4.1 DAL GUARDARE ALL’OSSERVARE, NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: “Quando “San Massimo all’Adige” era… nell’Adige (preistorico)”

…a cura di Giorgio Chelidonio

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fig. 2 – Dettaglio del tratto comprendente il grande paleo-alveo scavato dall’Adige post-glaciale, largo circa 4 km fra la scarpata di San Massimo e Ponte Pietra. Le frecce blu evidenziano la presenza di paleo-meandri sepolti, come quello che ha intagliato il “golfo fluviale” sottostante all’abitato di San Massimo. (Rielaborato da “De Zanche, Sorbini, Spagna, 1977).

Ben più antico e complesso è il “paesaggio sepolto” sotto le alluvioni terrazzate atesine.  Lo si può dedurre da:

  • i 380 metri di sedimenti alluvionali che a Villafranca (pozzo Agip aperto a quota 60 metri s.l.m.)(9) coprono le sabbie marine deposte nel “golfo padano” che ancora 1,43 milioni di anni fa costituiva la continuazione N/W del mare Adriatico;
  • il non raggiungimento di strati rocciosi in nessuna perforazione per pozzi nell’area comunale in destra Adige, evidenza che ha fatto ipotizzare uno spessore di almeno 200 metri di sedimenti alluvionali corrispondenti ai depositi atesini degli ultimi 500 mila anni circa. A questo proposito pare utile ricordare che negli ultimi 760.000 anni la Terra ha subito 18 principali fasi di oscillazioni climatiche glaciali, interglaciali e interstadiali(10);
  • la lunga “fascia di deformazione” neotettonica, orientata N/W-S/E,(11) (quella che si supponeva legata al “terremoto di Verona” 1117)(12). Questa lunga faglia è sepolta nei depositi alluvionali pedemontani, sotto al limite attuale della collina (es. le rocce mioceniche che affiorano a nord di Via Mameli). Si tratta di un’antica frattura geologica  collegata, probabilmente, al duplice influsso della subsidenza del bacino padano, sotto cui la crosta terrestre tuttora sprofonda ad una velocità media stimata di 1 metro ogni mille anni circa(13) e il contemporaneo sollevamento alpino.

Infine, la “Carta di morfo-conservazione a indirizzo geotecnico del territorio comunale di Verona”(14) evidenzia nettamente (fig. 2) un paleo-alveo sepolto proprio sotto il margine dell’antica scarpata fluviale su cui si affaccia l’abitato di San Massimo: quest’area corrisponde a quella dell’originaria “spianà” veneziana del XVI secolo.
In sintesi, il mosaico ambientale del territorio di San Massimo evidenzia antichi, complessi e fragili equilibri idrogeologici che andrebbero divulgati e tutelati: osservare e comprendere gli elementi del geo-paesaggio che sono stati nascosti sotto la cementificazione edilizia aggiungerebbe sapere diffuso e magari anche una miglior comprensione dei fenomeni legati alla sequenza clima-ambiente degli ultimi 10.000 anni circa. Anche a partire da un micro-cosmo toponomastico come “San Massimo all’Adige”.

fig. 3 – Profilo della sezione geo-stratigrafica fra Via Don Trevisani e Via Mameli , evidenziante le proporzioni dell’antica scarpata fluviale su cui si affaccia l’abitato di San Massimo e l’ampiezza della grande paleoalveo scavato dall’Adige postglaciale. A destra, il profilo della collina alluvionata dai sedimenti atesini suggerisce la presenza di una scarpata mediamente alta circa 80-100 metri, che può coincidere sia con fenomeni erosivi fluvio-glaciali atesini (avvenuti nel Quaternario medio e/o antico), sia con la lunga “fascia di deformazione” sepolta che probabilmente segna il limite fra la subsidenza della fossa padana e l’orogenesi alpina (entrambe presumibilmente ancora attive). (Rielaborato da “De Zanche, Sorbini, Spagna, 1977).

Link:

9) AA.VV., 1969: Note illustrative della Carta Geologica d’Italia, Foglio 48, Peschiera del Garda, Ministero dell’Industria/Servizio Geologico d’Italia.

10) https://www.thoughtco.com/marine-isotope-stages-climate-world-171568;

11) Zampieri D., Zorzin R., 1993: L’aspetto stratigrafico, in “Geologia ed idrogeologia degli acquiferi veronesi”, a cura di L.Sorbini, Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, II° serie, Sezione Scienze della Terra, n.4, pp. 23-26, Verona.

12) Carton A., Piacente S., Spagna V., 1984: I terremoti: una scienza, una cultura, “Quaderni Naturalistici”, Museo Civico di Storia Naturale di Verona – Cassa Risparmio Verona Vicenza e Belluno.

13) Carminati E., Doglioni C., Scrocca D., 2006: I fragili equilibri della Pianura Padana, in “Le Scienze”, n. 449, pp. 86-94, Milano.

14) De Zanche V., Sorbini L., Spagna V., 1977: Geologia del territorio del Comune di Verona, Memorie Museo Civico Storia Naturale Verona, II° serie, Sez. Scienze della Terra, n.1, Verona.

Verona 18.05.2020

Giorgio Chelidonio – (4.1 fine) 

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