21. PREISTORIA? SCIENZA DEL DUBBIO. “Preistoria “scienza del dubbio”: un sapere in continua evoluzione!”

…a cura di Giorgio Chelidonio

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Grotta di Bruniquel (Tarn-et-Garonne/F): 400 frammenti di stalagmite intenzionalmente disposti a cerchio, datazione a circa 175.000 anni fa

Preistoria “scienza del dubbio”: un sapere in continua evoluzione!

17 marzo 2012: quasi nel quarantennale de “l’inizio scientifico” delle mie ricerche preistoriche ho avuto l’occasione di fare (all’interno di “Infinitamente”, il festival della scienza dell’Università di Verona)(1) il punto dei continui e sempre più rapidi cambiamenti che le ricerche e i nuovi studi stavano imprimendo alla conoscenza dell’evoluzione tecno-culturale e delle stesse origini della specie umana.
Appena 5 anni dopo, altre nuove scoperte e le loro analisi stanno arricchendo e cambiando (nel caso veronese del creduto Neanderthal di Riparo Mezzena persino stravolgendo)(2) il nostro sapere sui sempre più complessi orizzonti cognitivi che riguardano la preistoria: un vero e proprio “mosaico evolutivo”, spesso ancora sottostante i nostri attuali modi di essere e comportamentali(3).
In particolare quelle riguardanti la paleo-genomica (lo studio del DNA estratto da resti fossili(4), che sta rivoluzionando le conoscenze sugli ultimi 500.000 anni di evoluzione degli ominini.
Diversamente dalla tradizionale paleo-antropometria(5), che definiva i tipi umani sulla base di misure e forme di ossa fossili (spesso assai frammentarie), la paleo-genomica applicata ai resti di umani estinti, esordì nel 1997, quando il biologo Svante Pääbo(6) pubblicò i primi studi sul DNA estratto da resti ossei di alcuni Neanderthal; successivamente, nel 2009, dettagliò il 63% del loro genoma, ma solo nel 2014, assieme ad altri studiosi, chiarì che il DNA dei non africani attuali include dall’1 al 4% di geni ereditati da ibridazioni fra Neanderthal e Homo Sapiens, avvenute in almeno 2 fasi, fra 100 e 50 – 40 ka.  Inoltre si precisò che quei residui di DNA predispongono ad alcune patologie (es. maculopatia, cirrosi biliare, il morbo di Chron) ed hanno persino favorito l’infertilità nei maschi nati da ibridazioni fra Homo sapiens (di seguito AMHs) e Homo neanderthalensis (di seguito Hn).
Uno degli esemplari ibridatisi in tempi evolutivamente “recenti” è il cranio di «AMHs arcaico» rinvenuto nella grotta rumena di “Pestera cu Oase 1” ha sorpreso (nel 2015) per il suo DNA: datato a circa 37,8 ka BP, contiene dal 6 al 9,4 % di genoma neanderthaliano.
Si tratta della più alta percentuale di DNA neanderthaliano finora rilevata in ossa di AMHs e suggerisce che «Oase 1» abbia avuto antenati Hn risalenti a non più di 4-6 generazioni(7)!
Però il suo DNA ha rivelato caratteri più simili a quello degli attuali nativi nordamericani e di quelli del sud-est asiatico, suggerendo che «Oase 1» faceva parte di una popolazione che non contribuì al meticciamento di quei Sapiens che migrarono verso i territori europei.
Nel frattempo (già nel 2014) si era accertato che le più recenti industrie musteriane (quelle prodotte dai Neanderthal) sono datate fra 41 e 39,2 ka BP circa).
Per la ricerca dei più antichi Homo sapiens (AMHs) la recentissima (6/2017) datazione fra 350 e 280 ka BP di un cranio rinvenuto a Jebel Hiroud (Marocco) fa arretrare di almeno 100.000 anni l’origine africana della nostra specie(8). In attesa che possa esserne analizzato il DNA, si evidenzia che questo cranio presenta esternamente un misto di caratteri intermedi tra quelli arcaici e quelli moderni: la forma interna della teca cranica prelude alla forma globulare tipica dei Sapiens, ma alcuni antropologi fanno notare che il cranio è ancora troppo allungato, carattere tipico di Hn; la sua morfologia facciale sembra invece più «moderna», come del resto i manufatti trovati nello stesso livello, assai simili a quelli del musteriano europeo (oggi datato da 300 a 40 ka BP circa).
A completare e complicare il mosaico delle origini della nostra specie, pochi giorni fa è stato pubblicato il DNA mitocondriale (quello che si eredita per via materna) estratto dal femore di un neanderthaliano (datato a 124 ka BP) rinvenuto nella grotta bavarese di Hohlenstein-Stadel(9).
Dallo studio del suo genoma fossile è risultato che circa 270 ka BP una migrazione dall’Africa all’Europa di rappresentanti arcaici dei Sapiens si ibridò con dei Neanderthal che già vi abitavano. Questa nuova deduzione si somma ad una continua revisione della identità neanderthaliana, già ben sintetizzata (nel 2008) dal titolo di un libro «Europei senza se e senza ma»(10).
Anche il ricollocare (nel 2015) lo scheletro del neanderthaliano di Altamura, fra 187 e 128 ka BP è stata una tappa che ha anticipato quest’ultima scoperta.
A convincerci ulteriormente che la preistoria, cioè le nostre origini sia culturali che genetiche, sia «scienza del dubbio» ecco i risultati di un nuovo studio pubblicato il 20 luglio 2017: i primi Homo sapiens si meticciarono con i Neanderthal già fra 270 e 220 mila anni fa circa! Dunque quasi 50.000 anni prima della più antica origine, stimata per la nostra specie, fino al 2016!
Un ritrovamento ancor più sorprendente è stato quello di un cerchio di stalattiti (176,5± 2,1 cal BP), frammisto a resti di torce e focolari, scoperto ad oltre 300 metri dall’entrata della grotta francese di Bruniquel(11): quest’ultima «novità» testimonia la capacità dei Neanderthal di trasportare il fuoco per esplorare l’interno di grotte, demolendo ulteriormente la loro immagine novecentesca!
Ma neppure questo deve stupire: nella grotta sudafricana di Wonderwerk(12) strati di cenere da focolari (tenuti accesi a lungo ) sono stati datati a 1 milione di anni fa, cioè almeno 700.000 anni prima dei più antichi Neanderthal finora noti!
Quale specie di ominini accese e/o conservò quei fuochi? Homo erectus? Homo ergaster?
E le tecniche accensive furono le stesse ancora usate dai locali cacciatori-raccoglitori?
Infine, per aumentare ulteriormente la complessità fin qui descritta, il 24 luglio scorso è stato pubblicato un nuovo studio: tratta del «MUC7», una proteina contenuta nella saliva umana, importante perché efficace nel legare e intrappolare i batteri. Analizzandone, su un gruppo di 2500 umani attuali, il gene relativo si è notato che il campione di quelli provenienti dall’Africa subsahariana porta una particolare mutazione, che è  assai diversa non solo da quella di Homo Sapiens, ma anche da quella che avevano i Neanderthaliani e persino i Denisovani (una specie fossile di ominini, originariamente diffusa in Siberia, detta anche Homo altaicus).
Si è potuto quindi dedurre che il “MUC7” è traccia di un’altra ibridazione avvenuta circa 150.000 anni fa circa con esemplari di un tipo umano arcaico finora “geneticamente” sconosciuto e perciò definito «specie fantasma»(13).
Gli autori del nuovo studio concludono che “l’incrocio tra specie diverse di ominini arcaici non era l’eccezione ma la norma”.
Questa serie di esempi evidenzia come e quanto singole scoperte possano cambiare, anche radicalmente, gli scenari di interi periodi della preistoria.
Per tutte queste ragioni (e ancor più per le scoperte che già si preannunciano) è molto importante mantenere alto l’interesse per la preistoria: è il nostro passato profondo, che convive nel nostro DNA, sia genetico che culturale!

Links

1) ttps://www.academia.edu/4421578/Preistoria_in_evoluzione_scoperte_e_domande?auto=download > Questa riflessione è stata avviata il 17/3/2012, presentandola al Museo Civico di Storia Naturale di Verona, nell’ambito di «Infinitamente 2012». 2) https://www.ilcondominionews.it/?p=15315 
3) Ad esempio, empatia e opportunismo sono fra i caratteri comportamentali umani rintracciabili anche fra i nostri pre-antenati evolutivi, ad esempio nelle scimmie antropomorfe. Alcuni links : https://oggiscienza.it/2017/06/09/empatia-nel-cervello-neuroscienze/ + un paio di libri di Frans de Waal: “L’età dell’empatia”, Garzanti Ed., Milano, 2011; “Naturalmente buoni. Il bene e il male nell’uomo e in altri animali, Garzanti ed., Milano (2001). 4) https://it.wikipedia.org/wiki/Paleogenetica 
5) http://www.treccani.it/enciclopedia/antropometria/ 6) https://it.wikipedia.org/wiki/Svante_P%C3%A4%C3%A4bo 7) https://it.wikipedia.org/wiki/Pe%C8%99tera_cu_Oase  8) http://www.nationalgeographic.it/scienza/2017/06/08/foto/i_nostri_antenati_300mila_anni_fa_ci_assomigliavano-3560100/1/ 9) http://www.lescienze.it/news/2017/07/05/news/commistione_neanderthal_uomo_moderno_270_000_anni_fa-3590548/
10) Barbujani G, 2008: Europei senza se e senza ma, Bompiani Ed. 11) https://en.wikipedia.org/wiki/Bruniquel_Cave 12) https://en.wikipedia.org/wiki/Wonderwerk_Cave  13) http://www.lescienze.it/news/2017/07/24/news/proteina_saliva_specie_umana_fantasma-3612050/

Verona, 30 Ottobre 2017

Giorgio Chelidonio

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