Mazza Wainer

…a cura di Graziano M. CobelliPoesia

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Chi è Wainer Mazza,

E’ di Motteggiana, in provincia di Mantova, paesino sulla riva dx del Po. Poeta dialettale ed in lingua, da oltre 40 anni fa parte del Cenacolo dialettale “Al Fogolèr” di cui è stato per anni presidente. Con gli anni Wainer si trasforma da cantautore in lingua a cantastorie e questa trasformazione gli permette di affrontare le vie e le piazze dei paesi mantovani, ma non solo, arrivando a calcare palcoscenici che vanno dal Trentino alle Marche. La sua ironia, il suo modo di intrattenere sono oramai proverbiali ed apprezzati in ogni situazione che lui sa gestire con innata maestria e sapiente dosaggio. Voce e chitarra gli sono di valido aiuto, le canzoni popolari sono nel suo sconfinato repertorio, mentre le tematiche a lui più care le tratta con grande sensibilità e sentimenti sinceri. Un dilettante con il piglio del professionista che di certo non fa mai pesare perché la sua missione è quella di condividere con la gente di qualsiasi ceto ed estrazione la bellezza di vivere momenti di comunione e partecipazione attraverso il canto popolare e la dialettica del vivere di tutti i giorni calandosi nelle realtà che lo vedono attore e spettatore.

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La scragna ad mé màdar

L’era par mé màdar
cla scragna ch’ho cunprà
parché la stès mèi
cun al cül e cun la schena.
Adès, però,
a la dropi mé
e a senti ch’a stagh mèi
cun al cül e cun la schena
quand a m’agh senti
inséma.
Sa pensi alùra
che mé màdar
la l’ha mai gudìda
cla scragna par star mèi
am par quaşi
da rubàragh al pòst.
Par questu dli vòlti
am levi sö
e a la vardi vöda
cla scragna
tòta apòsta par mé màdar.
Ma ad sicür adès indùa l’è
la fa sensa scragni
la fa sensa ad töti
cli nòstri ròbi
parché l’è andàda a star
in Paradis.

La sedia di mia madre: Era per mia madre/quella sedia che ho comperato/perché stesse meglio/con il sedere e con la schiena.//Adesso, però/la uso io/e sento che sto meglio/con il sedere e con la schiena/quando mi ci siedo/sopra.//Se penso allora/che mia madre non l’ha mai goduta/quella sedia per stare meglio/mi sembra quasi/di rubarle il posto.//Per questo delle volte/mi alzo/e la guardo vuota/quella sedia/presa apposta per mia madre.//Ma di sicuro adesso dov’è/fa senza sedie/fa senza di tutte/le nostre cose/perché è andata ad abitare/in Paradiso.

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Quelle mani 

Sono le mani
gli artigli, l’aratro
la macina lieve
che trasforma e divide.
Sono le mani
che rilasciano il seme
che va a cader dolcemente
nel letto di terra
e appianano il solco
perché han dentro
il sentimento dell’ordine
acquisito negli anni.
Son quelle mani
callose e sgraziate
dalle unghie perenni
annerite di sporco
vescicate e distorte
come rami nodosi
che sanno parlare
alle piante in raccolto
o quando lo stesso
è di là da venire.
Ogni tanto, quelle mani,
vanno sui fianchi e alla fronte
perché c’è di mezzo
un pesante pensiero
un dubbio, un perché
e una stretta concedono
solo a chi rispetta
quel che loro rispettano
e consacrano al giusto.

***

Wainer Mazza – Autoritratto

 

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