Perrin Valerie – “Cambiare l’acqua ai fiori”

…a cura di Elisa Zoppei

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Valerie Perrin

Valérie Perrin, nata il 19 gennaio 1967 a Guegnon, comune francese della Borgogna, è scrittrice, fotografa di scena, sceneggiatrice, collaboratrice e compagna del grande regista Claude Lelouch.
Deve all’incontro con Claude Lelouch avvenuto nel 2006, il via alla sua carriera cinematografica come fotografa di scena e poi come co-sceneggiatrice degli ultimi film del regista. Lui era allora sulla settantina, fisico e personalità prestanti, sposato da 16 anni con l’attrice ex ballerina Alessandra Martines e con una figlia in età adolescenziale; lei bella donna in carriera, non ancora quarantenne, divorziata con tre figli. Dopo qualche anno di tresca amorosa e scenate della legittima moglie, Lelouch chiese il divorzio. La Martines offesa con parole infuocate lo definì un uomo senza morale, e con un ego spropositato che faceva figli come bere un bicchiere d’acqua: ne ha fatti sette, quasi tutte femmine, con donne diverse. Nonostante questo la relazione con Valerie Perrin rimane tuttora in piedi. Però sono stati soprattutto i suoi romanzi a renderla famosa presso il grande pubblico con tanti meritatissimi prestigiosi premi letterari.
Il suo primo romanzo uscì nel 2015, ”Il quaderno dell’amore perduto” (Les Oubliés du dimanche), che nel 2016, quale romanzo d’esordio, ricevette appunto le Prix du premier roman de Chambéry. Tradotto in Italia fu classificato terzo nella narrativa straniera, grazie al successo del suo successivo romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori” (Changer l’eau des fleurs), pubblicato nel 2018. La giuria lo dichiarò”… un romanzo sensibile, un libro che fa passare dalle risate alle lacrime con personaggi divertenti e accattivanti”. Noi lettori, come avrò modo di dire, non possiamo che essere d’accordo con questa definizione.

 

 

 

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI

traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca

edizioni e/o. Ventiduesima ristampa agosto 2020

 

Sono davvero felice di presentarvi questo romanzo in un periodo così problematico per la salute del Pianeta. Lo vorrei dedicare alle migliaia di persone che hanno perso la vita andandosene da questo mondo, lontani dai loro cari, senza un’ultima carezza un ultimo saluto, una sepoltura affettata e solitaria. Questo romanzo è ambientato in uno dei tanti cimiteri francesi soleggiati e sorridenti anche sotto la pioggia, simili a giardini fioriti, che assomigliano anche ai nostri, specie a quelli sperduti in paesetti di campagna o di montagna. Dove la morte stende una mano amica sopra i defunti e li veglia nelle notti silenziose e solitarie. È uno dei 10 libri più venduti nelle librerie europee e oltre. Davvero bello.
L’ io narrante è quello di Violette Toussaint nata Trenet, lo stesso nome, ma nessuna parentela col famoso cantante, custode del cimitero di Brancion en Chalon, considerevole centro situato a est della Francia nella regione della Borgogna. Ci è arrivata dopo aver avuto una infelicissima infanzia di bambina abbandonata e cresciuta di qua e di là presso case famiglia; ci è arrivata dopo un matrimonio fattosi infelice appena superati i primi anni di appassionati giovani amplessi. A diciotto anni e con un bellissimo sorriso, si era innamorata pazzamente di un uomo più grande, bello, dai boccoli biondi e dal fascino tenebroso, tipo la pubblicità di un famoso dopobarba, dell’uomo cioè “che non deve chiedere mai”. Aveva tutta l’aria di prenderla per pietà, per salvarla dalla strada. Gli piaceva moltissimo possederla e sentirla perdutamente sua. Persa dietro quest’uomo non tardò però ad accorgersi di avere in casa un viveur, un tombeur des femmes, buontempone, sempre in giro, nonostante l’arrivo di Leonine, una graziosa bambina coccolata e amata all’estremo dalla madre. Ci fu anche un matrimonio per regolamentare l’unione, una unione dove lei sgobbava da mattina a sera in casa e fuori casa, e quel che guadagnava lo versava sul conto del marito. È accaduto spesso a tante donne italiane e non tanto tempo fa. Ahi uomini! Ah quanto ci costò l’avervi amati…
Ci era arrivata dopo aver fatto la guardiana del passaggio a livello del treni in un paese limitrofo e sentì subito di essere approdata al posto giusto. Lo trovò bello il suo cimitero coi vialetti fiancheggiati da tigli centenari e le tombe piene di fiori.
I 94 capitoli del romanzo, tutti brevi e tutti introdotti da una frase poetica, un epitaffio amoroso o un verso di canzoni in voga, a mò di dedica ai defunti, sono mille storie dipanate, con passaggi temporali dal presente al passato, in una lunga storia che parla di vita, di morte e di amore. Tanto amore. Ci troviamo a sorprenderci, commuoverci, divertirci, in un turbinio di storie, così ricche di novità e verità, che ci sembra di viverle in un autentico coprotagonismo con i vari e tantissimi personaggi che incontriamo e a cui ci affezioniamo. Ci fa fare amicizia con l’oltretomba che è parte integrante della nostra vita. Ma è soprattutto Violette che coltiva rose per i suoi defunti e al suo passaggio lascia una scia di profumo di rose, a incantarci con la sua forza d’animo, la sua operosa saggezza, la sua gioia di vivere, la sua capacità di ascoltare e capire gli altri, la sua voglia di  farcela nutrendosi di bellezza.
A braccetto con lei ci avventuriamo sui vialetti del cimitero, ci fermiamo a parlare con donne e uomini che hanno vissuto avventure di ogni tipo, i cari estinti diventati amici quotidiani. E poi un giorno ci fermiamo aspettando che lei ci sveli il segreto che si porta dentro da tanto…

E qui mi fermo anche io per lasciare a voi il piacere di leggere un libro che vi porterete volentieri a letto, sperando di svegliarvi di notte per poterlo leggere in pace.

Buona lettura

Vs Elisa

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