Lorenzetto Carlo

… a cura di Graziano M.CobelliPoesia

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Chi è Franco Carlo Lorenzetto,

Nato a Merlara, paese di campagna, ultimo della provincia di Padova confinante con quella di Verona.
Essendo nato e cresciuto in un paese di campagna ama la terra, la pace agreste dei suoi luoghi e non li cambierebbe per nulla al mondo.
La poesia lo ha sempre affascinato fin dai primi anni di scuola.
Purtroppo erano gli anni subito dopo il fine guerra e per la grande miseria di allora non ha potuto studiare se non dopo il lavoro con corsi serali conseguendo il diploma di terza media.
Dipoi, grazie ad amici studenti, ha continuato a studiare per conto suo.
Autodidatta a tredici-quattordici anni incominciò a scrivere testi letterari di canzoni. Ci ha provato professionalmente, ma fin dai primi anni novanta, per le difficoltà incontrate, decise di appendere, come si suole dire, la penna al chiodo.
È difficile estirpare le radici di una passione vera, così dopo qualche anno entrò nel Club “ Poeti dialettali del legnaghese “ e poi  nell’Associazione “Poeti di lingua italiana “sempre del legnaghese, e così, riprese la penna in mano.
Dopo alcuni anni pubblicò la prima raccolta di Poesie e qualche anno dopo pubblicò la seconda.
Uscito dal Club e dall’Associazione G. Bellinato, nel 2011 ha istituito un gruppo della basse padovana veronese e vicentina intitolato “I DE VERSI”.
Ora al suo attivo ho un buon numero di riconoscimenti per lo più derivati da premi di Poesia.

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Nell’onda della solitudine

Allorquando il girasole china la corolla
il sole ormai rivela al mondo
la voglia di tramonto e il tempo
pigramente celebra l’evento
sull’oro del mare di frumento,
intanto la luna si risveglia
e l’azzurro si mescola all’argento.

Dal cenobio dei grilli giunge
unicorde il canto e l’anima
s’affaccia al davanzale del tramonto
sospesa nella luce incerta della sera.
È pena nella pena e turba
il lugubre notturno della civetta,
mentre quiete s’adagiano le ombre
sul morbido cuscino d’ogni cosa.

È l’ora della corsa folle del pensiero
nell’intima ragione dei ricordi:
cavalcando il blu della notte
vanno motivati d’emozione
aggrapparsi ai misteri della fede.

Tornano a nutrire l’erba del silenzio
passaggi grevi e vuoti abituali
nell’onda devastante della solitudine.

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In questo quattordici febbraio

Ho speso tutta la mia fantasia
a colorare ricordi
in questa sera di silenzi e passi
mentre, il sole al tramonto
versa brocche colme di luce
sulle acque crespe del Fratta
e si specchia e riluce.

E come torna la voglia d’amare
sulle radici profonde di ricordi logori
che distillano in alambicchi sterili
attimi malinconici
e mi scopro erede di giorni sciupati.

Tra cielo e sponda,
zoccolando
nel freddo respiro della sera
cavalcano ippogrifi i ricordi
– follia crescente – e pregusto lacrime
per questo timido amore
che, sepolto, torna conforza
e tornano palpiti
con brividi d’anima
nel duro limbo della mia solitudine.

1) fratta: piccolo fiume che taglia un quarto del mio paese a ovest.

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