16 DAL GUARDARE ALL’OSSERVARE, NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: “A Verona … gh’è tante “teste da portòn””

…a cura di Giorgio Chelidonio

Per le tue domande
scrivi a: gkelidonio@gmail.com

1: “testa da portòn” bacchica, dall’espressione “sorpresa”, posta su uno degli archi del porticato che da accesso al Giardino Giusti (foto G. Chelidonio).

16 DAL GUARDARE ALL’OSSERVARE, NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: “A Verona … gh’è tanteteste da portòn””

Ho assimilato questa sintetica definizione dal dialetto che parlava mio nonno Ugo(1) e ho sempre creduto che questa definizione potesse riferirsi alle teste scolpite nelle “chiavi d’arco” di numerosi antichi palazzi veronesi(2). Questa interpretazione, sinonimo dialettale di ottusità (equivalente al gergale italiano “duro di comprendònio”)(3), mi è spesso parsa enfatizzata anche dalla “durezza” delle espressioni scolpite su quei visi, raramente sorridenti. Però, in una visita recente al Giardino Giusti, dove in ognuno degli archi del grande portico tardo-rinascimentale sono inserite facce litiche, ho dovuto ricredermi: mi ha sorpreso che una delle facce rappresenti un “Bacco a bocca aperta”, con gli occhi spalancati (forse davanti alla bellezza del Giardino), i capelli frondosi e le orecchie “ingioiellate” da grappoli d’uva(fig. 1).

2: “testa da portòn” (forse apotropaica), dall’espressione “imbufalita”, posta sopra l’arco di entrata del palazzo tardo-barocco Cristani-Giusti, via Carducci (foto I. Bresciani).

Identica, ma più piccola, testa bacchica ridente mi ha accolto nella soprastante cinquecentesca “casina di Venere”: un Bacco ridente, soddisfatto e con le tempie ugualmente incorniciate.
Un altro Bacco fa sfoggio della sua allegria (come allegoria di vendemmie e vini) fra le “teste da portòn” del palazzo Realdi-Monga in Corso Porta Borsari 26(4): nonostante io abbia abitato, per i miei primi vent’anni, in una ben più modesta casa poco distante mi sono stupito di non averlo mai notato prima. Altra sorpresa, facendo questa ricerca “in rete”, è stato imbattermi nella notizia di una recente iniziativa(5) di una visita guidata promossa per far conoscere queste “tessere” sconosciute del mosaico storico cittadino.
Un’altra ma ben diversa “testa da portòn” ha attirato, da molti anni, la mia attenzione: quella che sovrasta il portale di Palazzo Giusti-Cristani(6), in via Carducci al numero 41. È un viso “diabolico”, cornuto e “imbufalito”(fig. 2), un’espressione impossibile da non notare, quasi motivata dall’inaccettabile degrado in cui è lasciato questo pregevolissimo edificio “barocco”.

3: “testa da portòn” popolaresca (forse una “faccia identitaria”) posta sopra l’arco del civico n. 22 di Via Santa Chiara (foto G. Chelidonio).

Pare diffusa una sua attribuzione stilistica a progetto di Michele Sanmicheli(7), ma un più dettagliato articolo(8) lo definisce databile “alla seconda metà del Seicento” e, precisamente all’architetto Francesco Perotti (1664-1727), sebbene che “il caratteristico bugnato manierista lo potrebbe far datare ad un’epoca precedente”(8). Più banalmente a me quella “testa da portòn” mi suggerisce funzioni apotropaiche(9), simili a quelle più popolari (forse “facce identitarie”), come quella di Via Santa Chiara n. 22(fig. 3).
Prima di concludere, però, non posso esimermi da citare un prezioso libro(10) di Gianni Rapelli che ha precisato un altro significato per questa definizione(11): “testa da portòn”: persona ottusa, che non capisce nulla di ciò che le si dice”. Aggiungendo anche che “teste da portòn” erano dette le maniglie metalliche sui portoni esterni delle case come battenti, spesso a forma di testina, evidentemente in tempi in cui si doveva bussare energicamente, non essendo quella casa dotata di “campanelli meccanici”(12).
Infine, confesso anche che accompagnando mia figlia Costanza, quando era bambina, per il centro di Verona avevo più volte, scherzosamente, commentato quei visi di pietra con battute del tipo: “quante teste da portòn a Verona!”. E questa mia battuta evoca un mio ormai vecchio articolo: “Quale veronesità? Per una ricerca dell’identità e delle radici , culturali ed umane veronesi in un mondo globalizzato”, Atti del Convegno 2009 – Centro Turistico Giovanile, pp. 39-53, Verona(13). Chissà se a qualcuno verrà voglia di leggerne le considerazioni storiche e le possibili connessioni con l’epiteto “testa da portòn

Links

1 – Ugo Malfatti, il mio nonno materno (classe 1880) con cui ho convissuto fino all’età di 10 anni.
Lo cito volentieri anche perché ieri 16 giugno si sono celebrati i 100 anni della prima rappresentazione di “Aida” in Arena: lui era tenore lirico e, in quella storica occasione, ebbe la parte del “messaggero” (http://www.collezionesalce.beniculturali.it/?q=scheda&id=24059 ).
2 – https://www.fasolileonello.it/testedeporton.htm
3 – https://www.fasolileonello.it/testedeporton.htm
4 – https://verona.com/it/verona/palazzo-realdi-monga/ nonostante la somiglianza, questo palazzo risale alla fine del XVIII secolo e questa “testa” fa parte di un gruppo di 4 inserite come allegoria delle stagioni.
5 – https://veronaguides.com/teste-da-porton29-01-231669734678887 +
6 – https://www.giardiniapertiverona.org/wp-content/uploads/2019/05/Libretto_per_web.pdf
7 – https://it.wikipedia.org/wiki/Michele_Sanmicheli deceduto però nel 1559.
8 – https://issuu.com/architettiverona/docs/architettiverona_118 -n. 118 – 14.9.2019
9 – https://unaparolaalgiorno.it/significato/apotropaico Apotropaico: “che allontana i mali”.
10 – Rapelli G., 2003: Si dice a Verona- 500 modi di dire del veronese, Cierre Edizioni, Sommacampagna (VR).
11 – Un sinonimo era “testa da bissi” e/o “una testa che no le magna gnanca i bissi”, quest’ultimi intesi come vermi da putrefazione.
12 – Non ho trovato traccia, su Internet, di questi meccanismi che pure ricordo di aver visti installati in case multipiano del centro storico di Verona. Li ricordo come costituiti da una serie di leve azionate da corde che, portate (sotto traccia o in condutture murate?) ai singoli piani, attivavano campanelle appese a lato della porta d’ingresso di ogni appartamento. Verosimilmente, questo tipo di meccanismi risalgono a prima dell’elettrificazione delle abitazioni, “campanelli” compresi che ne hanno ereditato il nome. Chissà se qualcuno se ne ricorda?
13 – https://www.academia.edu/4505092/Le_radici_tradizionali_e_culturali_della_veronesit%C3%A0

 

***

Verona, 11.03.2023

Giorgio Chelidonio

↓