi ne ha tratto un libro che, tra l’altro, rivela la presenza a Cellore della nobile famiglia veronese degli Occhiodicane, un membro della quale ha sposato quella che per la Chiesa è Santa Toscana. È individuata con precisione la loro dimora.
La produzione letteraria di Zorzi continua tutt’ora e si sta realizzando in una nuova raccolta di poesie in lingua italiana e in un nuovo romanzo ambientato negli anni ’60 a San Martino Buon Albergo.

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Sentieri persi

Anca s’el mondo el gira
a perfessiòn,
anca s’el sol el nasse
tute le matine,
anca se mai non cambia
le stagiòn,
avèmo za spedìo
le cartoline
con tanti auguri
de disperassiòn.

Auguri a quei che à perso
el sentimento,
che pensa solo a guadagnàr,
che serca sempre
el godimento
anca a costo de crepàr.

Auguri a quei che vive
nel trambusto,
sempre de corsa
sempre a strangolòn,
coi piè ligadi ne la morsa
de la competissiòn.

Auguri a ci pessàta
i altri sensa cura
par farse un posto al sol
e farse rispetàr
co la paura.

Auguri ai disonesti,
a quei che roba el pan
ai poarèti,
a quei che mostra i denti
par comandarghe
ai butelèti.

Auguri, bela gente,
che’l mondo el possa
deventàrve na presòn
e soto le cadène
che struca i polsi
forse ve torna la resòn.

Sentieri persi: Anche se il mondo gira/alla perfezione,/anche se il sole nasce/tutte le mattine,/anche se mai non cambiano/le stagioni,/abbiamo già spedito/le cartoline/con tanti auguri/di disperazione.//Auguri a quelli che hanno perso/il sentimento,/che pensano solo a guadagnare,/che cercano sempre/il piacere/anche al costo di morire.//Auguri a quelli che vivono/nel trambusto/sempre di corsa/sempre con l’acqua alla gola,/con i piedi legati nella morsa/della competizione.//Auguri a chi prende a calci/gli altri senza cura/per trovarsi un posto al sole/e farsi rispettare/con la paura.//Auguri ai disonesti,/a quelli che rubano il pane/ai poveretti,/a quelli che mostrano i denti/per dare ordini/ai bambini.//Auguri, bella gente,/che il mondo possa/diventare una prigione/e sotto le catene/che stringono i polsi/forse vi torni la ragione.

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Pitor

Soto i rami del platano,
pitòr, t’ò visto
impenelar la tela
e, come un ladro smalissià,
robàr le tinte de la sera,
spetàr che passa
la nuvoleta
par far più ciaro
el ciel,
fissàr come na statua
i fiori che se specia
nel russèl.

T’ò visto
quando te copiavi
la tinta de l’erbèta,
quando, sensa tremàr,
te pituràvi
le pene de l’ochèta.

T’ò visto
ciacolàr co le galine,
spiegàr i to segreti
ai buteleti,
osàrghe al ciel
che’l te mandasse zo
i angiolèti.

Ma quando nel tramonto
el sol tirava i primi sbaci,
pitòr, t’ò visto lagrimàr
gosse de comossiòn
guardando el paradiso
che seràva i oci.

Soto i rami del platano,
pitòr,
ombra distesa su la tera,
te riva un gropo in gola
pensando che stanòte
i to colori deventarà
na bruta macia nera.

Pittore: Sotto i rami del platano,/pittore, ti ho visto/impennellare la tela/e, come un ladro esperto,/rubare le tinte della sera,/aspettare che passi/la nuvoletta/per far più chiaro/ il cielo,/fissare come una statua/i fiori che si specchiano/nel ruscello.//Ti ho visto/quando copiavi/la tinta dell’erbetta,/quando, senza tremare,/dipingevi/le penne dell’occhetta.//Ti ho visto/chiacchierare con le galline,/spiegare i tuoi segreti/ai bambini,/gridare al cielo/che ti mandasse giù/gli angioletti.// Ma quando nel tramonto/il sole faceva i primi sbadigli,/pittore, ti ho visto lacrimare/gocce di commozione/guardando il paradiso/che chiudeva gli occhi.//Sotto i rami dl platano,/pittore,/ombra distesa sulla terra,/ti sale un groppo alla gola/pensando che stanotte/i tuoi colori diventeranno/una brutta macchia nera.

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