Edizione Speciale * Santa Lucia 2014 *

…a cura di Anna Maria Matilde Filippozzi
La Fiaba
Quando S. Lucia salì in cielo, tutti si meravigliarono nel veder arrivare una persona così giovane. Ben presto la Santa con i suoi modi dolci ed i suoi occhi pieni di luce conquistò tutti e, persino lo scontroso S. Pietro si prese cura di lei come fanno i Nonni con i Nipoti. Così trascorrevano i giorni allietati di serenità e pace e Lucia si godeva questa sublime situazione, riflettendo su quanto fossero lontane da lei le sofferenze e la cattiveria che regnavano sulla Terra. S. Pietro, che nonostante la sua lunga barba bianca, aveva ancora una vista acutissima, si accorse che un sottile velo di tristezza si era posato sugli occhi celestiali di Lucia e, così, decise di chiamarla a sé per parlarle. S. Lucia gli disse che avrebbe tanto desiderato anche per un solo minuto poter rivedere il suo paese in Sicilia e i suoi poveri.
S. Pietro, fu talmente colpito da quella richiesta che passò giorni e notti fra le morbide nuvole del Paradiso a pensare come potesse esaudire il suo desiderio, finché prese coraggio e decise di parlarne col Padre Eterno. S’incamminò un po’ timoroso e quando fu da Lui espose la richiesta tenendo sempre china la testa in segno di profondo rispetto. S. Pietro restò immobile ad aspettare una risposta poi, inaspettatamente, udì uno strano e metallico tintinnio; socchiuse gli occhi e vide che il buon Dio teneva in mano una piccola chiave d’oro. “Tieni Pietro, questa é la chiave che apre una finestrella che dà sul mondo, prendila e portala a S. Lucia” disse il Signore. S. Pietro fu così meravigliato che afferrò la chiave e corse come un ragazzino a cercare la sua Santa bambina, felice di aver esaudito il suo desiderio. Immediatamente gli occhi della Santa s’illuminarono e i due salirono su di una nuvoletta che li portò alla magica finestrella. Quando arrivarono, Lucia con la mano tremante, infilò la chiave nella fessura e, come d’incanto, le apparve laggiù il mondo. La giovane fu soddisfatta di quella visione e, per lungo tempo, non desiderò più aprire gli occhi sulle cose terrene. Una notte però, il suo sonno venne turbato da lontani lamenti e pianti. Lucia, preoccupata decise di prendere la chiave per vedere cosa stesse accadendo. Fu in quel momento che la Santa vide tutte le cose ingiuste, la vita dissoluta, il male, ma soprattutto vide bambini che soffrivano e piangevano. Rammaricata richiuse piano la finestrella e, una profonda tristezza, calò sui suoi dolcissimi occhi celesti.
Lucia sperava di vedere presto migliorare le cose sulla Terra; la sofferenza dei bambini l’angosciava tantissimo, non sopportando che proprio loro, così immacolati ed indifesi, potessero subire angherie fisiche o morali da parte degli adulti. S. Pietro nel frattempo la osservava in silenzio e, notava man mano che passavano le giornate, il mutamento d’umore di Lucia. Nemmeno al Padre Eterno passò inosservata la cosa e decise di chiamare S. Pietro. “Caro Pietro,” disse il Signore “Io so quello che turba S. Lucia. Ella soffre per i patimenti dei bambini e le privazioni alle quali sono sottoposti.”disse ed aggiunse: ”Ho deciso, daremo l’incarico proprio a Lei di portare una volta all’anno un po’ di allegria sulla Terra e, tu Pietro, le dirai che il Signore l’autorizza a scendere il giorno del suo martirio cioè il 13 dicembre per portare doni a tutti i bambini della Terra. Ora vai, corri, voglio che torni la luce in quei santi occhi.” S. Pietro fu talmente felice, che, abbracciò il Signore e poi si affrettò a cercare Lucia per darle la bellissima notizia. Subito la Santa rimase incredula, ma poi si convinse riempiendosi il cuore di letizia. Ormai mancavano pochi giorni al 13 dicembre, ma Lucia capì ben presto che non disponeva di nulla ed, in Paradiso, non esistevano né pasticcerie, né negozi di giocattoli. Questa volta S. Pietro fu veramente geniale; chiamò S. Lucia e la invitò a prendere la chiave d’oro dicendole di seguirlo. ”Apri la finestrella e guarda bene” disse Pietro. “Vedi là nello spazio?”.
Eccolo, lì c’é un cavallino, una bambola, un trenino, là c’è una trombetta, una trottola, li vedi? Sai cosa sono tutti quei giochi? Sono i giochi superflui, inutili, abbandonati e dimenticati dai bambini viziati e mai contenti. I giochi sono come le persone, cercano compagnia e, se nessuno li vuole più, preferiscono andare nello spazio, sperando d’incontrare qualche bimbo disposto a giocare con loro… su, dai forza, prendine quanti ne vuoi e portali a chi ne ha veramente bisogno” concluse Pietro. “Oh, Nonno Pietro, grazie, grazie di cuore” disse S. Lucia e cominciò ad afferrare tutti quei giocattoli abbandonati. La Santa lavorò fino alla sera del 12 dicembre e mise tutti i giocattoli in grandi sacchi che appoggiò sulle spalle. Ma cara Lucia, così non arriverai mai con tutto quel carico, pesa troppo” disse Pietro e col suo vocione esclamò: ” C’é qualcuno qui che sarebbe disposto ad aiutare S. Lucia?” “Iho…Iho…”Tu, mio dolce asinello? Se a Lucia va bene, andrà bene anche a me” disse Pietro guardando la Santa. “Bravo asinello, tu sarai il mio fedele accompagnatore, vedrai, quando ci vedranno i bambini che gioia sarà per loro” disse Lucia accarezzando la generosa bestiola. Ecco come nacque il viaggio di S. Lucia e del suo asinello; da allora non hanno mai mancato all’appuntamento ogni 13 dicembre con i bambini buoni e bravi.
 
 

   

 

Puòti de Santa Lussia

“Puòti” in dialetto veneto vuol dire bambolotti.
Una volta S. Lucia  era molto parca, anche perché la maggior parte delle famiglie erano meno abbienti e poco si potevano permettere.
Tradizione voleva che S. Lucia portasse frutta in dono, specialmente agrumi (preziosi per le loro vitamine ma poco abbordabili economicamente) e questi biscotti dalla forma di bambolotti, che accontetavano tutti quei piccolini che non potevano permettersi vere bambole, o ne possedevano solo dei piccoli modelli in pezza.
Ingredienti:

500 g farina
200 g zucchero
100 g strutto **
2 uova
la buccia grattugiata di un limone
8 g cremor tartaro
4 g bicarbonato
mezzo cucchiaino vaniglia liquida
un pochino di latte
un goccino di grappa, facoltativo.
** l’uso dello strutto è proprio una caratteristica dei tempi andati, dove il maiale era di casa e del quale nulla si buttava; lo strutto veniva usato regolarmente in cucina (e senza i sensi di colpa di oggi!)
** oppure 1 bustina lievito x dolci
 
Preparazione:
Impastare tutti gli ingredienti insieme, anche nel robot, aggiungendo il latte a filo se necessario, per avere una bella frolla soda e non appiccicosa.
Prendere due pezzetti e formare due rotolini di circa 25 cm. Metterli su carta forno o direttamente in una  teglia antiaderente da biscotti. Sovrapporre un rotolino all’altro e rigirarlo una o due volte, come per fare una treccia. Abbassare i due rotolini in alto per formare le braccia. Con un pochino di pasta formare una pallina per la testa ed unirla al corpo. Oppure fare un unico bigolo cicciottello, tagliare la parte finale superiore a metà per fare le braccia, e la parte inferiore per fare le gambe.
Decorare a piacere con confettini colorati prima di infornarli, un po’ di albume sbattuto farà da collante (con glassa bianca/colorata/cioccolata una volta sfornati e raffreddati).
Infornare a 180° per 15/20 minuti a seconda della grandezza.
Santa Lussia, benedeta, fèrmete qua ne la me
caseta làssa zo on sc-iopetin, na siabola, un bel cavalin
làssa na pùa par me sorela, par me mama na brassadela
tre naranse par me pupà, Santa Lussia fermete qua.
( Questa canzoncina mi è arrivata tramandata da Nonna Almerina)
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