11. La lingua cimbra oggi: Andrea Oxilia

…a cura di Aldo Ridolfi

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   I Cimbri della Lessinia

   11. La lingua cimbra oggi: Andrea Oxilia

   Eppure la lingua cimbra non è ancora uno spazio concluso, un perimetro definito, una vivacità pietrificata.

   Per averne conferma, basta rivolgersi ad Andrea Oxilia, un giovane tenente dei Carabinieri in servizio a Riva del Garda in veste di comandante del Nucleo Operativo Radiomobile dei Carabinieri. Andrea Oxilia non solo conosce la lingua cimbra, ma scrive poesie in cimbro con le quali ottiene continui e importanti riconoscimenti.

   Veronese di nascita ma trentino di adozione, si è laureato in Giurisprudenza con una tesi sulle minoranze linguistiche. Riflessione che, dopo la laurea, si è concretizzata in numerosi interventi a difesa delle lingue minoritarie, in particolare quella dei Cimbri veronesi.

  Proprio chi scrive, assieme a Piero Piazzola, nel 2004, ha accolto un suo primo componimento, “Tzimbar Adalar”, dove il volo dell’Aquila cimbra diventa pretesto per rivisitare dall’alto l’altopiano lessinico e cogliere così una nuova dimensione dell’anima di questa terra.

Tzimbar adalar  

Ipi rarar ‘un adalar. 
Trougand arbaizzat 
mai vetofan sain;
spitz ‘ume Kareige
mai sinje ist.
Ljetzan mai heartz
un mai seal. 
I pi rarar ‘un adalar; 
i rualj an kirchan
un kljoukan kljingan;
i tue au mai vetofan
un tondarn un schiezzan
de tzimbar beirn.
I buse spitze ‘un pauchan
un vaurdar kunta-si.
Ist sontak for de Tzimbarn
‘un Draitzen Komaunj!
A tzimbar adalar snurat
un kout inj aljan irandare
‘un Sealagan Lautan
bo da muzzan nist stearban.
A Tzimbar adalar snurat
unt khout in aljan ìar.
Ber ist de Tzimbar laut,
baz ist de Tzimbar Earde. 

Aquila cimbra: Sono volo d’aquila.//Canaloni di neve/sono le mie ali;/Cima Carega/la mia mente.//Giazza è il mio cuore/e la mia anima.//Sono volo d’aquila;/tocco chiese/e rintoccano campane;/schiudo le mie ali/e tuonano e sparano/i trombini cimbri.//Bacio cime di faggi/e divampano fuochi.//E’ festa per i cimbri/dei Tredici Comuni!//Un’aquila cimbra vola/e racconta a tutti voi/di genti beate,/che non moriranno.//Un’aquila cimbra vola/e dice a tutti voi/chi è la gente cimbra,/cos’è la terra cimbra.

   “Ricordo di neve, a Mario Rigoni Stern” è del 2007. In tre anni Oxilia elabora una precisa e originale maturazione formale che si accompagna ad una capacità penetrativa nel racconto della sua terra e dell’umanità dei suoi abitatori. Ciò gli consente di collocare in un tempo e in uno spazio leggendari e insieme reali, in una dimensione umanamente eroica la figura saggia e forte di Mario Rigoni Stern. Leggiamolo “Ricordo di neve”:

Gadenk ‘un snea  

ime Mario Rigoni Stern

Du pist a lerch… Mario.
Ut hóagan bóadan báizzan,
ut bèntljan áltan un bìljan,
bèinje b
ólkan gahìlbasi
lèbast de lápe ‘un daim’ lèbe.

For sèmpar tze bùsan in hìmal,
pitme ma asbia a krùan
in lailachar ‘un snea
gamántalt ut spurn ‘un tanne.
Gadenk ‘un snea.
Rebehùandar báizzan,
séalj ‘un tòatan,
asbia bint ‘un bintar
pepan dai poupal, inschlafat.
Gadenk ‘un snea. Lentak.
Pilach du pist gabest;
lerch esan du pist, un
stuan-tófe for súntan
‘undar bèlt. Stern bo infríasat:
gadenk ‘un snea. Loekat. 

Ricordo di neve –  a Mario Rigoni Stern: Sei un larice. Mario.//Su alti pascoli bianchi,/su sassi antichi e selvaggi,/quando nuvole si riuniscono/vivi la favola della tua vita.//Per l’eternità a baciare il cielo,/con la luna a far da corona/a lenzuola di neve/stese come “andane” di fieno su tracce di pino.// Ricordo di neve.//Pernici bianche,/anime dei morti,/come vento d’inverno/ sfiorano la tua gemma, sopita.//Ricordo di neve. Vivo.//Fosti betulla;/ora sei larice, e/fonte battesimale per i peccati/del mondo. Stella che sgela:/ricordo di neve. Fiammeggia.

Dopo, dal 2007 in poi, ne sono arrivate altre, ma di quelle parleremo in altra occasione.

Aldo Ridolfi (Continua)

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