Peretti Paola – “La distanza tra me e il ciliegio”

…a cura di Elisa Zoppei

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Paola Peretti è una giovane donna che ho conosciuto recentemente in occasione di un incontro legato al Premio di Poesia Valeggio Futura. Accomunate dal medesimo interesse per la poesia abbiamo simpatizzato subito, ed entrando un poco più in confidenza mi ha rivelato la sua passione di scrivere e del successo ottenuto col primo romanzo: “La distanza tra me e il ciliegio”, pubblicato  nel 2018 da Rizzoli. Nel 2021, sempre con Rizzoli ha pubblicato il suo secondo romanzo ”La brigata delle cinque sorelle”, il quale, nel 2023, sarà edito anche in russo e in turco.
Complimenti Paola

Paola Peretti

Ha accettato di scrivere per noi le sue esperienze di vita

“Qualcosa di me” Note biografiche

Sono nata vicino a Mantova il giorno di Carnevale del 1986.
Sin da piccola ho amato raccontare storie, dapprima disegnando, poi scrivendo, ma i miei amori più grandi sono sempre stati la lettura e lo studio della lingua.
Per questo ho frequentato il liceo classico e, poi, la Facoltà di Lettere e Filosofia nell’Ateneo  Veronese, dove ho conseguito una laurea triennale con una tesi sul senso della vista, e una magistrale, stavolta ad indirizzo ‘Editoria e Giornalismo’, con una tesi sul sessismo nei libri per bambini e ragazzi dall’Ottocento ad oggi”.
Nella mia vita ho fatto molti lavori: barista, babysitter, animatrice, insegnante privata di latino e insegnante nella scuola pubblica per i bambini figli di immigrati, giornalista freelance; nel 2015 sono stata accettata alla scuola di tecniche narrative Palomar di Rovigo, e tre anni dopo è uscito il mio primo libro, “La distanza tra me e il ciliegio”, che non è autobiografico, ma parla di un argomento a me molto vicino, la perdita della vista.
Soffro da molti anni di Stargardt, una malattia degenerativa della retina, e la considero una gran fortuna, perché mi ha spinto ad accelerare i tempi, a non rimandare la realizzazione del mio sogno più grande: essere una scrittrice di professione.
Quando mi chiedono chi sono, rispondo che sono solo una donna che legge e che scrive, e spero, con i miei libri, di trasmettere coraggio e spinta alla resistenza. Ammetto che in trentasei anni di vita mi sono successe cose abbastanza “cinematografiche”, ma sono convinta che si possa sviluppare una forza a partire dalle crisi, e trovare una serenità nell’accettazione (mai passiva) di quello che siamo.
Ancora non sono sicura delle motivazioni che mi spingono a scrivere, a parte quella, un po’ banale, per cui chiunque abbia un fuoco sacro che brucia dentro non possa non assecondarlo. Sicuramente scrivo per dare voce a storie altrimenti inascoltate; infatti per me ogni libro è un’occasione per mettere in luce un problema sociale, oltre che per fare un viaggio nella mente e nell’anima umana, nel tentativo di comprenderle al meglio.
Spero sia un lavoro che possa durare per tutta la vita.

Noi te lo auguriamo di cuore. Grazie Paola.

 

 

Titolo: La distanza tra me e il ciliegio
Autrice: Paola Peretti
Editore: Rizzoli
Genere: Romanzo
Cartaceo: 18,00 / Ebook: € 9,99
Pagine: 222
Uscita: 4 settembre 2018

 

La distanza tra me e il ciliegio, Rizzoli, 2018, tradotto all’estero da Bonnier; è vincitore del premio Sully Diversity Award 2019 (assegnato dalle scuole primarie britanniche per il tema della disabilità), del premio Adotta un esordiente VIII edizione (assegnato dalle scuole superiori pugliesi), del premio Per una donna 2019 (assegnato da AMMI Mantova), della menzione d’onore al Carnegie Medal (assegnato dai librai statunitensi per i migliori libri per ragazzi tradotti in inglese), della menzione d’onore al Megamark (assegnato dall’omonima associazione con sede a Brindisi), ed è stato inserito nella Honour list 2020 dell’International Board on book for young people. È stato inoltre finalista al premio John Fante di Roma e al CRAAL Mondadori 2019.
L’editore Giunti ristamperà il libro in una nuova veste a febbraio 2023, insieme al suo sequel, dal titolo Filippo, io e il ciliegio, che uscirà anche  tra pochissimi mesi in Gran Bretagna e Turchia.

Al di là di ogni riconoscimento che ritengo più che meritato, confermo che è una storia raccontata con la felicità di chi ama scrivere e mette la penna a servizio del cuore e del piacere di condividere l’avventura del vivere. In questo romanzo, che ha il genuino sapore di una storia vera, l’autrice usa l’io narrante della protagonista: Mafalda, una bambina di nove anni che ama le storie fino al punto di impararle a memoria, come ha fatto con “Il barone rampante”. E, come Cosimo, l’avventuroso intrepido personaggio di Italo Calvino, ama arrampicarsi sul vecchio ciliegio che si erge invitante davanti alla scuola, insieme al gatto Ottimo Turcaret,(nome pure di adozione calviniana), un trovatello randagio, grigio e marrone, che si accampa nella sua vita da diventarne parte integrante. Questo ciliegio, che si veste di foglie e fiori e frutti a seconda delle stagioni, rappresenta un dolce richiamo del cuore, legato alla figura della cara nonna, che, da quando se n’è andata, le tiene il posto fra i rami, come tra braccia affettuose. Mafalda ne è sicura e comincia da lì il suo gioco di prendere le distanze dal ciliegio, misurando i passi che occorrono per avvicinarlo alla propria vista. Sì, la bambina con gli spessi occhiali gialli e tante idee sul mondo che le sta intorno, ha una forma di maculopatia genetica progressiva, che colpisce le sue potenzialità visive. Lei sa che sta diventando cieca, ma è così sensibile e attenta da immagazzinare, in un “quaderno personale” tutto quello che un giorno non potrà più fare: quelle meravigliose cose di bambina che dalla stanza dei giochi passeranno alla stanza dei sogni e dei ricordi. Non potrà più contare le stelle, giocare a calcio con i maschi, arrampicarsi sul ciliegio della scuola… Il suo grave problema alla vista non impedisce però a Mafalda di condurre una vita regolare: frequenta la quarta elementare in una scuola pubblica, partecipa alle gite scolastiche e alle festine di compleanno. Da qualche tempo in qua ha un solidale rapporto con Filippo, un po’ bulletto ma appassionato di musica che, dai oggi e dai domani, diventa amico del cuore. Vuole insegnarle a cantare, perché ha una bella voce intonata. E inoltre perché si può cantare o ascoltare musica anche senza vederci del tutto. Talvolta,  per scendere dal ciliegio, si trova in difficoltà e allora  le viene in aiuto la simpatica bidella rumena, Estella, dai grandi occhi scuri truccati, donna quanto mai autenticamente saggia e provvidenziale, che sa come prenderla, come rassicurarla, come rimetterla in piedi quando è scoraggiata per i suoi problemi esistenziali, parlandole nel suo italiano un po’ stentato, ma molto convincente. Soprattutto dicendole sempre la verità.
Ogni pagina trasuda del mondo infantile di Mafalda e del suo modo di intenderlo e di viverlo, ovattato nella nebbia ogni giorno di più, ma così ricco di profonde riflessioni da rendere noi  lettori partecipi di tante attese, e tante emozioni, da sentirci chiamati a condividere una serie di esperienze rischiarate quotidianamente da una infinità di piccole e grandi conquiste. Una fra tutte capire, come Mafalda e come il “Piccolo principe” letto in braille, il valore di ciò che è veramente “essenziale” per la vita. Questa storia ci farà sentire avvolti nella coperta a quadrotti di lana colorata confezionata dalla nonna come regalo di compleanno alla sua nipotina; condivideremo la voglia di farsi una casa sull’albero e di starci per sempre, per sfuggire ai dispiaceri delle cose che vanno storte. Scopriremo per quale motivo (o protesta o voglia di libertà ecc..) Mafalda sia giunta al proposito di scappare di casa per andare ad abitare per sempre sull’albero. Saremo con lei fino in fondo per vedere se ce la farà, armata solo del suo coraggio di piccola amazzone, a realizzare il suo desiderio. O se ancora una volta ci farà capire cose del mondo bambino che avevamo dimenticato.
Buona lettura.

Elisa Zoppei

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