Edizione Speciale * S.Natale 2017 *
… a cura di Anna Maria Matilde Filippozzi
Luce del mondo
Mentre la neve lieve a terra cade
mille luci già adornano le strade
per un festa che non ha l’uguale:
tra pochi giorni ormai sarà Natale.
Papà Francesco e il piccolo Giovanni
come sogliono ormai da molti anni
sul ripiano del mobile in soggiorno,
la grotta al centro e un bel paesaggio intorno,
con statue in gesso e un gran cielo stellato
da poco un bel presepe hanno ultimato.
Poi si rivolge il padre al figlioletto
con un racconto che gli vien di getto:
“Fu proprio San Francesco a voler fare
il primo dei presepi e a rievocare
con l’aiuto di un uomo a lui fedele,
al chiarore di fiaccole e candele,
Gesù che, nato in una mangiatoia,
viene per dare al mondo luce e gioia.
Sceglie una grotta come fu a Betlemme
non certo adorna di preziose gemme;
angusto è il luogo ed umido il terreno:
presso la greppia solo un po’ di fieno,
mentre, adagiati su povera paglia,
un bue muggisce e un asinello raglia.
Uomini e donne accorrono festanti,
giungono a frotte, sono proprio tanti;
famiglie intere vengon da lontano
ciascun con una fiaccola alla mano.
A Greccio – questo è il nome del paese
dove Francesco con gran zelo intese
riproporre alla sua generazione
l’unico evento dell’Incarnazione –
s’affrettano a salir frotte di frati
che, da semplici torce rischiarati,
ad una voce, trepidi, gioiosi
si mettono a cantar cori festosi.
Dolce e chiara è la notte, come giorno
nel qual risplenda il sole tutt’intorno,
e poi che un prete celebra la messa
la scena a tutti ben rimane impressa.
Se vedi attorno a te la sofferenza
che ti suscita un senso di impotenza,
non mancar di gustare ciò che è bello
chè questo solo aspetta il tuo fratello.
Nulla puoi dare se non hai stupore
per ciò che è bello: un’alba, un canto, un fiore
che spunta tra le rocce in un mattino…
o il sorriso sul volto di un bambino.
Orma di Dio, ricorda, è la bellezza
e della sua perenne giovinezza,
di Dio che il cuore scruta nel profondo
e per sempre sarà luce del mondo.”
Gregorio Curto
Storia del Presepe
Da dove arriva l’antica tradizione del presepe? I primi a descrivere la natività sono gli evangelisti Luca e Matteo: nel loro racconto c’è l’immagine di quello che poi nel Medioevo diventerà il “praesepium”, dal latino “recinto chiuso”, mangiatoia.
Il presepe che tutti conosciamo si deve alla volontà di San Francesco d’Assisi di far rivivere, in uno scenario naturale, la nascita di Gesù Bambino. L’idea era venuta al Santo d’Assisi nel Natale del 1222, quando a Betlemme ebbe modo di assistere alle funzioni per la nascita di Gesù. Francesco rimase talmente colpito che, tornato in Italia, chiese al Papa Onorio III di poter ripetere le celebrazioni per il Natale successivo.
A quei tempi le rappresentazioni sacre non potevano tenersi in chiesa. Il Papa gli permise di celebrare una messa all’aperto. Fu così che, la notte della Vigilia di Natale del 1223, a Greccio, in Umbria, San Francesco allestì il primo presepe vivente della storia. I contadini del paese accorsero nella grotta, i frati con le fiaccole illuminavano il paesaggio notturno e all’interno della grotta fu posta una greppia riempita di paglia con accanto il bue e l’asinello.
Il primo presepe con tutti i personaggi risale al 1283, per opera di Arnolfo di Cambio, scultore di otto statuine lignee che rappresentavano la natività e i Magi. Questo presepio è conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Da quel momento in poi, fino al 1400, gli artisti modellano statue di legno o terracotta. Quest’attività artistica si sviluppò prevalentemente in Toscana, ma il presepio impiegò poco tempo a diffondersi nel regno di Napoli e da lì in tutti gli Stati italiani.
Nel ‘600 e nel ‘700 gli artisti napoletani diedero alla scena della Natività una nuova connotazione, inserendola in scorci familiari e di vita quotidiana, introducendo personaggi colti nelle loro attività di tutti i giorni. Questa tradizione è ancora molto viva, come dimostrano le popolari bancarelle di personaggi del presepe lungo la via San Gregorio Armeno, a Napoli.
Nel 1800 si ha la diffusione del presepio a livello popolare. Sempre in questo secolo, in Puglia si comincia ad utilizzare la cartapesta policroma per le statuine. Nelle famiglie nobili di Roma, comincia una vera e propria gara per la costruzione del presepe più imponente. Famosi quello della famiglia Forti sulla sommità della Torre degli Anguillara, e quello della famiglia Buttarelli in via De’ Genovesi, che riproduceva il presepe di San Francesco.
I simboli del presepe
Il bue, animale domestico e mite, tenace e utile nel lavoro. L’asino che fa il suo dovere con umiltà. La grotta, simbolo del centro del mondo, per eccellenza luogo di nascita e rinascita.
La stalla e la mangiatoia indicherebbero la povertà d’anima e le difficoltà incontrate dall’uomo per raggiungere la spiritualità. Giuseppe è simbolo d’intelletto, dello spirito dell’uomo, lo sforzo umano che ascende dal basso, la responsabilità operosa, investita del compito di vigilare sul Bambino in perfetta modestia e umiltà, sottolineate dagli abiti scuri, in particolare marroni (marrone come la terra). Maria è il simbolo di virtuosa e sacra maternità, col suo manto azzurro che riecheggia al cielo, da dove proviene il Figlio di Dio. I pastori rappresentano l’aspetto intuitivo-mistico che è attirato spontaneamente dalla Verità Suprema. Solo chi veglia di notte e conosce i segni del cielo, può ascoltare gli Angeli e riconoscere che colui che è nella mangiatoia è la via da seguire.
Non a caso i pastori sono i signori degli agnelli, simbolo per eccellenza dell’offerta sacrificale. Ed ancora, i Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassare che portano oro (metallo per eccellenza usato per adornare nobili regnanti e loro case), simbolo di regalità; incenso, simbolo spirituale di consacrazione alla preghiera, mirra, un’erba amara che ci parla della sofferenza redentrice di Cristo, la cui intera vita è stata contrassegnata da persecuzioni sin dalla tenera infanzia, passando per incomprensioni, tradimenti, sino alla morte in croce. Infine, ma non per importanza, la stella cometa, simbolicamente la luce interiore che conduce i Magi a Colui che è fonte di quella luce.