Aleardi Aleardo

…a cura di Graziano M. Cobelli

Poesia

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Aleardo Aleardi

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La campagna romana

Un ciel di foco, un suolo di gramigna,
un fiato d’aura immonda.
Di quando in quando alcuni archi travolti
d’acquedotti senza onda:
qualche logora tomba
senza sepolti: uniche ombrie su prati
infecondi, pelati;
un filo di torrente
che striscia fra i giuncheti, e non si sente,
ove attorta, sui ponti, la ribalda
vipera al sol si scalda.
Qualche buffala immota
lorda di mota con la testa bassa
musando guarda il vìator che passa.
Un branco di selvatici cavalli
galloppando pei calli
arsi, solleva a nuvole la sacra
polve di venti popoli; la polve
più illustre de la terra.
Ecco i pascoli pingui e le tiorite
aiuole di Virgilio, ecco i giardini
dei superbi Latini!

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Corradino di Svevia

Un giovinetto pallido, e bello, con la chioma d’oro,
Con la pupilla del color del mare,
Con un viso gentil da sventurato,
Toccò la sponda dopo il lungo e mesto
Remigar de la fuga. Avea la sveva
Stella d’argento sul cimiero azzurro,
Avea l’aquila sveva in sul mantello;
E quantunque affidar non lo dovesse,
Corradino di Svevia era il suo nome.
Il nipote a’ superbi imperatori
Perseguito venia limosinando
Una sola di sonno ora quïeta.
E qui nel sonno ei fu tradito; e quivi
Per quanto affaticato occhio si posi,
Non trova mai da quella notte il sonno.
La più bella città de le marine
Vide fremendo fluttuar un velo
Funereo su la piazza: e una bipenne
Calar sul ceppo, ove posava un capo
Con la pupilla del color del mare,
Pallido, altero, e con la chioma d’oro.
E vide un guanto trasvolar dal palco
Sulla livida folla; e non fu scorto
Chi ‘l raccogliesse. Ma nel dì segnato
Che da le torri sicule tonâro
Come Arcangeli i Vespri; ei fu veduto
Allor quel guanto, quasi mano viva,
Ghermir la fune che sonò l’appello
Dei beffardi Angioíni innanzi a Dio.
Come dilegua una cadente stella,
Mutò zona lo svevo astro e disparve.
E gemendo l’avita aquila volse
Per morire al natío Reno le piume;
Ma sul Reno natío era un castello,
E sul freddo verone era una madre,
Che lagrimava nell’attesa amara:
Nobile augello che volando vai,
Se vieni da la dolce itala terra,
Dimmi, ài veduto il figlio mio?-
Lo vidi; Era biondo, era bianco, era beato,
Sotto l’arco d’un tempio era sepolto.

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Poesie da: https://www.poesie.reportonline.it/
Biografia e foto da: Wikipedia

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