L’Alpino: “Sepp Innerkofler”… – 19
…a cura di Ilario Péraro
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Sepp Innerkofler
Leggendo “Guerra sulle Alpi (1915-1917) di Fritz Weber, scrittore e ufficiale austriaco, colpisce la descrizione dell’impresa per la conquista del Paternkofel (Monte Paterno) da parte di Sepp Innerkofler insieme con altri quattro temerari, il 4 luglio 1915, ma soprattutto è toccante il comportamento dei nemici italiani.
“Sepp … lancia una bomba a mano. La sente colpire il terreno, ma non segue l’esplosione. Ne lancia un’altra. Niente. Inesplosa anche questa. Sta per lanciare una terza quando una pallottola di fucile lo colpisce in mezzo alla fronte. Un attimo ancora e poi sprofonda nell’abisso spalancato sotto i suoi piedi… Circa 50 metri sotto la vetta, in un incavo tra le rocce, giace il corpo di Sepp Innerkofler. Resta là, nel burrone, ancora due o tre giorni. Poi sparisce. Gli italiani lo hanno tirato su. Con l’esplosivo scavano una fossa e vi adagiano, per l’eterno riposo, il corpo del loro valoroso avversario.”
Avvincente è sapere che la salma di Sepp Innerkofler venne recuperata solo alcuni giorni dopo per iniziativa del portaferiti Angelo Loschi, 267ª Compagnia del Battaglione Alpini «Val Piave», che con l’alpino Vecellio, sotto il fuoco nemico riuscì con grande difficoltà a recuperare il corpo dal camino Oppel. Per questo atto di pietà Loschi ricevette un encomio solenne dal comando di brigata, mentre la salma venne tumulata in cima al Paterno per poi essere riesumata nel 1918 e trasportata al cimitero di Sesto.
Il famoso personaggio, guida alpina delle Dolomiti, nacque a Sesto, allora Tirolo, il 28 ottobre 1865, ma la sua morte fu motivo di divergenze soprattutto legate alle diverse discordanti testimonianze.
Il figlio Joseph Sepp jr. scrisse nel 1975 di aver assistito all’“operazione Patèrno” da un luogo molto vicino alle mitragliatrici collocate sulla Forcella di San Candido (Innichriedel), a nord della Torre di Toblìn (Toblinger Knoten): Vidi che mio padre voleva togliersi il fucile da tracolla, facendo un movimento tipico delle braccia e del corpo per imbracciarlo. In quell’istante la mitragliatrice sotto di me fece partire d’improvviso una raffica verso la cima del Paterno. Contro il firmamento mio padre era visibile a sinistra dell’ometto di sassi; poi cadde. Sotto di me si gridava a gran voce concitatamente: Cessate il fuoco! Ma il comando arrivò troppo tardi. Probabilmente, scorgendo qualcuno muoversi sul Paterno, il servente era stato indotto ad aprire il fuoco, supponendo erroneamente che si trattasse di italiani… Si può quindi ritenere sicuro che mio padre fu ucciso per sbaglio da una pallottola austriaca.
Josef Anton Mayr ha formulato un sapiente giudizio sulla vicenda: «La morte di Sepp costituì una commovente tragedia militare e umana. La sua figura ha giustamente raggiunto una fama leggendaria. Nessuno potrà mai dire con certezza come si siano svolti i fatti lassù sulla cima del Paterno. Da tutte le testimonianze emerge comunque la figura di un grande tirolese che ha offerto in sacrificio alla patria tutte le sue capacità e infine anche la vita».
Ilario Péraro