Edizione Speciale * Epifania 2020 *

… a cura di Anna Maria Matilde Filippozzi

 

 

 

 

 

La storia della Befana si rifà a quella di un racconto fantastico, quando si pensava che nella notte volassero sui campi appena seminati, figure femminili che propiziavano il raccolto.

Secondo gli antichi romani a guidare le fanciulle volanti era Diana, dea lunare della vegetazione; altri, invece, credevano che la divinità misteriosa fosse Satia, ovvero sazietà.

La Befana, dunque, è nata quasi come nasce una superstizione o come avviene una manna dal cielo, inventata dal popolo speranzoso in un buon raccolto.

Il suo aspetto poco piacevole segue una tradizione, una leggenda, che si tramanda nei secoli.  Vestita di stracci e gonne malmesse, mantiene il suo povero aspetto iconografico per un preciso motivo: alcuni sostengono, infatti, che rappresenti la natura ormai spoglia poiché lei arriva portandosi via un anno “consumato”, vissuto, che porta con sé tutte le pene.

Tra i racconti popolari e le credenze esiste una vecchia tradizione, secondo la quale l’arrivo della Befana rappresentava l’occasione per integrare il magro bilancio di molte famiglie povere che si aggiravano per le case ricevendo doni, di solito viveri e bevande, in cambio di un augurio.

Se per alcuni questa donna doveva essere la simbolizzazione di un periodo ormai passato, vissuto e consunto, la festa dell’Epifania nel tempo ha assunto un significato un po’ diverso.
La cultura attuale descrive la Befana come una vecchietta buona che premia portando con sé regali e dolcetti da dare ai bambini.

 

A chi in lei ancora crede
auguro di trovare
realizzato quel piccolo sogno.
Una calza piena di doni.
A tutti gli altri semplicemente

Buona Epifania

 

 

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