L’Alpino: “Episodi incruenti della Grande Guerra, curiosi e spiritosi – 2″… – 18

…a cura di Ilario Péraro

Alpini 2

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Episodi incruenti della Grande Guerra, curiosi e spiritosi – 2

E che dire di quanto successe il primo giorno del nuovo anno 1916 nella zona dell’Adamello? Il fatto che riporto è raccontato da Antonio, uno dei tre valorosi fratelli Leidi, sopravvissuti tutti alla guerra al contrario dei quattro fratelli Calvi. Egli narra che dalle nostre posizioni, una volta tanto dominanti quelle austriache, fu lasciata scivolare nella neve una grande scatola cilindrica che aveva contenuto un grosso panettone, vuota naturalmente, con all’interno una bottiglia di champagne, chiaramente vuota anche questa. Anche Attilio Calvi ricorda l’episodio, dicendo però che la scatola era sì vuota, ma che aveva all’interno un biglietto con su scritto: “Abbiamo mangiato il panettone”.

Ma la versione più accreditata, narrata da quella irriverente, spiritosa e caustica penna di Gian Maria Bonaldi, tenente degli “sconci”, è che i nostri Alpini, facendo il giro tra loro, riempirono la scatola con i loro escrementi, e potete facilmente comprendere cosa successe nelle sottostanti trincee austriache non appena scoperto il contenuto della scatola! Bonaldi, soprannominato “la Ecia”, la vecchia, per via di un imponente naso, tipo timone di barca a vela, di occhiali dalle lenti spessissime e di un mento appuntito, il tutto ricoperto un giorno di bufera da una sciarpa tutt’attorno al viso, con sopra piantato il cappello alpino, ricorda che l’opera fu del battaglione Morbegno in Conca Mandrone. Ma ecco la descrizione del fatto da parte della “Ecia”: “Gli Alpini presero una scatola di quelle rotonde dei panettoni, come si usava allora, e la riempiron di tutto quello che loro sovrabbondava e, dato che digerivano bene, la faccenda fu presto sbrigata. Lasciata fuori una notte fu un blocco solo, non precisamente di profumeria Coty. Così, poiché davanti a loro il pendio era uniforma e ben liscio, mollarono la scatola sulla neve, per modo che rotolò proprio davanti ad una delle ridottine che gli Austriaci avevano scavato davanti a dei laghetti. Il “tognino” che si trovò di fronte a simile marmellata, dato che non aveva la maschera antigas pronta, quasi restò soffocato.

Ci scaraventarono addosso tante cannonate da far passare la voglia ai profumieri improvvisati, ma le risate durarono un’intera settimana, tanto più che il caporale Gilardoni, capo profumiere non so se per esperienza o per quantità di materia fornita, mise fuori un cartello con su scritto: PREMIATA FABBRICA DI PANETTONI GILARDONI & C.”

Ilario Péraro

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