Gary Romain – “La vita davanti a sè”

…a cura di Elisa Zoppei

Cari amici del Condominionews, vi presento un libro per lettori scelti. Sì, voglio dire che non è per tutti, ma solo per coloro che hanno il cuore e la mente aperti e sono disposti ad entrare senza giudicare o aver paura di infangarsi, nei sobborghi della malavita parigina, dove è stata oltrepassata ogni linea di confine con la cosiddetta normalità dei comportamenti civili.

La vita davanti a sé  (Neri Pozza Editore, Vicenza, 2008) è anche  il romanzo che racconta una delle più grandi e struggenti storie d’amore che mi sia stato dato di incontrare tra le pagine di un libro. Lo devo a Loreta (proprio con una sola t) che spesso, mentre mi acconcia i capelli, mi parla dei libri che legge e ci scambiamo le nostre opinioni. Ogni tanto me ne presta uno e questo me l’ha prestato lei. Grazie Loreta, per le intense emozioni che mi hai regalato: questa storia mi ha graffiato il cuore a sangue, ma mi ha anche dato nuovi occhi per guardare gli esclusi, i  messi al bando dalla nostra società perbenistica, che releghiamo a cuor leggero fuori dalle nostre porte. Questo libro conferisce loro una luce di dignità e di grandezza umana com’è giusto che sia.

Elisa Zoppei

L’autore. Note biografiche  

 Romain Gary –1-romaingary

Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev, Vilnius, 8 maggio 1914Parigi, 2 dicembre 1980),  è l’unico scrittore ad aver vinto due volte il premio Goncourt, il più prestigioso premio letterario francese. Ci si chiede come sia stato possibile visto che questo premio  può essere assegnato una sola volta.
La vita di questo scrittore è di per se stessa un romanzo: è la vita di un uomo che non si è potuto accontentare di nascere, crescere ed esistere, ma tormentato dallo spasimo dell’avventura, del proibito e dell’eroico se ne è ingordamente satollato, facendone fortunatamente materia di racconto. 

Dalle  note biografiche apprendiamo che è nato l’8 maggio del 1914 a Vilnius capitale della Lituania, città popolosa, che vanta un centro storico barocco tra i più estesi e meglio conservati d’Europa, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. La madre Mina Owczyńska , attrice ebrea russa, ebbe questo figlio da una tempestosa relazione con Ivan Mosjoukine, attore e regista russo naturalizzato francese, celebre vedette del film muto, ricordato negli annali della storia del cinema come l’interprete insuperabile del pirandelliano Fu Mattia Pascal.
Romain, il figlio della colpa, all’età di 13 anni giunge in Francia con la madre e l’uomo che gli ha dato il suo nome. Dopo aver studiato Legge a Parigi si arruola nell’aviazione entrando nell’organizzazione di resistenza “Francia libera” fondata da Charles De Gaulle nel 1940, guadagnandosi la decorazione della Legion d’honneurcome eroe di guerra.
Durante il conflitto scrive il romanzo Educazione europea che appare nel 1945, ed ha subito un grande successo, tanto che viene giudicato il miglior libro mai scritto sulla resistenza. Gary vi racconta, la storia di un gruppo di resistenti polacchi: i loro sogni, le loro speranze, i loro ideali, le loro piccole e grandi miserie e i compromessi che la guerra esige. Per sopravvivere e resistere, per affermare anche nel dolore la grandezza della vita e la speranza del pensiero.
Alla fine della guerra, cessata ogni ostilità, fa carriera diplomatica e negli anni cinquanta lo troviamo a Los Angeles in California dove risiede come Console generale della Francia. Nel 1956 con il nuovo romanzo Le radici del cielo, vince le Prix Goncourt, quale romanzo autenticamente ecologista. La storia è infatti ambienta nell’Africa Equatoriale francese, paradiso terrestre dei cacciatori di elefanti che ogni anno indiscriminatamente uccidono senza pietà questi meravigliosi animali in marcia negli ultimi grandi spazi liberi rimasti al mondo.
Nel 1960 pubblica La promessa dell’alba un altro capolavoro, e dopo il divorzio dalla prima moglie, nel ’62, sposa  l’attrice Jean Seberg, che nel 1958 aveva interpretato la terribile ragazzina di “Bonjour tristesse”, film prodotto e diretto da Otto Preminger, basato sul romanzo Bonjour tristesse di Françoise Sagan. Lei ha 24 anni lei, lui il doppio. Un matrimonio fatto di estasi e tormento che porterà ambedue a una tragica fine. Nel 1975 Gary vince per la seconda volta le Prix Goncourt con questo romanzoLa vita davanti a sé firmandosi con il nome falso di Emile Ajar, ma non lo rivelerà mai. Lo si scoprirà dopo la sua morte avvenuta  il pomeriggio del 3 dicembre 1980, quando si toglie la vita nella sua casa di place Vendôme a Parig, con un colpo di pistola.

Indossava una vestaglia di seta rossa per far confondere il colore del sangue, lasciando un biglietto: “Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove”.
L’anno prima la donna era stata trovata nuda, sbronza e morta dentro una macchina. Aveva 40 anni.
Gary viene universalmente chiamato Il cantore della Francia multietnica che ha mostrato al mondo l’altro volto di Parigi.
P. S. Tutti i suoi romanzi sono stati pubblicati in Italia dall’Editore di Vicenza Neri Pozza, al quale va il nostro plauso di lettori per offrirci tante grandi opere imperdibili. Grazie.

 

La vita davanti a sé

È la voce di Momò che ascoltiamo mentre ci racconta la sua storia, dall’inizio alla fine, come se noi fossimo lì davanti a lui e lo vedessimo gesticolare con le mani brune e guardarci dritti in faccia, scuotendo arruffati riccioli neri, muovendo i suoi irrequieti occhi scuri, pieni di domande: chi sono, quanti anni ho, da dove vengo, dov’è la mia mamma. Momò è un ragazzino arabo, così gli hanno detto, di forse 10 anni o giù di lì, che vive a Belleville, una  banlieue parigina dove si ammassano uomini donne e bambini di tutte le razze provenienti dalle più disparate parti del mondo. Sta in uno stabile popolato da ebrei e da neri, in un appartamento al sesto piano, con altri sette, otto bambini, neri, arabi ed ebrei, affidati, dietro pagamento, a madame Rosa, una vecchia prostituta ebrea polacca scampata al campo diconcentramento di Auschwitz , che adesso non fa più la vita e pesa 95 kili e ogni giorno deve salire sei piani di scale per arrivare nell’appartamento e ormai non ce la fa  più e bisogna spingerla su per le ultime rampe fino alla porta di casa. In casa mette i fiori perché gli piace qualcosa di carino e dorme con una foto di Hitler sotto al letto perché quando è molto giù le basta tirarla fuori e ricordare a cosa è scampata per sentirsi meglio. Madame Rosa rappresenta tutto l’universo affettivo di Mohammed (Momò per fare prima), arrivato da lei che aveva  tre anni o forse prima. Il primo grande dolore di Momò è stato quando ha scoperto che il bene di madame Rosa non era gratis come credeva. C’ha pianto su una intera notte. Ma poi, quando Madame Rosa lo ha preso sulle ginocchia e gli ha giurato che lui era tutta la sua famiglia, la cosa più cara che aveva al mondo, se n’è fatta una ragione.
Seguendo la voce del nostro Momò, ci inoltriamo in quel suo mondo suburbano, colorato, chiassoso e malavitoso, dove ai bambini non si nasconde nulla. E qui conosciamo il signor Hamil, un vecchio venditore ambulante di tappeti, che ne ha viste di cotte e di crude e ha dei begli occhi che dispensano bene tutto intorno. È il suo confidente. Da lui ha imparato tutto quello che sa e a
lui si rivolge ogni volta che un pensiero lo tortura come quando si chiede perché la sua mamma non viene mai a trovarlo, mentre le altre mamme ogni tanto la domenica si prendono un’ora libera dal marciapiede per passarla con i loro figli e se li coccolano e si raccomandano a madame Rosa che non gli manchi nulla.
-Signor Hamil, si può vivere senza amore?-
Questa domanda rimane senza risposta  per tanto tempo fin che un giorno gli arriva un « sì » dentro un sospiro che cancella ogni sogno, spezza ogni attesa. Non gli resta che lo squallore della sua realtà identificata in madame Rosa, sempre più vecchia, più pesante e ormai colpita da inequivocabili attacchi di demenza senile e non ha neanche la mutua perché è clandestina. Lo sa dal dottor Katz, il medico del quartiere che cura tutti con carità cristiana e conosce il disperato bisogno di affetto di Momò, che non vuole separarsi dall’unica persona che lo fa sentire con un tetto sulla testa. No, madame Rosa non andrà in ospedale dei poveri: c’è lui ad aiutarla e a proteggerla fino in fondo. Le crea intorno una catena di solidarietà umana coinvolgendo gli inquilini del caseggiato da madame Lola, splendida figura di travestito, un ex pugile dalla possente forza fisica con un cuore ancora più possente come nessun altro, ai nerboruti fratelli di una tribù africana trapiantati nei bassifondi di Parigi come facchini. Sono loro che trasportano  su è giù per le scale quell’ammasso di carne di madame Rosa e spesso anche il vecchio dottor Katz che va a visitarla e prescrive ricovero ospedaliero. Per Momò sono giorni di paura e di disperazione. Come potrà andare avanti a vivere, a salvarsi dai pericoli a cui è continuamente esposto se gli portano via l’unica persona al mondo che dà un senso alla sua vita? Saprà risalire dopo aver toccato il fondo? 

Abbiamo capito che in questa storia non contano i legami di sangue e che i tragici eventi della grande storia svaniscono davanti alle piccole disgrazie del quotidiano vivere: conta di più il desiderio di superarle e la gioia di vivere quantunque e comunque.
Questo è un romanzo toccato dalla grazia, in cui l’esistenza è vista e raccontata con l’innocenza di un bambino, che si aggira dalla mattina alla sera sui marciapiedi dove battono le puttane  che sono anche mamme  e ogni tanto gli allungano una carezza o gli offrono un gelato. Qui dal vecchio Hamil suo maestro di elezione ha imparato che «gli incubi sono sogni quando invecchiano».
Vi lascio a questo libro. Leggetelo con coraggio e con…amore. vs. Elisa

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