Nevo Eshkol – “Tre Piani”

…a cura di Elisa Zoppei

1-aperti

Per le tue domande scrivi a >>> elisa.zoppei@gmail.com

Ben ritrovati amici lettori, per una nuova avventura letteraria che ha tutto il sapore di una passeggiata a piedi in tre storie diverse, raccontate a chi le sa ascoltare e capire. Anche a modo suo.

Eshkol Nevo

Eshkol Nevo (1971) Note biografiche tratte da varie fonti informatiche online.

Si afferma da più parti che Eshkol Nevo è l’esponente più accreditato della nuova generazione di scrittori israeliani. Per me, lettrice routinaria, Nevo è stata la scoperta di una voce dirompente, che con qualche colpo di spugna ha spazzato via la vecchia polvere sionista dalla scrittura israeliana dei grandi narratori epocali (Oz, Yehoshua, Grossmann), che hanno posto il loro Paese e se stessi al centro dell’universo, piovendosi addosso fuoco celeste. Nevo, ha aperto le porte all’altro da sé, si è messo in mezzo alla gente comune, ne ha osservato i comportamenti, li ha ascoltati nei loro silenzi oltre che nelle loro parole, se li è tenuti accanto come compagni di viaggio e li ha raccontati.

Lo deve certamente all’educazione ricevuta dai suoi genitori, Ofra e Baruch Nevo, appartenenti all’alta borghesia intellettuale israeliana, entrambi docenti di psicologia presso l’Università di Haifa, che gli diedero un’educazione laica, in cui l’ebraismo viene considerato un “non problema”.

Nato a Gerusalemme nel 1971, ha vissuto tra Israele e gli Stati Uniti, laureandosi però in Psicologia a Tel Aviv. Dopo la laurea, in cerca di assetto lavorativo, si dedicò prima alla scrittura come pubblicitario, diventando poi premiato scrittore in proprio di romanzi e quindi affermandosi come insegnante di scrittura creativa. Nel 2005 ha vinto il Book Publisher’s Association’s Golden Book Prize.
Tra le sue opere: La simmetria dei desideri (Neri Pozza, 2010), Neuland (Neri Pozza, 2012), Nostalgia (Neri Pozza, 2014), Soli e perduti (Neri Pozza, 2015), Tre piani (Neri Pozza,2017), L’ultima intervista (Neri Pozza, 2019). Insomma tanto di cappello.

I libri di Nevo sono stati tradotti dappertutto, ma l’Italia è l’unico paese dove i suoi romanzi sono stati pubblicati tutti da Neri Pozza, valentissima casa editrice vicentina, cara ai miei appassionati ardori di lettura.

Tre Piani (Neri Pozza 2017)
Fotografia di Peter Marlow – Contrasto.
Mi attrae sempre l’immagine di copertina e questa più di altre
sembra scelta per introdurci nei reconditi significati allusivi
e contrastanti delle tre storie chiuse nelle pagine di questo romanzo.

 

 

 

 

Risvolto di copertina

“SORTO da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre istanze freudiane: Es, Io, Super io – della personalità. Tre piani, si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare… Nevo dona al lettore personaggi umani e profondi, pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, di rialzarsi e riprendere a lottare.

Narratore come pochi, Nevo sa agganciare il lettore solleticando la sua curiosità fin dall’incipit introduttivo della storia che sta per essere raccontata dal protagonista, uomo o donna, ognuno da un diverso canale comunicativo.

     “Quello che sto cercando di dirti è che, al di là della sorpresa, c’era un’altra
questione di cui io e Ayelet non osavamo parlare: il fatto che in qualche
modo sapevamo – dovrei dire sapevo – che poteva succedere. I segnali
erano lì da sempre, ma preferivo ignorarli. Troppo comodo, una coppia di
vicini che ti tengono la bambina. Pensaci”.

Primo piano. Ci troviamo al di qua di un confessionale, invischiati nel racconto di Arnon, un uomo che vive inquietamente con la propria istintiva sensualità, affidando ad essa ogni suo sentire. Abita qui al primo piano di questo tranquillo condominio di gente mediamente per bene, ed è ossessionato dal terribile sospetto che Hermann, l’uomo anziano che abita di fronte al suo appartamento, si sia approfittato della sua bambina di 9 anni e le abbia sporcato l’innocenza. Gliel’ha affidata, su richiesta della moglie Ayelet, per un po’ di babysitteraggio, ma per via del comportamento non del tutto chiaro del vecchio, e quello particolarmente allarmante della piccola, prima annusa il pericolo, poi si lascia trascinare dal tormento, fin che, un momento di impulso irrazionale lo ha portato ad alzare le mani e causare l’ineluttabile.
Racconta di sé, rivoltando la sua vita come un calzino in un lungo monologo a un compagno muto e impassibile. come può esserlo solo uno psicoterapeuta che ascolta il paziente sdraiato sul lettino. In realtà per la straordinaria genialità dell’autore di tenerci sulla corda, tutto viene scodellato nella nostra sensibilità di lettori sconcertati dai comportamenti irresponsabili e irrazionali. Tanto che qualcuno ci rimette davvero le penne e il nostro protagonista questa volta la fa due volte davvero grossa. Lascio a voi amici lettori il gusto di scoprirlo.

La seconda storia ha per protagonista una donna, Hani ancora bella e piacente, frustrata dall’indifferenza di un marito sempre in viaggio per vari interessi. Abita al secondo piano della stessa palazzina condominiale e vive in un continuo contrasto con se stessa, minata, dall’angoscia, di essere, per via di eredità materna, sempre sull’orlo della pazzia, lei sa che i suoi vicini vedendola sempre sola l’hanno soprannominata “la vedova” e lo racconta in una lunga lettera (lunga tutta la storia) alla cara amica del cuore della sua gioventù. Leggiamo così riga dopo riga le angosce che la turbano, quel sentirsi inutile e mai all’altezza delle situazioni, con  misteriose voci di barbagianni, che le si agitano nella testa foriere di cattivi presagi. Vengono a galla ricordi del tempo giovanile spensierato, i primi amori, il tremore della prima volta, le delusioni. La sua scrittura viene via via scivolando fra le righe senza intoppi. Piacevole e suadente, ci inserisce nel panorama, ci rende partecipi della scenografia della sua vita, non solo come spettatori, ma quasi come attori. Viviamo la sua tensione di impegnarsi al massimo, non per superare gli altri, ma per essere al meglio di se stessa, vivisezionando continuamente il proprio io in cerca di un equilibrio che le viene continuamente a mancare. Fino a quando entra nella sua vita qualcuno, non importa se a rischio borderline, che la restituisce alla sua femminilità, facendola sentire desiderata e amata. Ma non si fida del suo stato, teme che tutto sia frutto della sua fantasia malata. E solo quando finalmente incontrando la donna del terzo piano, ha la sicurezza che l’uomo entrato nella sua vita è reale e l’ha fatta sentire realmente felice, si sente in pace col proprio “Io”. Che cosa è avvenuto fra queste due donne? Qualcosa che ha a che fare con il mistero dell’amore?

La donna della terza storia, terzo piano è un personaggio importante, un giudice distrettuale in pensione, piena di tempo per fare qualcosa della propria vita ora che è rimasta vedova, e padrona di scegliere ciò che le interessa, di seguire il proprio intuito, di ascoltarsi dentro per far luce sul dramma che la tormenta da tanti anni: la perdita di un figlio che ha voltato le spalle alla famiglia e se n’è andato via senza lasciare traccia di sé. Giorno e notte deve fare i conti con questo terribile torto che le ha fatto la vita, mediante una revisione obiettiva della severa intransigente prassi educativa adottata insieme a suo marito. Troppi cedimenti alla collera a scapito dell’amore. Lo hanno perso insieme quel figlio che li ha disconosciuti come genitori intransigenti, decisi di aiutarlo dal loro punto di vista, ma incapaci di capirlo e accettarlo. Ora è lei che ha bisogno di trovare una via di sfogo al suo malessere, ai suoi dubbi, affidando messaggi vocali alla segreteria telefonica del marito. Ogni giorno, gli parla, si confida con lui, gli chiede consiglio, registrando gli avvenimenti più e meno importanti nei quali è incappata. Passa in rassegna la loro vita insieme, rendendosi conto di non essere stata felice né come donna, né come moglie, e meno che mai come madre. Perché?

Ogni lettore può trovare diverse risposte e chiedersi in che modo è giocata la teoria freudiana
dei tre piani dell’Essere e a quali conclusioni arriva l’autore. Ha ragione Freud o le dinamiche umane dei comportamenti sono spesso più imprevedibili delle sue teorie?
A voi l’ardua sentenza.
Buona lettura

Elisa Zoppei

↓