Piadina romagnola

…a cura di Anna Maria Matilde Filippozzi

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 Piadina romagnola

La piadina, come tutti sanno, è una tra le ricette più tipiche della gastronomia romagnola, conosciuta in tutto il mondo e soprattutto amata da milioni di persone. La piadina romagnola si presenta come una sfoglia di pastella di forma rotonda con una buonissima farcitura che può essere tra le più varie e va secondo i gusti ed i desideri del buongustaio che la deve mangiare: così la piadina romagnola può essere ripiena di mozzarella, pomodoro e prosciutto, oppure rucola e stracchino, o ancora verdure, stracchino e salumi; insomma la scelta è illimitata.
La storia della piadina romagnola ha origini antichissime e risale niente di meno che al periodo degli Etruschi i quali usavano preparare una pastella con i cereali, che veniva poi cotta con una forma tonda e farcita con verdure o salse oppure utilizzata come una sorta di pane fatto in casa.

La piadina è una  sfoglia di farina di grano, strutto od olio di oliva, bicarbonato o lievito, sale e acqua. Può essere mangiata come surrogato del pane per accompagnare varie pietanze nel corso del pasto.

Secondo la ricetta originale la piadina  viene cotta su una piastra di terracotta (detta “teggia”). In casa può comunque essere riprodotta anche su una padella di ghisa o antiaderente.

 Ingredienti

 Ingredienti per 5 piadine con la ricetta tradizionale:

-500 grammi di farina 1

-70 grammi di strutto

-2 pizzichi (3 grammi circa) di bicarbonato di sodio oppure 10 grammi di lievito in polvere per torte salate

-8 grammi di sale

Preparazione:
Con la farina si crea un piccolo cratere al cui interno si mette lo strutto e gli altri ingredienti aiutandosi con un po’ di acqua tiepida. L’impasto si lavora per una decina di minuti e poi si divide per il numero di piade da fare. Ognuna si tira con il matterello fino a ottenere un disco di diametro fra 15 e 30 centimetri. Per cuocerla il meglio è una teglia tonda di terracotta. Si appoggia dall’alto verso il basso. Si fora con le punte della forchetta. Si gira e si fora di nuovo. Tre volte. Il tutto entro 5 minuti per gustarne il vero sapore.

 

In  romagnolo piadina si dice pjè.

come la luna; e sulle aperte mani
tu me l’arrechi, e me l’adagi molle
sul testo caldo, e quindi t’allontani.
Io, la giro, e le attizzo con le molle
il fuoco sotto, fin che stride invasa
dal calor mite, e si rigonfia in bolle:
e l’odore del pane empie la casa.

Giovanni Pascoli.

 

E quando “I’odore del pane empie la casa” si toglie ancora ardente dal testo, si taglia a croce e

le quattro quadre si allineano in piedi sopra il mantìle disteso sulla cornice della spianatoia.

Mezzo bruciacchiata e ancor calda, essa è un buon boccone, se c’è un formaggio fresco

e burroso che faccia da companatico.

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