11 – DI TASSA IN TASSA: “La tassa sul macinato in Lessinia”

…a cura di Aldo Ridolfi

Poesia

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La cartina mostra la dislocazione dei mulini nell’alta Val d’Illasi tra Ottocento e Novecento, sulla base dei documenti consultati e citati anche in queste puntate. Per Badia Calavena sono indicate due località: Pernigo e Volpi.
DI TASSA IN TASSA: “La tassa sul macinato in Lessinia”

Undicesima puntata: I casi di Tagliapietra Teresa e di Zordan Antonio.

Il rischio per i mugnai non era solo quello di incorrere in multe e penalità comminate dai vari Uffici delle imposte dirette, ma anche quello di subire processi penali. Sfogliando, appunto, in Archivio di stato, i processi penali, si trova che, giusto per fare un esempio, tra il primo gennaio e il 10 aprile del 1872, il tribunale di Verona emetteva ben 15 verdetti in materia di Tassa sulla macinazione e riguardanti diversi distretti della nostra provincia: Parona, Gazzolo, Bussolengo, Quinzano, Caprino, Garda, Guidizzolo, ecc. Non sempre tuttavia il verdetto costituiva una condanna per il mugnaio. È il caso di Silvestri Pietro di Parona che non fa entrare nel suo mulino il verificatore. L’assoluzione da parte dei giudici si fonda sul fatto che il verificatore bussa alla porta alle ore 22 e 35 e a quell’ora poteva trattarsi di un malintenzionato. Bene ha fatto dunque il Silvestri a non aprire. Analogo l’iter anche per il mugnaio Zanetti Luigi, anch’egli di Parona.
Ma, tornando alla nostra valle d’Illasi, i Processi Penali conservano due sentenze a carico di altrettanti mugnai. La prima riguarda Tagliapietra Teresa, mugnaia di Badia Calavena, accusata di aver macinato frumento nel palmento destinato al granoturco, compiendo quindi una macroscopica evasione fiscale, come il lettore ben può intendere avendo letto tutte le puntate precedenti. Tuttavia Tagliapietra Teresa poteva farsi forza anche di un testimone pronto a  sostenere di essere quotidiano frequentatore del mulino e di non aver mai assistito ad espedienti del genere da parte della mugnaia. La signora Teresa viene assolta.
Sorte diversa è toccata invece a Zordan Antonio di 66 anni, anch’egli di Badia Calavena, anch’egli accusato dello stesso reato e anch’egli assolto perché ai giudici non bastava la parola del verificatore, avevano bisogno di qualcosa di più probante, se ciò mancava arrivava l’assoluzione. Ma Zordan Antonio aveva commesso anche qualcos’altro: non aveva apprezzato la visita del verificatore. Un abisso culturale divideva i due. Zordan era abituato da anni o da decenni ad affrontare la macinazione con la scarsità dell’acqua a causa della siccità che riduceva i ruscelli a rigagnoli, o con il freddo che ghiacciava i vaj e obbligava all’inattività; doveva confrontarsi ogni giorno con abilità e astuzia con contadini pronti a protestare per un etto di farina, vigili come nessun altro a non pagare una lira in più né di tassa né per la macinazione. E, dopo tante ansie, vedersi il verificatore che esamina, con una meticolosità degna di miglior causa, le tracce di farina o la presenza di pochi chicchi sulle macine dei suoi palmenti, perde la calma, strappa di mano all’ufficiale del fisco il verbale e glielo lacera sotto gli occhi. Non ancora soddisfatto lo investe di epiteti irriguardosi «dicendogli figura porca, e figura vacca e altri titoli offensivi».
Assolto dall’accusa di scorretta macinazione, il giudice non gli “perdona” però la mancanza di rispetto nei confronti di una figura istituzionale a gli commina una multa di lire 51 commutate in 17 giorni di carcere qualora non avesse pagato. Davvero quel momento d’ira è costato caro a Zordan Antonio, a meno che non abbia optato per il carcere anziché per il pagamento della multa.
Con la pittoresca figura di questo mugnaio termina la ricognizione sulla tassa sul macinato in Lessinia. Una pagina che oggi gli storici non mancano di qualificare vergognosa perché ha colpito la parte più debole della popolazione, andando a compromettere non consumi di lusso ma la semplice sopravvivenza di famiglie numerose già in procinto di prendere le loro vecchie valigie di cartone legate con lo spago e avviarsi verso altri paesi e altri continenti.
Ma tant’è, così va il mondo.

Aldo Ridolfi (11 fine)

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