Lettera di capo Sealth, tribù Duvanish, a… – 13

…a cura di Graziano M. Cobelli

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Lettera di capo Sealth, tribù Duvanish,
a Franklin Perse, Presidente degli Stati Uniti, 1855

“Il Grande Capo che sta a Washington ci manda a dire ch’egli desidera acquistare la nostra terra. Come si può comprare o vendere il cielo – il calore della terra? La cosa ci sembra strana. Noi non siamo proprietari della purezza dell’aria o dello scintillio delle acque. Come si può comprare tutto questo da noi? Ogni angolo di questa terra è sacro per il mio popolo. Ogni lucente ago di pini, ogni spiaggia sabbiosa, ogni bruma nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nell’esperienza del mio popolo.
Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri motivi. Una porzione di terra per lui è uguale a qualsiasi altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualsiasi cosa di cui abbia bisogno. La terra non è sua sorella ma la sua nemica e, quando egli l’ha conquistata, l’abbandona. Egli lascia la tomba di suo padre, e il luogo ove i suoi figli sono nati viene dimenticato.
Non ci sono posti quieti nelle città dell’uomo bianco. Nessun posto dove sentire lo stormire delle foglie primaverili o il frusciare delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco, il chiacchierarne sembra insultarne le orecchie. Ma che senso ha la vita se un uomo non può sentire il piacevole gridare del succiacapre o il gracidare della rata, di notte, attorno allo stagno.
I bianchi pure passeranno, forse più presto di altre tribù. Continuate a contaminare il letto ove vivete e una notte, quando i bufali saranno tutti massacrati, i cavalli selvaggi tutti domati, i più segreti angoli della foresta saranno appesantiti dal lezzo di molti uomini, e i panorami delle fertili colline sfigurati dalle linee dei fili che portano parole, soffocherete nei vostri rifiuti. Dove sarà la selva? Sparita. Dove sarà l’aquila? Sparita. Che senso avrà dire addio al rondone e alle cacce se non la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza”.

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