Edizione Speciale * Santa Lucia 2017 *

…a cura di Anna Maria Matilde Filippozzi

    Arriva Santa Lucia!

 

La festa di S. Lucia coinvolge diverse regioni italiane, una giornata dedicata ai bambini che si inserisce appieno nel clima natalizio.

 

 

Santa Lucia bella
dei bimbi sei la stella,
tu vieni a tarda sera
quando l’aria si fa nera.
Tu vieni con l’asinello
al suon del campanello,
e le stelline d’oro
che cantano tutte in coro:
«Bimbi, ora la Santa é qui
ditele così:
cara Santa Lucia
non smarrir la via
trova la mia porticina
quella é la mia casina!»
E giù tanti doni.

Santa  Lucia

 

Santa Lucia ha trascorso le mattine

leggendo tante ma tante letterine.

I bimbi che le scrivon non son pochi

e chiedono in regalo dolci e giochi,

ma questa è una magia che avviene

se durante l’anno si son comportati bene.

Invece chi avrà fatto un po’ il birbone

riceverà solo un sacco di carbone.

Il 12 dicembre, quando dorme ogni bambino,

Santa Lucia comincia il suo cammino.

Un piccolo asinello è il suo aiutante,

ma le consegne da fare sono proprio tante,

e lui dice: “Tutti questi doni dove li metto?

Per trasportarli mi servirà un carretto”.

L’asinello per la fatica sbuffa e raglia,

ricordatevi di lasciargli un po’ di paglia,

e a Santa Lucia, sul tavolo del salotto,

lasciate un po’ di latte e qualche biscotto.

Questa notte speciale e tanto attesa

vi riserverà di certo più di una sorpresa.

Conservate nel cuore la sua magia infinita,

e lasciate che vi accompagni per il resto della vita.

*Monica Sorti*

 

S. Lucia è festeggiata in molte città, e in particolare è la patrona di Siracusa.

La sua è una festa molto sentita che convoglia nella città siciliana un’enorme quantità di fedeli.

Il 13 dicembre giorno in cui non si mangia né pane né pasta.

Legato a Lucia il miracolo della fine della carestia.

Avvenne il 13 maggio del 1646 ed è riconducibile proprio alla patrona di Siracusa.

Durante una messa alla Cattedrale di Palermo, una colomba si posò sul soglio episcopale.

Una voce annunciò l’arrivo di un bastimento carico di cereali. Era appunto la fine della carestia. E la popolazione tutta considerò l’arrivo della nave come grazia ricevuta dalla Santa .

I palermitani allora fecero bollire il grano, per poi condirlo con dell’olio di oliva. Da qui nacque la cuccìa, (dolce o salata) il cui nome deriva da “coccio” cioè chicco. Per poterlo consumare immediatamente il grano non venne macinato, ma bollito e mangiato.

Per ricordare quel giorno, i siciliani tradizionalmente non consumano cibo a base di farina, ma cuccìa ed arancine.

Il giorno delle arancine. Rigorosamente al femminile, perché a Palermo e in tutta la Sicilia occidentale l’arancina è femmina. Se vi spostate invece sul versante orientale, ricordatevi di usare il maschile: arancino. I catanesi, siracusani e messinesi non ammettono compromessi al riguardo.

Quasi tutti i panifici della città rimangono chiusi lasciando la scena alle numerose friggitorie, sia stabili che ambulanti. Le pasticcerie, invece, riprendendo l’usanza dei monasteri di utilizzare l’antica cuccia, offrono un dolce squisito a base di crema di ricotta e cannella o con scaglie di cioccolata che viene prodotto solo in occasione di questa festività.

 

 Buona Festa a tutti !

 

 

 

 

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