20. PREISTORIA? SCIENZA DEL DUBBIO. “Archi e frecce databili ad almeno 65.000 anni fa!?”

…a cura di Giorgio Chelidonio

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Archi e frecce databili ad almeno 65.000 anni fa!?

Colpire a distanza, riducendo così la rischiosità degli scontri corpo-a-corpo (rischi letali nel caso di grossi animali, specie se predatori) è stato un “salto tecnologico” assai rilevante nelle strategie di caccia e di difesa. In questi giorni il tema è stato divulgativamente aggiornato(1) sulla base delle scoperte effettuate in siti africani, datati fra 65 e 37.000 anni fa circa, che risalgono al Paleolitico Medio e Superiore (fase antica) del Sudafrica, un territorio in cui Homo sapiens (anatomicamente moderno – AMHs) era presente già almeno da 160.000 anni fa circa.  Però, fino alla fine del XX° secolo, i più antichi resti lignei di un arco erano quelli rinvenuti nella torbiera di Stellmoor (D) e riferibili a circa 11-10.000 anni fa, simili per età e giacitura, a quelli trovati nel sito danese di Holmegaard. I legni usati, per trarne un arco flessibile e potente, in quei casi erano l’olmo e il tasso. Gli archi preistorici erano strumenti complessi e per costruirli occorrevano manufatti taglienti (per sbozzarli) e abrasivi (per lisciarli). Le frecce lo sono ancor di più: scelta di aste ricavate da lunghi e regolari polloni (spesso da raddrizzare), punte litiche dotate di simmetria bilaterale e, soprattutto, adesivi per fissarle solidamente; infine, penne abilmente dimensionate (per forma e compattezza) per fungere da stabilizzatore del volo, senza le quali l’asta armata non avrebbe avuto la capacità di essere lanciata con precisione. È proprio quest’ultimo il problema che mi pongo ormai da decenni: già l’idea di piegare un’asta flessibile con una corda (es. fibra di tendine abilmente attorcigliata), in modo da ottenere una propulsione meccanica, è stata un’invenzione geniale a cui si poté arrivare “copiando” rari fenomeni naturali, ma dotare l’asta (quella della freccia) di 2 o 3 mezze penne è stata una trovata del tutto astratta: è pur vero che l’osservazione degli uccelli in volo suggeriva l’associazione con le penne, magari raccolte come “ornamento simbolico”(2) ma dimezzarle e fissarle in modi simmetrici sulla parte opposta alla cuspide mi pare una “pensata” priva di qualsiasi esempio osservabile in natura. Anche scrivendo queste riflessioni ho provato a trovare, “in rete”, risposte a questo quesito ma tuttora la domanda pare inevasa.
La ricerca su questo aggiornamento mi ha riportato ad un mio vecchio articolo presentato, assieme al prof. Broglio e alla dott.ssa Longo, nel 1990 ad un convegno internazionale in Belgio, venne pubblicato 3 anni dopo(3) : quel nostro studio cercava di stabilire, anche con verifiche sperimentali, se alcune punte litiche trovate sia nel sito pugliese di Grotta Paglicci(4), sia in quella vicentina di Paina(5) fossero state montate su un’asta lignea e, quindi, lanciate con un arco. L’inquadramento crono-culturale delle cosiddette “punte à cran” è stato definito nell’ambito de “l’Epigravettiano antico” e inquadrabile fra 22 e 19.000 anni fa circa.
In quello studio il mio ruolo specifico fu di realizzare dei manufatti sperimentali, simili per tecnica e dimensioni, fissarli su asticciole (ricavate da polloni di nocciolo) impennate e provare a lanciarli con un semplice arco di frassino, lungo circa 160 cm. Il bersaglio, posto fra 20 e 40 metri di distanza, consisteva in una sagoma di cartone ondulato spesso, contenente rami di legno per simulare la struttura ossea della preda: solo nel 17% dei lanci le punte litiche andarono a conficcarsi in rami, riproducendo fratture a impatto assai simili a quelle riscontrate sulle “punte à cran” di Paina. Risultò dunque evidente che punte ben più grandi (e più pesanti) di quelle che, molti anni dopo, furono trovate negli scavi di Sibudu Cave(6) (in Sudafrica) potevano essere state lanciate tramite un arco; anche se non potevamo escludere che fosse stata usata, invece, la tecnica manuale del propulsore(7), finora ipotizzata per alcuni siti europei (nel Perigord e nei Pirenei) riferibili fra 23 e 11.000 anni fa circa.
Questi ultimi dati potrebbero suggerire di far propendere l’interpretazione funzionale delle punte di Paina come lanciate tramite propulsori(8), ma nel 1990(9) i propulsori parevano documentati solo dal Magdaleniano medio (una facies culturale francese databile fra 13,5 e 12.000 anni fa circa)(10).
Concludendo, l’attuale sintesi crono-culturale delle tecno-strategie basate sull’uso di “arco e frecce” risale ad un inizio africano riferibile ad almeno 65.000 anni fa, ma “approdò” nei territori europei non prima di 20 o 15.000 anni fa circa. Dunque, quel nostro primo studio di 27 anni fa apriva un’ipotesi interpretativa che, allora, anticipava questa tecnica di caccia/difesa di quasi 10.000 anni.
Insomma, la preistoria è davvero “scienza del dubbio”(11), una definizione che condivido (e divulgo) ormai da qualche decennio!
“Arco e frecce”, però, non è stato l’unico mezzo preistorico per colpire a distanza: ancora 150 anni fa, ad esempio, sia gli aborigeni australiani che gli eskimo artici usavano il “propulsore”(12) (detto dai Maya, che lo usarono fino al XIX° secolo, “atlatl”)… ma questo sarà oggetto della mia prossima riflessione.

Links

1) https://www.thoughtco.com/bow-and-arrow-hunting-history-4135970 
2) http://www.nationalgeographic.it/scienza/2011/05/05/foto/le_penne_dei_neandertal-321252/1/
3) BROGLIO, CHELIDONIO G., LONGO L., 1990: Preliminar observation by techno-experimental analysis on a blade and shouldered points lithic assemblage from Paina cave site (Vicenza-Italy), in “Les gestes retrouvées. Traces et fonction”, Vol. 1, E.R.A.U.L., n. 50, Liege, pp. 31-40.
4) http://www.pugliain.net/la-grotta-paglicci/ 
5) https://www.researchgate.net/publication/266218787_Notizie_riassuntive_sui_risultati_delle_ricerche_nella_Grotta_di_Paina_sui_Colli_Berici_Vicenza_Italia 
6) https://en.wikipedia.org/wiki/Sibudu_Cave 
7) https://fr.wikipedia.org/wiki/Propulseur#Pr.C3.A9histoire_et_ethnographie 8) https://fr.wikipedia.org/wiki/Propulseur#Pr.C3.A9histoire_et_ethnographie 9) https://fr.wikipedia.org/wiki/Magdal%C3%A9nien#R.C3.A9partition
10) 
VV., 1988 : Dictionnaire de la Préhistoire, a cura di A.Leroi-Gorhan, Presses Universitaires de France, Paris.
11) https://www.ilcondominionews.it/?p=10186 “preistoria? Scienza del dubbio” 12) http://3.bp.blogspot.com/-0Iqg5aG4opM/VMVMYbQC5nI/AAAAAAAAGYQ/q5PW8hoPlwM/s1600/nanook_1.jpg

Verona, 25 Settembre 2017

Giorgio Chelidonio

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