Trevisi Gianpaolo – “L’amore che non è”

…a cura di Elisa Zoppei

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Amici carissimi, in queste ultime settimane, attraverso una serie di eventi culturali intrecciati, ho avuto più volte l’occasione di incontrare Gianpaolo Trevisi lo scrittore-poliziotto, in posti diversi dedicati alla presentazione del suo ultimo libro L’amore che non è, (Gabrielli Editori, 2017), scritto non solo per il nostro diletto di lettori, ma per farci entrare con consapevole attenzione e serenità di giudizio nelle molteplici e diversificate dinamiche scatenanti la violenza sulle donne. Sento quindi il desiderio di condividerne la lettura con voi, trattandosi di una serie di racconti, tredici per la precisione, tutti presi dalla realtà dei fatti e trasmessi in forma epistolare, raccontati cioè in una lettera, scritta dalle varie protagoniste a destinatari mirati, fra i quali, in primis noi lettori.

Gianpaolo Trevisi

Note biografiche

Gianpaolo Trevisi è un uomo in movimento, dalla personalità esuberante, scoppiettante di simpatia e piacere di stare al mondo e di fare il mestiere che fa. Nato a Roma, il 12 settembre del 1969 da un Ufficiale dell’Esercito, di Trepuzzi (nel Salentino, in prov. di Lecce) e da una mamma romagnola, professoressa di scuola superiore, nativa di Forlimpopoli, (tra Forlì e Cesena), come il più famoso gastronomo della cucina italiana Pellegrino Artusi (1820-1911). Siamo quindi autorizzati a pensare che la mamma lo abbia tirato su a cappelletti, tagliatelle, passatelli asciutti o in brodo e tanti altri piatti tipici di quella terra generosa di sapori e profumi, che gli hanno irrobustito il cuore, confluendo anche nel suo contagioso sempre pronto sorriso. Io so per certo, che fra i suoi preferiti in assoluto c’è la famosa piadina romagnola che viene dalla notte dei tempi e ha in Giovanni Pascoli uno dei suoi più convinti cantori.

A Roma, città per lui meravigliosa, ha vissuto con la sua famiglia fino alla maggiore età frequentando le scuola elementare più vicina a casa, presso le suore francescane di Lipari in via delle Benedettine nella zona di Monte Mario. Oltre a fare il bravo scolaro e il figlio ideale,  fu inserito contemporaneamente nel Nucleo Addestramento Giovani Calciatori di una polisportiva di stampo vagamente militare per farlo giocare a pallone. Possiamo arguire che quell’ambiente severo, abbia inciso sulla sua formazione preadolescenziale e lo abbia forgiato alla disciplina dell’impegno, della correttezza e della lealtà. Di quel periodo fra le varie esperienze della crescita, ricorda il film”Marcellino pane e vino”, visto almeno un centinaio di volte e la sua esperienza di chierichetto nel servire messa. Sempre dando calci al pallone e studiando con voglia e attenzione, passò alle scuole medie, ma, rendendosi conto di non poter diventare un grande campione, poi si iscrisse al liceo classico, Gaetano De Sanctis, più che per  amore verso latino e greco, per una forma di rifiuto viscerale delle scienze matematico scientifiche. Dopo la maturità classica entrò nella Scuola Superiore di Polizia di Roma, frequentando il corso quadriennale per i Funzionari della Polizia di Stato e nel 1993, dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’università “La Sapienza” di Roma, venne assegnato alla Questura di Verona, con la qualifica di Vice Commissario. Aveva 24 anni, tanti sogni, e tanta voglia di fare bene il proprio lavoro. E così, passo dopo passo, dopo aver diretto per sei anni l’Ufficio Immigrazione e ancora prima l’Ufficio Personale, l’Ufficio Volanti e il Commissariato di Borgo Roma, acquisì cariche di notevole responsabilità come quella di Vice Questore Aggiunto e Vice Dirigente della Squadra Mobile. In Questura nel 2008 si innamorò di Tea una giovane poliziotta, e nel giro di alcuni anni la loro unione sfociò nella gioia dell’arrivo di Dalia (luglio 2012). Convolarono a nozze, e nel 2014 diedero il benvenuto a Davide, che oggi ha tre anni. Sono genitori ambedue professionalmente occupati, ma attentissimi a crescere i loro bambini aiutandosi insieme. Una bella famigliola felice, anche se per Gianpaolo fare il papà significa perdersi qualche bel viaggio intorno al mondo come era sua consuetudine prima di diventarlo. Alle avventure di viaggi al volante di ardimentose fuoristrada, con pernottamenti in tenda, da solo o con amici, setacciando i Paesi Europei e quelli d’Oltreoceano, ha sostituito l’avventura di scrivere mettendo in moto la macchina della fantasia. Scrive sempre in ogni momento libero: sia di notte, magari ascoltando Morricone mentre tutti dormono, che quando la cura paterna dei suoi bambini glielo consente. Gli piace scrivere, anzi dice che gli “scappa di scrivere”, incalzato da una fervida fantasia che lo pungola a inventare storie ovunque vada e qualunque cosa faccia, coniugando il suo lavoro di poliziotto, amato e vissuto più come una missione, con l’arte di scrivere, sovente corroborata da fonti di ispirazione tratte dal suo lavoro. Il suo “essere scrittore”, lo aiuta quindi a cercare di far meglio il poliziotto.

Ne è luminosa conferma il suo libro di racconti e Fogli di via. Racconti di un vice questore, (Emi edizioni, 2008. Prefazione di Gad Lerner), frutto di un’accurata sensibile, intensa e ricca attività svolta presso l’Ufficio Immigrazione, seguito da La casa delle cose (Emi Edizioni, 2009), storie reali travestite da favole che raggiungono il cuore di grandi e piccini. Sempre nel 2009 con l’Editore Gabrielli arrivano i 12 racconti, uno per ogni mese dell’anno, di Un treno di Vita, (Prefazione di Antonella Rossi) e nel 2012 un piccolo libro, presentato da Vittorino Andreoli e intitolato Coriandoli, ovvero pensieri colorati di vita e di poesia. Nel 2014 esce Benvenuto Fagiolino. Diario di un papà in attesa (Betelgeuse Editoriale. Prefazione di Gaetano Curreri, e allegata una Ninna mamma, su CD audio, composta e musicata dallo stesso innamorato papà). È un vero e proprio diario scritto seguendo le fasi lunari durante i nove mesi di attesa di Dalia, una splendida bimba che gli ha dipinto la vita di rosa. E mentre il papà l’aspettava (questa volta è toccato a un uomo), tentava di spiegarle il senso della vita.

Oggi il dott. Gianpaolo Trevisi, il poliziotto-scrittore è Direttore della Scuola di Polizia di Peschiera del Garda, posto bellissimo ai suoi occhi, dove in qualche mattina gli accade di dover fermare la macchina perché ci sono le papere che attraversano la strada in fila indiana tenendosi per il becco. È una visione che lo rapisce come un regalo della natura, un attimo di magia, un capello di Dio caduto dal cielo con un soffio di vento, (da un suo scritto confidenziale e stupendamente poetico su Fb).

Siamo nel 2017 ed è di qualche mese fa il suo ultimo lavoro (o capolavoro?) in ordine di tempo, ma non di importanza: L’amore che non è. Ci saranno giorni nuovi di mille colori diversi  (Gabrielli Editori. Prefazione di Elvira Vitulli, Pubblico Ministero della Procura di Verona. Postfazione di Antonia De Vita, docente di Pedagogia, Università di Verona)

L’Amore che non è

Già il titolo L’Amore che non è, parla da solo a denunciare che nei rapporti di coppia non di rado viene barattato per amore un sentimento molto lontano dall’amore che riguarda piuttosto una malata ansia di possesso del maschio in crisi, un bisogno di mettere le mani su una donna come su di una proprietà, per difenderla o proteggerla magari, fino a farne un’ossessione “o mia o di nessun altro”, fino a distruggerla, o sfregiarla nell’anima e nel corpo, se la donna si ribella o si nega. Le storie tragiche e a volte fatali che Trevisi racconta, rispondono a veri drammi di vita, raccolti direttamente dalle vive voci delle protagoniste dietro la scrivania del suo ufficio della Questura. Sono voci di mogli, compagne, fidanzate, amanti, figlie, tutte vittime di un amore “viziato” e che amore non è più. Trevisi non solo ha prestato il suo orecchio alle loro confessioni di maltrattamenti e soprusi subiti, ma le ha accolte empaticamente nel suo cuore, sentendo impellente il bisogno di fermarle, di “far vedere” i segni del dolore su molti volti femminili rigati dalle lacrime e in tanti occhi di donna disperati, pieni di paura e vergogna.

La grande qualità di scrittore di Trevisi qui si mostra più che negli altri suoi libri perché pur affondando le mani nella più esecrabile delle brutalità umane, lo fa con una grazia affabulativa misurata e luminosa, che ci graffia sì nell’intimo a sangue, ma che consegna alle donne, specie alle giovanissime, la speranza consapevole che possono guardare avanti tenendo gli occhi aperti, cogliendo i segnali di malessere nelle loro relazioni di vita e mettendosi ai ripari dall’ineluttabile, aprendosi, parlando, denunciando a chi ha la facoltà di intervenire per appianare conflitti, sedare contrasti, chiarire incomprensioni.
Come nota nella sua prefazione il pubblico ministero Elvira Vitulli, nei racconti di Gianpaolo Trevisi, ci sono parole che pesano come pietre, ma c’è anche la leggerezza della poesia. Lo stesso sottotitolo “Ci saranno giorni nuovi di mille colori diversi” è un manifesto di speranza  perché si può vincere il nero del buio, del dolore, della disperazione, non certo parlando solo di nero, ma tuffandosi in mille colori diversi.
Antonia De Vita, docente di Pedagogia all’Università di Verona nella sua arricchente postfazione riconosce nei racconti di Trevisi l’impegno di una voce maschile serena che, condannando la violenza, auspica idonei percorsi di cura delle relazioni interpersonali fra uomini e donne, in grado di condurre a reali positivi cambiamenti mirati all’incontro e non allo scontro.
Il libro è disponibile c/o biblioteche e librerie della città e provincia.

Buona lettura

Elisa Zoppei

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