Bonomi Rosapia

… a cura di Graziano M.CobelliPoesia

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Chi è Rosapia Bonomi,

Rosa Pia Bonomi, ultima di sette figli di contadini veronesi di origine montanara, non è una ragazzina.
Nasce alla fine del 1935 a Sommacampagna (VR), in piena campagna.
Abitando quasi ai confini dell’aeroporto militare di Villafranca, vive la sua infanzia nella guerra, vede disastri terribili, bombardamenti, distruzioni, conosce giovani militari italiani, tedeschi non SS, americani neri… Non può essere razzista!
Sempre a causa della guerra, finisce la scuola elementare tardi ma, con l’aiuto di insegnanti bravissime e generose fa gli esami di terza media.
Frequenta la scuola magistrale e un po’ di Università, nel frattempo vince un concorso ed inizia ad insegnare in paesi della bassa veronese e poi in montagna, insomma fa la maestra.
Appena possibile frequenta il triennio di teologia. . .legge scrive e studia.
Si definisce una zitella con un sacco di amici.
Ha viaggiato un po’ in quasi tutto il mondo e nelle poesie si sente!
Il vizio di comporre filastrocche matte, poesie serie, racconti di ogni tipo, le viene dallo stesso vizio dei genitori, specialmente della mamma.
Ha pubblicato due volumetti di poesie ed anche un libro matto… che dice cose serie.
Sta scrivendo una sua autobiografia, dove parla un po’ della propria vita e molto di com’era la vita nei… lontani decenni passati.
Spesso si presenta con lo PSEUDONIMO: Galina Padovanskaya.

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Dal Monte Hiey

Si alzano infine le nubi sul lago di Kioto
nella mattina d’agosto insolitamente fresca.
Dal monte Hiey si ammira la città lucente,
la distesa di madreperla dell’acqua lontana.
Secondo Katsuhito Sato, scienziato giapponese,
come pure secondo il Budda, l’Illuminato,
non solamente il lago e la città lucente
e la gente che ama, pensa, alleva bambini,
ma pure le galassie che abitano l’infinito
vengono dal nulla e al nulla ritorneranno.
Mi permetto di esporre la mia modesta teoria
dei “tanti veicoli” nell’eternità per noi futura.
La storia e la geografia non sono che barlumi di desiderio
del nostro futuro muoverci secondo desideri d’amore,
vivendo e rivivendo incontri, attimi di conoscenza,
tramonti, notti stellate e fresche mattine
come questa, di madreperla, sul lago di Kioto.

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Profonda, Profonda Africa

Profonda, profonda Africa
danza degl’Impala nell’alba fresca
biondo leone dagli occhi d’oro
savana dove navigano il baobab e l’elefante
tramonti in cui non si stempera il dolore
profonde fresche notti illuminate dai grilli
ragazzi dai dolci occhi di gazzella
curve ciglia levigate braccia con riflessi
sorelle madri con bimbi appesi come frutti
innumeri come le verdi mammelle delle papaje
umanità sprecata che conosce così poco il cibo
irrisa dalle mogli dei nostri ambasciatori
grandi acque profonda sete
strade che afferrano invano l’orizzonte
infinito cammino nella polvere
profondo, profondo dolore.

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