L’Alpino: “Arnaldo Berni”… – 22

…a cura di Ilario Péraro

Alpini 2

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Arnaldo Berni (Mantova, 2 giugno 1894 – Punta San Matteo, 3 settembre 1918) sottotenente degli Alpini, il 15 settembre è assegnato, a guerra da poco iniziata, al battaglione Tirano del 5º Reggimento Alpini. Promosso capitano per meriti di guerra.

La lettera “finale” di Arnaldo viene scritta il 31 agosto del 1918; lui si trova sempre in cima al San Matteo, dal quale ormai non scenderà mai più e dove attende ancora, con trepidazione ma anche con serenità, il cambio che non arriva.
E’ una corposa lettera nella quale possiamo ritrovare una sorta di suo testamento spirituale; infatti essa è la degna conclusione, con il tono, i contenuti, le preoccupazioni e le speranze, delle tantissime altre lettere composte da lui durante questi tre anni di guerra.
“Carissimi, mi trovo sempre come vedete, colla mia bella Compagnia sul monte conquistato e vi rimarrò ancora per almeno una settimana, se le cose andranno bene. La vita quassù è alquanto dura, ma tutto si sopporta per amore di Patria e per la Vittoria. Oltre ai disagi imposti dalla natura (freddo, neve, tormenta, mancanza di ricoveri, etc.), c’è il continuo tormento da parte del nemico che invano cerca di farci danno per costringerci ad abbandonare la posizione. Ma quassù ci sono i bravi alpini della 307ª del Battaglione Ortler e nessun nemico riuscirà a sopraffarli! Dunque, come vi dicevo, credo di rimanere quassù ancora per sette od otto giorni, poi scenderemo forse a S.ta Caterina per godere un meritato riposo od andremo al Passo dell’Alpe. Tenterò di chiedere allora la licenza… ma dubito molto che mi venga concessa, dovendo il Battaglione, verso la fine del mese, scendere più in basso come riserva. In ogni modo proverò. Farò anche il possibile, nel caso io ottenga la licenza, di farla ottenere anche a Meomo (soprannome di Arturo, n.d.r.). Mi sarebbe stato facile se fosse ancora al 27° da Campagna, ma ora non so a chi rivolgermi. Di qui vedo bene la conca Presena e la posizione su cui si trova il nostro Arturo. C’è quassù un panorama stupendo. Siamo quasi a 3500 metri e dominiamo tutto il Trentino. L’occhio spazia dalle Dolomiti cadorine alle Dolomiti di Brenta, all’Adamello, al Bernina, all’Ortler-Cevedale. E’ una ridda fantastica di cime nevose, di ghiacciai, di vette rocciose, di vallate verdi popolate di ameni paeselli. Dai primi di questo mese fino ad oggi ho lavorato e faticato molto, ho dato gran parte delle mie energie e, in molti momenti, era solo il mio entusiasmo (che non è mai venuto meno) e lo spirito di compiere tutto il mio dovere che mi hanno sorretto. Non importa se tutto quello che ho fatto, se tutto quanto ho sofferto non è stato o non sarà riconosciuto. Io sono egualmente contento. Fra poco avrò la Croce di Guerra. Magra ricompensa invero! Pari a quella che hanno coloro che, stando a qualche Comando, hanno fatto talvolta qualche capatina dietro la prima linea! Pazienza! Quando verrò a casa, avrò tante cose da dire e mi sfogherò… Ora continuo a compiere il mio dovere come prima e a dare quanto posso per il bene della Patria: spero che questa mia trovi il papà e la Rita reduci dalla loro villeggiatura e contenti. Ricordatemi a parenti ed amici. Baci e saluti affettuosissimi. Vs. Aldo” .
Il 3 settembre 1918 arriva sulla vetta un preciso colpo di artiglieria che abbatte la galleria dove Arnaldo Berni si era riparato con alcuni soldati mettendo così fine alla vita del giovane Capitano, impedendo persino ad amici e commilitoni di trovare il corpo.

Ilario Péraro

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