Kawaguchi Toshikazu – “Finché il caffè è caldo”

…a cura di Elisa Zoppei

1-aperti

Per le tue domande scrivi a >>> elisa.zoppei@gmail.com

Cari amici lettori, vi propongo un romanzo diverso da quelli incontrati finora. Stiamo vivendo momenti drammatici e magari leggere questo libro può essere un piacevole passatempo, non tanto per dimenticare, ma per affrontare più serenamente i problemi seri che ci sovrastano.

Toshikazu Kawaguchi

Brevi note biografiche tratte da internet.

Toshikazu Kawaguchi è nato a Osaka, in Giappone nel 1971. Dopo aver lavorato come sceneggiatore e regista, ha avviato la sua carriera di romanziere. Questo suo romanzo di debutto ha venduto in Giappone oltre un milione di copie. Ha vinto il Sugunami Drama Festival e il suo stile è stato paragonato dalla critica a quello di scrittori molto noti come Haruki Murakami e Banana Yoshimoto. Questo romanzo è arrivato in Italia, nel 2020 e raggiunto la trentesima ristampa dell’Editore Garzanti nel 2022, tradotto dall’inglese da Claudia Marseguerra. È il primo della trilogia “Basta un caffè per essere felici” e “ Il primo caffè della giornata”.

 

 

 

“Un tavolino, un caffè, una scelta.
Basta solo questo per essere felici”.

 

 

 

 

 

La copertina attrae per la dolcezza dei colori ispirati al tipico paesaggio giapponese: fiori di pesco rosa, su sfondo teneramente azzurrato. In primo piano due poltroncine rosa, una di fronte all’altra, davanti a un tavolino pure rosa con sopra un romantico abatjour dei tempi andati e due tazzine di caffè fumante. Un bianco gattino pacificamente sdraiato sembra in attesa del “Din Don” che annuncia ogni cliente che entra…
Una copertina così è un sicuro richiamo a tuffarsi in una lettura ricca di sorprese.
Infatti, sospesi nel tempo i personaggi sono vari e ognuno ha una sua storia e qualcosa che lo turba, un nodo che ha bisogno di sciogliere… Quando di volta in volta all’interno di questo caffè, seminterrato in un grattacielo al centro di una grande metropoli che potrebbe essere Tokio, ma potrebbe essere altrove, dalle pareti patinate dal tempo, appartato e discreto, avvolto in una costante sfumatura color seppia, suona il “din don”, ora incontriamo una bellissima donna in carriera col cuore ferito, ora una cameriera irreprensibile, ora un’infermiera moglie di un uomo malato di Alzheimer, ora una misteriosa donna in abito bianco a maniche corte, ospite fissa in tutte le stagioni, seduta sempre sulla stessa sedia a leggere un romanzo, e poi la giovane moglie del titolare donna dai grandi occhi brillanti, e infine un’altra donna anticonformista, che spesso va in giro coi bigodini in testa e che ci tiene a “essere fatta a modo suo”.
Tutti si muovono nel quotidiano tran tran, spinti da un interno bisogno di frugare nel loro destino per metterlo a posto. Da situazioni apparentemente normali si va via via creando uno stato di curiosità e di attesa, perché quel caffè, dove si respira un’atmosfera surreale, magica, ha il potere, secondo una nota leggenda metropolitana, di far “viaggiare nel tempo” le persone.
Il racconto non ha nulla di favolistico: tutto si svolge all’insegna del reale: gente che va, gente che viene fra un caffè bollente e l’altro, fin quando qualcuno non si siede su “quella” sedia lasciata libera per pochi minuti da “quella” donna in abito bianco, e vuole tornare indietro in quel frangente di tempo passato che lo interessa. Deve seguire il rito di bere il caffè fin che è caldo, sapendo di regola che non può comunque modificare il presente.
A ciascuno accade qualcosa di strano: un entrare in una specie di vaporoso trance psicofisico per tornare sui propri passi, rivivere quel particolare momento, e capire che le cose avrebbero potuto andare diversamente, se allora avesse fatto così e così… Tutto serve a essere meglio preparati per il futuro, più che a rimediare il passato. Ciò che è stato ha il suo perché. Ciò che conta è fare pace con se stessi e guardare avanti con fiducia. Ma per qualcuno sarà  possibile sapere come andranno le cose nel futuro e questa volta il vapore caldo del caffè porterà segni di speranza per un felice domani.
Dalle pagine di questo romanzo, insieme alle varie cerimonie di ritorno al passato, sale continuamente un buon aroma di caffè appena fatto, bollente e nerissimo, che tiene compagnia durante la lettura e ti dice che quando si vuole raggiungere una cosa, non ci sono difficoltà che non possono essere superate. Basta poeticamente aggrapparsi a una spiga di grano. E fa anche riflettere sul piacere di incontrare tante persone che appartengono a un Paese lontano e diverso dal nostro per costumi, tradizioni cultura, ma che ci entrano nel cuore così semplicemente e con disarmante candore ci mettono a contatto con i loro problemi come fossero anche i nostri. C’è una così tranquilla disinvoltura in questi racconti che diventano più reali della realtà. È di sicuro un miracolo compiuto da chi sa scrivere raccontando, tenendo il lettore sveglio pagina dopo pagina con tanta scioltezza di linguaggio, come questo giovane scrittore giapponese, che si è affermato nel mondo intero come uno degli autori di maggior successo.
Buon caffè a tutti.

Elisa Zoppei

↓