4. Lavagno (VR) – La Batteria Monticelli: “Caratteristiche della Batteria Monticelli” …a cura di Giuseppe Corrà

…a cura di Giuseppe Corrà

Poesia

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“Caratteristiche della Batteria Monticelli”

Batteria Monticelli, territorio in cui è inserita

La batteria Monticelli, grazie alla sua stessa struttura costruttiva che l’ha ben mimetizzata nel terreno circostante, è ancora oggi conservata in buone condizioni sulle colline del Comune di Lavagno in un territorio compreso tra via Monticelli, via Preàre e via Fontana. Essa rimane ancora ben delimitata dai suoi cippi originari e le sue opere murarie sono in buono stato.
Nascosta in mezzo alle vigne, realizzata dal Genio militare italiano contemporaneamente ai forti Monte Castelletto di Cancello e San Briccio ed ultimata nel 1888, cuciva la difesa montana con quella di pianura, raccordandosi al campo trincerato ex-austriaco di Verona, per completare l’angolo di tiro offensivo e difensivo in direzione Est. Con le sue artiglierie (8 cannoni da 120G) controllava la val d’Illasi, la strada e la ferrovia verso Vicenza. È stata edificata sulla stessa dorsale del forte San Briccio di Lavagno, quasi del tutto incassata e raccordata al pendio del terreno collinare. Come le altre opere militari della fine dell’Ottocento, seguiva le regole determinate dal progredire della potenza e della gittata dell’artiglieria. In questo modo essa si nascondeva alla vista del nemico coprendosi di spessi strati di terra. Ecco perché non si  distingue guardando la collina dal basso, anche se si trova a soli 200 metri in linea d’aria dalla rotonda delle Quattro strade sopra la via che da Vago porta a San Pietro di Lavagno.
Le opere militari del 1800, tra cui anche la batteria Monticelli, si distinguono dalle precedenti perché esternamente l’elemento protettivo predominante è la terra ricoperta di vegetazione. La copertura in terra, aumentata nello spessore, proteggeva la muratura dallo scoppio delle prime granate oblunghe che si incominciavano ad impiegare in battaglia. Una protezione migliorata pure dal profondo fossato che le circondava e ne proteggeva il fronte di gola con un paradorso.
Le artiglierie in dotazione della batteria erano sistemate in barbetta, in posizioni singole ed accoppiate, protette dai tiri di infilata (lungo l’asse longitudinale) da traverse in muro e terra. La loro possibilità di tiro era a completo giro d’orizzonte.
L’originaria strada di accesso alla postazione militare comunica con il fronte di gola (lato Ovest). Qui oggi risultano demoliti il ponte levatoio ed il portale di ingresso. Nel piazzale interno si presenta il fronte dell’opera muraria con, al piano terra, la serie di locali a volta per il ricovero degli artiglieri e, al piano superiore, le postazioni d’artiglieria in barbetta. Queste, originariamente, erano separate da traverse casamattate intermedie (costruzioni difensive coperte, ricavate dietro e dentro le mura e utilizzate per la difesa radente, cioè che segue la linea del terreno), poi demolite, comunicanti con il vano sottostante per mezzo di singole scale, a rampa rettilinea. In aderenza al fronte dei ricoveri è stato, nel tempo, costruito un piccolo fabbricato agricolo di due piani, con alcune tettoie annesse.
Nel suo insieme è conservata l’opera di terra: il terrapieno è ancora ben modellato, con le sue rampe di comunicazione. Due le poterne di accesso alle gallerie difensive di controscarpa, cioè  i passaggi in galleria che dall’interno della fortificazione conducono al vallo e alle opere esterne, passando sotto il fossato ed arrivando alle postazioni per fucilieri della controscarpa. Anche oggi sono praticabili e quasi prive di infiltrazioni. È ancora in efficienza pure la cisterna per la riserva idrica. Il fosso asciutto perimetrale, con i muri di scarpa e di controscarpa, è in buone condizioni. Lo spalto esterno, ampio e digradante secondo il profilo discendente del colle, è modellato per il tiro radente. Tutte le opere murarie, di buona fattura, sono eseguite a blocchi rustici di pietra tufaceo-calcarea locale, di tonalità chiara, giallo-grigia.
La batteria è di proprietà privata dal 1929 e, nel 2008, è stata fatta oggetto di un progetto di lottizzazione edilizia, bloccato con vincolo paesaggistico dalla Sovrintendenza grazie all’intervento di Legambiente volontariato di Verona, che ha ben documentato il suo stato di conservazione grazie al lavoro degli architetti Lino Bozzetto ed Albino Perolo.

Giuseppe Corrà (continua)

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Articolo del dicembre 2012 – Pubblicato anche sul quotidiano l’Arena.
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